Un viaggio emotivo, turbolento e a tratti spietato, alla scoperta di gioie e dolori comuni, che cattura e colpisce al cuore. Il Colibrì di Francesca Archibugi, che ne firma anche la sceneggiatura con Laura Paolucci e Francesco Piccolo resta in testa al box office. Il film ha aperto la diciassettesima Festa del Cinema di Roma (in sala dal 14 Ottobre 2022) è tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore fiorentino Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega 2020.

Il Colibrì riesce a trasfondere vita e vibrazione nei personaggi, fra rigorosità espressiva e performance misurate ma ricche di sfumature. Marco Carrera, (Pierfrancesco Favino) medico e padre di famiglia, con una vita apparentemente tranquilla, svolazza docilmente tra strade parallele e occasioni perdute. La sua esistenza è tormentata e segnata dalla morte anche a causa della prematura scomparsa della sorella Irene suicidatasi a 24 anni. Attorno a lui c’è comunque l’amore, per sua moglie Marina (Kasia Smutniak), per sua figlia Adele (Benedetta Porcaroli) e per una donna italofrancese, Luisa Lattes (Bérénice Bejo) conosciuta da giovane al mare. Per questa donna Marco prova da sempre una passione inesauribile.

Nel suo tragitto esistenziale il dottor Carrera si comporta come il colibrì, uccello piccolo e veloce, sbatte follemente le ali per rimanere fermo sempre allo stesso punto, mentre la vita e le relazioni cambiano inevitabilmente. Questo appellativo tenero e amorevole, gli fu dato dalla madre quando era bambino per via della sua statura bassa. Ma delinea anche la vita apparentemente calma e intrecciata di uomo sensibile, poco passionale, che si lascia condurre dalle donne della sua vita senza reagire alle continue prevaricazioni a cui è sottoposto. Un soprannome che caratterizzerà ogni aspetto della personalità del protagonista, in un'esistenza piena di piccole gioie e sofferenze. Come nella metafora utilizzata nel libro di Sandro Veronesi, Marco resta ancorato alla speranza come il colibrì e riesce a resistere a qualunque urto, collisione violenta che la vita gli presenta, a sostenere sfide difficili, dispiaceri insormontabili senza mai lasciarsi andare, senza mai mollare o farsi travolgere.

Un inappuntabile Favino - in alcune sequenze superlativo - come pure gli altri interpreti: Kasia Smutniak, Bérénice Bejo, Laura Morante, Nanni Moretti, Fotinì Peluso, Benedetta Porcaroli, Francesco Centorame. Un dramma psicologico che la regista romana riesce a mettere in campo come pezzi di un puzzle esistenziale, con uno sguardo maturo e saldo, contrassegnato da grande ricercatezza ed eleganza. Un’opera di forte carica emotiva che si distingue anche per la fotografia di Luca Bigazzi, per le scenografie di Alessandro Vannucci, e per la colonna sonora di Battista Lena che include la canzone inedita di Sergio Endrigo e Riccardo Sinigallia “Caro amore lontanissimo” interpretata da Marco Mengoni.

Il Colibrì, prodotto da Domenico Procacci per Fandango con Rai Cinema, è un inno alla resistenza. È la storia della forza profonda, dell’ostinata lotta e della dura prova a cui veniamo sottoposti durante il percorso della nostra esistenza, restando tuttavia a galla anche quando tutto sembra insostenibile, grazie agli espedienti dei sogni, delle gioie e dell’allegria.