La location dell’atelier Gelé si trova in una zona elegante e residenziale tra le più affascinanti della città . Il quartiere Trieste, nato nel 1926 con il nome di quartiere Savoia in omaggio all’allora Casa Regnante, dal 1946 assume il nome attuale, ispirato dal corso Trieste che ne attraversa il cuore.
Per raggiungere lo studio, ho percorso la storica via Salaria, una delle vie consolari, che collegava Roma con Porto d’Ascoli, tracciata probabilmente dagli antichi sabini nel secondo millennio a.C. Principalmente per il trasporto del sale.
Nota per i suoi palazzi d’epoca, ricca di aree verdi e ben collegata, è oggi uno dei distretti più ambiti di Roma.
Giunta davanti al palazzo di fine Ottocento, rimando colpita dal suo fascino autentico. Entro nell’antico ascensore in legno e mi trovo davanti una panchina rivestita in pelle verde: un piccolo angolo di charme d’altri tempi che mi offre un momento di quiete e di silenzio dal ritmo cittadino, mentre salgo fino all’ultimo piano.
Quando arrivo sul pianerottolo, Gemma mi accoglie con un sorriso e inizia il nostro incontro. Entro nel suo mondo, fatto di stoffe, bozzetti, colori e ispirazioni, dove progetta e disegna le sue camicie, capi che la rappresentano in pieno.
Le pareti sono animate da disegni moodboard di precedenti campagne di alta moda, testimonianze, del suo passato nelle grandi maison del lusso.
Di fronte a me, una selezione delle sue creazioni: camicie esposte per modello, ognuna con un cartellino descrittivo, pronte per essere osservate, toccate e provate.
Un'esplosione di stampe vibranti ed ironiche, che trasmettono immediatamente tutta la cura e la passione con cui sono state ideate.
Al posto dei classici pois, compaiono i pop-corn ;al posto di righe simmetriche ci sono pennellate vivaci con cuoricini sparsi, palloncini a forma di cane, cupcake, caramelle e tinte unite dai contrasti brillanti.
Il tutto pensato per elevare l’umore di una donna ormai cresciuta, per riportarla nei suoi ricordi di infanzia; quel lato che noi tutte abbiamo dimenticato.
Anche i bottoni, frutto di una lunga ricerca in tutta Italia, sono stati scelti per ricordare i nasi dei clown, elementi iconici del brand (cuciti a mano uno ad uno).
Sui capi tinta unita, aggiungono un tocco distintivo e una forte personalità.
Mentre mi mostra la sua produzione, mi parla anche della sua esperienza nel mondo della moda: un dietro le quinte fatto di ritmi frenetici, cambi dell’ultimo minuto, creatività compressa e poi esplosa e quella continua tensione tra l’identità del brand e la visione personale del designer.
Mi colpisce una frase in particolare: "Quando entri in un nuovo brand all’inizio può essere difficile far coincidere il tuo gusto con il cuore del marchio".
È un percorso di adattamento, di ascolto, ma anche di rinuncia.
Forse è da qui che nasce, per chi crea, il desiderio di dare vita a qualcosa di personale, che rispecchi davvero se stessi.
Le sue camicie hanno un’identità forte e uno stile immediatamente riconoscibile.
Per alcune creazioni, si è ispirata alla Belle époque, quando il vestito era tutt’uno con corsetto e gonna: ha scomposto quella costruzione "spacchettando l’abito", isolando la parte superiore del look e reinterpretando la silhouette che si può abbinare perfettamente a un paio di jeans, per uno stile contemporaneo e di classe.
Poi ci sono modelli che si distinguono per le loro linee morbide e scivolate, ideali per occasioni eleganti, come una sera a teatro.
I tessuti sono leggerissimi, ma al tempo stesso dotati di una consistenza piacevole e della giusta elasticità, per adattarsi al corpo con naturalezza senza costringerlo.
Gemma del Vecchio, Founder & Designer.
Tra i miei pezzi preferiti c’è la camicia con stampa pop-corn in cotone stretch: giocosa, sofisticata, irresistibile.
Gemma non si limita a scegliere i tessuti, né valuta la grammatura, il peso, la resa, disegna personalmente oltre ai modelli, anche le fantasie, che poi vengono stampate dopo una lunga fase di prove.
Come a voler aggiungere una nota olfattiva al discorso, la designer mi fa sentire il suo profumo .
In un attimo, l’aria si è riempita delle note di cuore di passiflora, tuberosa e gelsomino.
L’ho creato io, mi dice, un giorno intero in una boutique specializzata nella capitale, mescolando fragranze alla ricerca del mix perfetto.
Quel profumo accompagna ogni camicia nella sua box multisensoriale: lei lo vaporizza sulla velina che avvolge il capo, prima che il pacco parta.
Un dettaglio invisibile, ma capace di raccontare il suo mondo ancora prima di indossarlo. Nulla è lasciato al caso, nemmeno la confezione: ogni prodotto viene spedito in un packaging con carta decorata da cuori rossi, scelti con meticolosità dopo un’attenta selezione di texture e dimensioni. Nel mezzo del nostro dialogo le chiedo: Perché Gelé?
Mi dice che, in realtà, all’inizio era indecisa: sapeva solo che il nome doveva cominciare con la G come l’iniziale del suo nome, ma desiderava che avesse una sua identità, e alla fine si è ispirata agli orsetti di gelatina, quelle caramelle morbide dal sapore retrò.
Mi sono immaginata una bambina che tiene in tasca gelosamente le caramelle e, quando le magia, cambia umore.
Ecco, chi indossa una creazione Gelé entra in quello stesso stato d’animo: "Spensieratezza e sogni di zucchero filato".
In un’epoca in cui tutto sembra correre veloce e indistinto, Gelé è un invito a rallentare, a riscoprire il valore del fare bene, del fare con amore.
È una dichiarazione d’indipendenza creativa, un piccolo atto rivoluzionario che unisce estetica, autenticità e qualità.
E mentre lascio l’atelier con ancora negli occhi le fantasie e i colori delle sue camicie, penso che sì, in un mondo pieno di rumore, l’eleganza più potente è proprio quella che parla sottovoce.