La pelle è l’organo più esteso, oltre alle mucose, del nostro corpo : funge da strato protettivo e l’organo è il tatto, quindi i problemi di pelle sono legati al contatto con gli altri, un contatto che parte dall’interno di Sé. Respinti, svalutati o incompresi, da chi? Dagli altri o da noi stessi? Il contatto che non vogliamo avere è verso noi stessi o verso gli altri?

Queste sono alcune domande che possiamo porci di fronte a problemi di pelle. Anche la consistenza del derma rivela una connotazione specifica: una pelle morbida richiama la gentilezza, la volontà di contatto, non si ha bisogno di proteggerci; al contrario una pelle rugosa denota ruvidezza nei rapporti o come una pelle brufolosa (si vedano gli adolescenti) che rimanda al desiderio di essere lasciati stare oppure secca sinonimo di solitudine, aridità e necessità d’amore.

Non possiamo mettere da parte la genetica e il tipo di vita che si conduce, il tipo di cibo che si ingerisce perché anche la pelle più morbida e nutrita se viene alimentata da prodotti scadenti sia come cibo, sia come una banale crema nutriente influiranno non poco sul suo aspetto. La pelle diventa un semaforo, come un po' fanno gli altri organi provocando dolore, fastidi vari e aumenterà sempre più la gravità se non verrà ascoltata.

L’impazienza del prurito, l’insicurezza dell’iper sudorazione, la necessità di cambiare ciò che si fa dell’ irritazione alle mani sono solo esempi espressivi del semaforo: è affascinante capire che la lampadina rossa si accende anche in corrispondenza di un organo sottostante ad indicare il luogo preciso da trattare. Ogni area del corpo ha un significato, come un organo : in passato ho già toccato questi temi e richiamano sempre molta attenzione e curiosità: il “sapere” il perché o il significato di qualcosa rende l’uomo avido di certezze..

Spesso le persone chiedono consulenza quando compaiono segni sulla pelle: ricordo una volta in studio di una persona con una parassitosi intestinale da tenia che si accorse di avere in corrispondenza del colon trasverso delle macchie pruriginose che andarono via con una crema micotica ma il disturbo rimase. Trovo spesso connessione tra disturbi di pelle con disturbi intestinali.

Mi ricorderò sempre le parole del mio docente di Patologia “Problemi di pelle, problemi di budella”, un detto delle nostre nonne che tutt’oggi funziona. Funziona anche per evidenze scientifiche che vedono la connessione bidirezionale con ambedue gli organi e per il fatto di avere la stessa origine embrionale.

Tutto poteva farmi pensare a queste informazioni quando arrivò in studio una persona nuova: sono sempre moto curiosa , maggiormente ora che ho trasformato il mio studio in un salotto olistico dove predomina l’ascolto e la riconnessione con Sé. Eccitata come quando studio Neuroscienze o quando mi immergo nei miei boschi, secco e preparo le erbe o scrivo per voi , osservai quest’uomo nella sua presenza, dentro e fuori. Con un certo imbarazzo mi raccontò di avere della psoriasi diagnosticata dal dermatologo tra i capelli, lieve, senza presenze di “pelle coriacea” nella zona occipitale, per intenderci dietro la testa.

Lievemente in sovrappeso, iperteso e un po' nevrotico, vidi una connessione con il meridiano della cistifillea passante per la zona irritata ma qualcosa non mi bastava, l’emozione bloccata dov’era? La psoriasi infatti denota un blocco espressivo, generalmente sono persone ipersensibili che hanno bisogno dell’amore degli altri. Questo fa si che richiedano d’essere perfette, rigide nel concludere un compito per essere accettate e quindi amate.

Denotano un doppio conflitto di separazione, uno di vecchia data che credevano di aver risolto e uno recente che lo riattiva (la pelle non guarisce, non fa a tempo che viene irritatata nuovamente) quindi una posizione dualistica di fronte al nostro sé e agli altri. La psoriasi del cuoio capelluto invece è perlopiù legata a conflitti in cui la persona si è sentita respinte, sminuita oppure separata dal proprio nucleo familiare o cerchia di amici con i quali le relazioni sono diventate difficili.

Questo era il caso di quella persona con un pizzico di mancanza d’amore e voler essere accettato dagli altri. Quel nevrotico grattarsi in quel punto si accendeva di fronte ad un conflitto di insicurezza o indecisione, mancanza di connessione con i propri principi, “sentirsi in difficoltà” per le cose dette o fatte sempre in relazione a “non mi mermetto di sbalgiare “ per essere accettato e amato. Inizio per lui , e per me, un bel viaggio di consapevolezza dei suoi meccanismi e di trasformazione grazie alla ri-programmazione , un tocco di magia con i fiori australiani e un cambio alimentare direi necessario. Siamo sempre lì , di fronte alla necessità d’Amore.

Darsi amore non viene sempre insegnato e comunque è soggettivo: un amore che aspettiamo dagli altri ma il primo gesto parte da noi. Solo noi sappiamo in realtà cosa vogliamo, gli altri non potranno mai darci il 100% delle nostre necessità. Gli altri non sono noi. Io ci sto ancora lavorando!