Nulla è realmente accaduto finché non viene scritto in un diario.

(Virginia Woolf, Diario di una scrittrice, 1953)

Ho sempre scritto un diario, fin dalle scuole medie. “Lo fanno tutti gli adolescenti” - direte voi. “Sì, è vero.” Non sto parlando dell’agenda scolastica, piena di disegni colorati, foto, frasi, cuori trafitti dal nome dell’amato del momento, da commentare insieme agli amici.

Mi riferisco ad un quaderno, simile a quelli di scuola, tenuto in un posto segreto, dove si annota un intero mondo di considerazioni, grandi e piccole. Il diario era ‘quel posto speciale’, dove potersi sentire veramente liberi, essere sé stessi, senza rendere conto a nessuno. Quello ‘spazio’ mi dava la carica e, ripensandoci adesso, probabilmente era soltanto un mezzo per sopravvivere. In quelle pagine, riuscivo a mettere in parole le incongruenze che notavo nel mondo dei grandi e le mescolavo ai sogni e ai desideri inconfessabili che avrebbero suscitato soltanto sarcasmo e derisione.

Con l’andar del tempo - e l’aumentare dei momenti di solitudine - il diario è diventato una specie di amico fidato, a cui puoi raccontare tutto. Fin da ragazzina ho cambiato diverse città (e di conseguenza scuole e amici): ad ogni trasloco, ad ogni scuola, tutto era diverso ed io ero sempre ‘quella’ che viene da fuori, con l’accento sbagliato e tutti ti prendono in giro e ti guardano con sospetto.

La mancanza dei vecchi amici faceva nascere una profonda nostalgia delle persone e delle piccole cose che avevo lasciato indietro. Dopo qualche anno, il ricordo cominciava ad affievolirsi e nuove persone entravano nella mia vita; finalmente parlavo con l’accento quasi giusto e cominciavo a sentirmi ‘a casa’. Tutto cambiava nuovamente: nuova scuola, nuovi amici, nuovi accenti e strade da imparare.

Solo il diario rimaneva uguale a sé stesso: la scrittura dava conforto e garantiva un barlume di continuità. Con l’andar del tempo le pagine scritte diventavano un confidente, una specie di amico dotato di una memoria formidabile che mi aiutava a mettere in fila eventi, a concatenare fatti, a ricordare incontri, persone, emozioni.

Era bello ripercorrere i momenti felici, senza correre il rischio di dimenticarli. Col tempo ho scoperto che la sofferenza, quella intima e personale che ti trafigge l’anima, risiede quasi sempre nel passato, in quello che hai vissuto. Ti manca qualcosa così tanto che dimentichi di essere consapevole del presente e scordi di apprezzare la tua vita di ogni giorno. La mente vorrebbe tornare indietro a quello che hai perso.

Fino a quando, un giorno realizzi che il dolore, talvolta, è generato dal pensiero di ciò che vorresti di diverso, da quello che hai vissuto e che ora ti manca. Fino a quando un mattino, di un giorno uguale a tutti gli altri, ti accorgi che è il pensiero del passato che crea sofferenza e frustrazione.

Ricordare i momenti di tristezza e solitudine, rivangare i torti subiti, le ingiustizie patite, le umiliazioni grandi e piccole della vita ha senso soltanto se questo dura per un breve periodo, necessario per elaborare i fatti e metabolizzare ciò che è accaduto. Ad un certo punto, bisogna farsene una ragione, superare e andare avanti, per crescere come persona.

Lo stesso discorso vale per le aspettative, i timori, le ansie che generalmente si provano pensando al futuro. Tutte queste emozioni mettono a repentaglio la capacità di godere del presente: quando abbandoni la sofferenza del passato e i timori sul futuro, potresti perfino scoprire che hai già tutto ciò che desideri. Arriva il momento in cui bisogna lasciare andare il negativo per fare spazio alle cose belle della vita, grandi o piccole che siano.

