Estate 2021. Assieme alla mia compagna, veniamo colti dall’impellente desiderio di movimentare le nostre vacanze con una soluzione alternativa, lontana dalla monotona vita da spiaggia delle destinazioni balneari e capace di mantenere, possibilmente, un basso impatto ambientale.

La scelta volge presto in direzione del trekking, un’attività svolta in varie occasioni ma senza mai superare lo scoglio dell’unico giorno di cammino; la volontà, insomma, è quella di imprimere una svolta decisa alle nostre escursioni, volgendo lo sguardo verso una modalità meno immediata e, al contempo, capace di offrire una full immersion con lo scenario attraversato. Iniziamo dunque a guardarci intorno, alla ricerca della miglior opzione possibile tra tante mete capaci di offrire quest’opportunità e, con sorpresa, scoviamo questa perla nata soltanto l’anno precedente, ma già in grado di raccogliere testimonianze molto positive: Kalabria Coast to Coast.

Tre giorni di cammino – indicativamente, ma poi ogni partecipante è libero di muoversi a proprio piacere – che muovono dalla costiera ionica, nello specifico da Soverato, per giungere a Pizzo Calabro, sul litorale tirrenico. O viceversa, muovendosi a ritroso sul medesimo percorso.

Noi abbiamo adottato la prima opzione, recandoci al luogo di partenza in treno e scegliendo di pernottare subito, così da poter predisporre adeguatamente l’inizio dell’avventura, che sarebbe partita il mattino successivo alle luci dell’alba.

L’indomani muoviamo i primi passi calpestando le belle spiagge della Costa degli Aranci, che viene così ammirata in tutta la sua maestosità e solennità, ancora priva della folta presenza umana che richiama ogni giorno. Lo sguardo volge rapidamente verso l’entroterra, che viene affrontato di petto con una importante salita su asfalto, senza particolari ripari e ristori lungo il percorso: è necessario che questo primo giorno sia ben pianificato sotto l’aspetto idrico, che deve consentire di arrivare in autonomia fino alla conclusione della tappa (fortunatamente, la più breve tra le tre suggerite dagli organizzatori per giungere alla meta finale). Questi primi chilometri affrescano chiaramente ciò che impone un cammino, per quanto breve sia, spalmato su più giorni: organizzazione, prevenzione e soste pianificate.

Dopo aver scollinato ad oltre 600 metri, il percorso inizia a scendere e ad immettersi nella vegetazione, che fornisce riparo dai raggi del sole fino all’arrivo a Petrizzi, dove ad accoglierci nella piazza principale del piccolo, ma grazioso, paese troviamo un enorme pioppo nero. Giunge quindi il primo vero momento di riposo, che viene garantito anche dai ritmi della popolazione del borgo, lontanissimo parente della frenetica esistenza delle grandi città.

La seconda tappa è la più lunga, con oltre 20 chilometri di percorrenza. Dopo essere partiti, come è sempre consigliabile d’estate, di primo mattino, percorriamo rapidamente la prima frazione di tappa per giungere a San Vito sullo Ionio: primo checkpoint di giornata nonché luogo della seconda colazione, utile per riprendere fiato prima di rimettersi in marcia sul sentiero. Da qui in poi, quasi sempre rimanendo riparati nel bosco, si sale fino alla “Cima Coppi” del Kalabria Coast to Coast: il Passo Napoli, con i suoi 1000 metri circa di altitudine.

La bellezza del trekking risiede, in buona parte, anche nella capacità di spingere le persone a grandi altezze o in località uniche, altrimenti irraggiungibili; ma quando a questo si somma una diversità di flora e temperatura così forte e netta, la sensazione di aver posto molti passi tra sé e la partenza diventa ancora più concreta e tangibile.

Dopo un ulteriore segmento di camminata in quota, che grazie ai numerosi alberi permette di godere in tutta calma della natura circostante, archiviamo la giornata con una ripida discesa – sterrata prima e su asfalto poi – che conduce a Monterosso Calabro. La lunga percorrenza delle ultime ore, nonostante varie pause ed un ritmo costante, inizia a farsi sentire sulle gambe mentre vengono approcciate le rampe finali; la vista che si apre progressivamente davanti agli occhi, ad ogni modo, ricambia ogni sforzo: splendidi scorci sulla valle sottostante permettono di ammirare, già al termine della seconda tappa, il Tirreno, ormai non più così distante.

