Nel lavoro di Kaarina Kaikkonen è sempre presente un’esplorazione sentimentale di piccoli oggetti portatori di valori simbolici personali e sociali, ma resta sorprendente la sua capacità di reiventare ogni volta nuove configurazioni formali nelle singole opere come nelle istallazioni ambientali.

In questa mostra, dal titolo fortemente evocativo, è tempo di "gemmazioni" che escono timidamente ma con chiarezza dai suoi lavori recenti.

Indumenti e suppellettili, tanto cari all'artista e paradigma della nostra storia e del nostro esistere quotidiano, ci conducono qui verso nuove direzioni, nuove mete. Nascono da un'urgenza dettata dai tempi in cui non c'è più spazio per tornare malinconicamente indietro, ma di avanzare con determinazione verso un futuro di rinnovamento.

In alcune opere le camicie sono incubatrici di vita in cui l’oro diventa petalo (Unfolding hope) o ali vibranti (Not too late) o tazza per raccoglierne l'essenza (I will fill my cup).

L’oro smussa l'opacità dei vecchi tessuti legato com'è simbolicamente all'elevazione, alla conoscenza consapevole e all'evoluzione morale. La tazza è presente in un’altra opera (Alright, I'll strive to grow) in cui viene metaforicamente distillata e raccolta la linfa vitale: una chiara tensione verso il cambiamento.

In altri lavori l'elemento vegetale si concretizza in forma di foglia realizzata in tessuto e poggiata delicatamente sulla parete (I grow with the light of spring) o in forma di fiore ottenuto manipolando scarpe da ballo (The queen of night) per dare slancio ai propri passi o, ancora, in rami estrusi da giacche che richiamano il miracolo della ri-nascita (There is light inside me).

Così è in natura e certamente per l'uomo che è parte di questo ecosistema.
Ma l’artista dove si annida?

È a sua volta una crisalide/farfalla che sta cercando di uscire dal bozzolo sospeso al centro dello spazio espositivo. (Soon I will depart., Maybe).

Nelle opere di Kaarina Kaikkonen la capacità di trasformazione non è solo di carattere generazionale, ma "simbolicamente spirituale" visibile nella sovrapposizione di colletti che terminano con un punto di luce rosata intensa che sembra un’aura (Layers of life).

L'artista non rinnega certo l'importanza della memoria affettiva e sociale che porta sempre con sè: la cattura e l’ingloba in un'opera che ha la forma di una rete tessile (I need my past). È un bagaglio di tutto quello che è stata la sua storia, insieme alla storia di una comunità di cui fa parte e che l'hanno resa quello che è oggi.

Senza passato non si genera futuro.

L'installazione sospesa all'esterno della galleria si aggroviglia sopra la porta d'ingresso. Neverending Stories è un altro nido che invita lo spettatore a seguire le orme dell'artista: una crisalide impegnata a costruire la sua identità futura di farfalla.

(Testo di Marina Dacci)