Tenere un diario è di fondamentale importanza per fare chiarezza negli eventi della vita, lasciare andare quelli inutili, quelli che creano sofferenza, e fare spazio alla gratitudine per quello che già hai.

A volte le persone scordano i tempi difficili, quando sono passati: per questo è importante annotare il percorso che ci porta verso la meta. Come nell’andar per mare è fondamentale annotare i vari punti “nave” per non smarrire la rotta, il tuo quaderno diventerà un diario di bordo dove scrivere eventi ed emozioni. Ti aiuta a non perdere il senso di quello che stai facendo e ti permetterà di sorridere sulle difficoltà quando saranno superate. Darai così un valore al percorso che stai compiendo. Prendete nota di tutto sul diario. Scrivete le vostre emozioni, le vostre sensazioni, i vostri dubbi le vostre paure, ma soprattutto celebrate i vostri successi. Il successo delle azioni che compiamo dipende dall’attenzione che poniamo in quello che facciamo.

(Dalle lezioni di Beatrice, del libro Spaceclearing)

Ricorda da dove sei partito e i bei momenti vissuti

Rileggere ciò che hai appuntato nel diario, consente di ‘non dimenticare’ dove eri e sapere dove sei ora. Spesso, una volta passate, scordiamo le difficoltà che abbiamo superato o i dubbi su cui ci siamo arrovellati per tanto tempo. Attraverso la rilettura del diario potresti scoprire qualcosa - che avevi accantonato - di te stesso e della tua vita. La descrizione delle emozioni legate ai bei momenti della vita porterà gioia nel tuo presente e ti aiuterà a riconoscere quello che conta davvero per te, quello che ti rende felice.

Scrivere il diario mi fa davvero bene:
dormo meglio e l’acidità di stomaco non si fa più sentire
da quando ho iniziato il corso on line con Beatrice.

(Dal diario di Giorgio, protagonista di Spaceclearing)

Scrivere la propria storia

Ho trasferito la mia passione per le pagine di quaderno, riempite di pensieri, considerazioni ed emozioni nei miei due libri: Spaceclearing, libera il tuo spazio trasforma la tua vita e Decluttering, ordine in casa spazio nel cuore editi da Mediterranee.

Spaceclearing narra la storia di Giorgio che decide di fare un corso on line con Beatrice, la maestra dell’arte di fare spazio. Nel risistemare i propri spazi, partendo da una borsa piena dei cimeli sentimentali, compie un percorso a ritroso nelle proprie storie d’amore e giunge alla comprensione di cosa significa veramente amare.

Decluttering racconta di Giovanna, amica di Giorgio che, seguendo un manoscritto inedito di Beatrice, ripercorre le stanze della sua casa e, insieme ad esse, i momenti chiave della propria vita. La protagonista troverà, dimenticata in un cassetto, una lettera che le consentirà di far luce su un evento del passato che le permetterà di scoprire una sé stessa più forte e più vera.

Entrambi i testi contengono due manuali per fare spazio e ordine in casa e nella propria vita e il diario di due protagonisti, un uomo nel primo libro e una donna nel secondo.

Attraverso la scrittura del loro diario, i protagonisti si riappropriano di parte della loro storia personale e la condividono con il lettore. Mi piace usare la locuzione italiana “tenere un diario” rispetto al termine “journaling”, oggi in voga, di matrice anglosassone che indica l’esercizio di prendere nota di pensieri ed avvenimenti della vita di ogni giorno.

“Scrivere un diario” suona ‘meno misterioso, trendy o pragmatico’ del termine inglese, ha un sapore quasi vintage: per me indica uno spazio personale di libertà.

Scrivere un diario significa, solo in apparenza, prendere appunti su ciò che accade nella tua vita per ricordare: in realtà è un cammino, un dialogo con te stesso che insegna a comprendere il valore delle cose che vivi e lasciare andare tutte le altre, quelle che sono di poco conto.

