Per quanto posso giudicare, non sono un pazzo vero e proprio.

(Vincent Van Gogh)

Dall’8 ottobre 2022 Palazzo Bonaparte ospita la mostra più attesa dell’anno dedicata al genio di Van Gogh, per i suoi 170 anni dalla sua nascita tramite ben cinquanta opere provenienti dal prestigioso Museo Kröller Müller di Otterlo. Attraverso le sue opere più celebri - tra le quali il suo famosissimo Autoritratto (1887)- ricostruendo la vicenda umana e artistica e per celebrarne la grandezza universale.

Palazzo Bonaparte, a pochi passi da Piazza Venezia a Roma, un luogo ricco di racconti. Dopo esser stato per tanti anni testimone della grandezza di Roma e protagonista di un attento restauro, il Palazzo è tornato a far parte della storia della comunità ed è con questo spirito che ha riaperto le sue porte, in occasione del centosettantesimo anniversario di nascita di Vincent van Gogh.

Genio e artista “fuori dagli schemi”, spesso definito come “folle” ma la verità che emerge, invece, è quella di un’anima fragile, spesso così sensibile e delicata da non essere compresa. La vita di Vincent è stata segnata fin dagli anni giovanili da delusioni, rifiuti e abbandoni, così portandolo alla costante ricerca di sentimenti puri, amicizia e amore. Dopo la rottura con il padre predicatore: il reverendo Theodorus van Gogh che considera il figlio eccessivo e fanatico nella sua fede, a ventisei anni lascia il Borinage dove è stato catechista volontario tra i minatori e torna a vivere a Nuenen, riavvicinandosi alla madre e alle sorelle dedicandosi completamente alla pittura attraverso scene di vita contadina, esplosioni cromatiche e i soggetti, così cari al pittore.

Van Gogh è un artista oggi molto amato che ha avuto poca fortuna in vita ma ha enormemente interessato e influenzato intellettuali e artisti successivi, dagli espressionisti tedeschi a Munch, a Bacon, che lesse la raccolta della corrispondenza con il fratello Theo. L’eccentrico Artaud, in cura per malattie nervose, dopo una visita al parigino museo dell’Orangerie domenica 2 febbraio 1947, decise di dedicare uno scritto a Van Gogh, attribuì grande importanza al Campo di grano con corvi (1890), da lui considerato l’ultimo lavoro del pittore prima del suicidio.

L’appassionato critico scoprì nella produzione dell’artista una stretta connessione con i suoi intenti e valori, fondamentale per l’individuazione di un carattere che può riassumersi in questa frase:

Nessuno ha mai scritto o dipinto, scolpito, modellato [...] se non, di fatto, per uscire dall’inferno.

Secondo la tesi dell’attore il pittore non si uccise in preda al suo delirio, ma fu semplicemente e drammaticamente vittima della società. Un “crimine organizzato” e messo in opera contro chi avrebbe voluto essere “diverso”, un’accusa alla società conformista dell’epoca che Artaud ritiene essere l’unica responsabile della morte di Vincent. La grafologa e storica dell’arte Rita Fiorentini, nel libro “Van Gogh e le sue lettere: i segreti di Vincent tra arte e grafologia”, spiega che l’aspetto grafologico ha costituito per lei un viaggio straordinario e che l’ha portata a riflettere su ciò che istintivamente ha sempre pensato ossia che Vincent non era poi così “pazzo”.

Sono stati percorsi sentieri in cui si sono intrecciate immagini, parole e vita e da cui è emerso come Vincent vedeva le cose, cosa lo tormentava, cosa leggeva, quali erano i suoi sogni” ha dichiarato la dottoressa in un’intervista rilasciataci.

Sappiamo che Van Gogh scriveva e dipingeva con cura, scegliendo i fili più adatti, come tessitori che tanto ha amato e anche dipinto. Attraverso l’individuazione e l’analisi di questi fili, si è cercato in qualche modo di rimetterli insieme, utilizzando diversi strumenti dei due campi d’indagine, quello grafologico e quello artistico” ha concluso.

(Rita Fiorentini)

Le varie opere, suddivise in cinque sezioni e presentate in ordine cronologico, insieme alle ricche note biografiche che le accompagnano, vanno a ricostruire le varie fasi dell’intensa carriera del pittore olandese. La mostra –il cui lavoro di preparazione è durato cinque anni – è stata prodotta e organizzata da Arthemisia e curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti sarà visitabile fino al 05 luglio 2023.