Il diario è il luogo dove raccogliere le piccole perle del vivere quotidiano: l’emozione che ti regala il sorriso di un bimbo o di uno sconosciuto in autobus, le parole ironiche di chi vende gli ortaggi al mercato, le fusa di un gatto o la coda che scodinzola quando arrivi a casa. Il profumo che si sprigiona dalla teiera o da cena preparata con amore.

Piccoli gesti che raccontano al tuo cuore, spesso in silenzio, quanto sei importante per chi hai davanti: un materiale sottile, difficile da raccontare o definire che ti permette di immergerti in un mondo intimo, introspettivo che la frenesia del vivere e l’attualità colma di cattive notizie, impedisce di cogliere. Ecco cosa mi ha scritto un lettore dopo aver letto Spaceclearing

Sono anni che non tengo un diario:
da quando ho smesso di vivere e ho iniziato a sopravvivere.
Questa novità mi piace. Il diario è come l’amico invisibile dei bambini
che ho sempre invidiato, quello a cui puoi raccontare tutto,
ma proprio tutto, e lui non ti giudica mai.

Il journaling nell’era digitale: alcuni consigli

La sera o la mattina – scegli il momento più libero da impegni per te e che ami di più - metti una musica rilassante, accendi una piccola candela o un bastoncino d’incenso ed apri il magico quaderno. Permetti alle tue sensazioni di affiorare, sarà un modo per viaggiare nelle tue emozioni, riconoscere la tua essenza ed individualità e notare come reagisci quando sei con gli altri.

Potresti aver voglia di farlo ogni giorno o due o tre volte a settimana. Senza imposizioni, inizia da oggi. Per il pacere e la curiosità di farlo e andare così alla scoperta di qualcosa di nuovo su di te, come un viaggio in un paese che non conosci.

Invita te stessa /o al racconto delle cose della giornata o a prendere nota di un pensiero che occupa la tua mente. Scegli un quaderno con cura. Dovrà rimanere sempre lo stesso per un po’ di tempo, fino a quando tutte le pagine saranno riempite. Riponilo sempre nello stesso posto, un ‘cassetto’ speciale. La scrittura presto può diventare un’abitudine, un rituale di benessere.

“Posso scrivere il mio diario al computer?” osserverà qualcuno. Scegli la modalità più confacente per te: non sottovalutare il benessere che regala la scrittura manuale. Le neuroscienze hanno dimostrato che scrivere a mano è importante soprattutto per la funzione espressiva, per lo sviluppo del cervello e l’apprendimento generale. La scrittura manuale attiva aree cerebrali diverse che rimarrebbero inattivate, se cerchiamo e localizziamo un punto sulla tastiera. Uno studio americano ha dimostrato che i bimbi che scrivono a mano conoscono più parole ed hanno maggiore chiarezza di idee. Scrivere un diario a mano potrebbe essere un’inaspettata avventura e un arricchimento personale!

Inizia a scrivere senza troppe aspettative o giudizio. Lascia che i pensieri fluiscano, prendi nota. La fluidità della scrittura talvolta arriva in modo inaspettato e sarà una sorpresa. Se ti senti bloccata/o, lascia andare il giudizio su come dovresti scrivere e prenditi il tempo necessario. Ricorda! Stai entrando in un territorio sconosciuto e forse stai per fare scoperte inattese.

Potresti iniziare ad ascoltare le parole che vengono dal tuo cuore e assistere alla stesura di un inaspettato racconto, che aspetta soltanto di essere svelato.

Parola dopo parola, avrà quell’impercettibile e sottile profumo della carta di un quaderno appena iniziato e la tua mano seguirà il ritmo del tuo respiro e il battito del tuo cuore.

Se non le scrivo, le cose non sono arrivate fino al loro termine, sono state soltanto vissute.

(Annie Ernaux, Premio Nobel per la Letteratura 2022)