Non va messo in secondo piano, però, neppure il paese appena raggiunto: Monterosso, posto alle pendici del monte Coppari, offre quanto di più pittoresco si possa chiedere ad un tramonto estivo, con il suo pennello perfettamente capace di conferire al borgo colori indimenticabili; la pace che si respira non può che risultare amplificata dallo scenario offerto. Un momento che, personalmente, mi ha fatto tornare alla mente i curiosi desideri del sindaco megalomane di Stromboli in Caro Diario (Nanni Moretti, 1993), la cui volontà di rendere l’isola una sorta di ideale turistico-postmoderno lo aveva spinto a voler affidare la riuscita della golden hour a Vittorio Storaro, grande direttore della fotografia nonché vincitore di tre premi Oscar.

Il terzo ed ultimo giorno, con passaggi tra varie salite e discese, conduce inizialmente all’oasi WWF del lago Angitola: qui, con pazienza ed un po’ di fortuna, è possibile ammirare numerose specie floreali e, soprattutto, ornitologiche. L’aspetto interessante risiede proprio nella possibilità di accedere all’area e di attraversarla, rendendo la visita parte effettiva del percorso.

Lasciata l’oasi, si affronta l’ultima salita dei tre giorni, con un’ascesa che porta ad osservare, da un punto di vista privilegiato, le acque del Tirreno, lambite a fine percorso. Dopo un’ultima discesa, è possibile intravedere il punto di arrivo, costituito dal Castello aragonese dove Gioacchino Murat subì la propria condanna capitale: una visita a tale costruzione storica, situata nel cuore pulsante di Pizzo Calabro, è fortemente consigliata; magari dopo aver gustato un buon tartufo, dolce che – con merito – figura tra le specialità locali.

Il paese, infine, più avvezzo ad interazioni turistiche canoniche, si presenta certamente come vivace e ricco di vita, anche serale. Ma la perfetta occasione per un meritato relax di fine cammino viene offerta anche dalla piccola spiaggia sottostante, che con il suo colore cristallino risalta indiscutibilmente nella vista a volo d’uccello offerta dal paese costiero.

Il percorso, pur non segnato da una lunghezza eccessiva, offre comunque una vera immersione nel verde tipico della zona, caratterizzato soprattutto da faggi e castagni, oltre che ulivi e viti. Al fine di garantire la sicurezza di ogni partecipante, gli organizzatori del Kalabria Coast to Coast si offrono, a seguito della compilazione di un apposito modulo online, di monitorare costantemente gli escursionisti durante la camminata.

Questo aspetto è molto importante, perché permette di avere una persona che sa, in ogni momento, dove ci troviamo e a quale ora dovremmo arrivare a destinazione; inoltre, la possibilità di avere un canale costantemente aperto consente, in caso di difficoltà ravvisate durante il percorso, di ricevere utili indicazioni per proseguire.

L’organizzazione, fin dalla sua nascita, è stata molto attenta ai dettagli, con indicazioni segnaletiche di vario tipo presenti sul percorso sommate alle comodissime mappe scaricabili e fruibili offline, grazie all’utilizzo del segnale GPS. Perdersi diventa così pressoché impossibile, a patto di avere accesso costante al proprio smartphone, magari portandosi appresso un power bank qualora si abbiano dei dubbi sulla capacità della batteria.

Sicuramente è un’esperienza che consiglio di fare, impegnativa nella giusta misura ma mai eccessiva – a patto di avere con sé il giusto abbigliamento tecnico, scarpe in primis, e di pianificare con buon criterio. Anche in quest’ultimo aspetto, l’organizzazione saprà suggerirvi adeguatamente dopo aver ascoltato le vostre esigenze, quindi non esitate a consultare il loro sito ed a contattarli per dissipare ogni dubbio o incertezza. Un trekking spalmato su più giornate permette di apprezzare ogni momento che il riposo concede, cercando al contempo di assaporare i paesaggi attraversati e di non rendere le camminate troppo faticose.

È un’ottima occasione per riscoprire sé stessi ed il proprio corpo lontano dalle pulsioni della società contemporanea, ponendosi nelle perfette condizioni per apprezzare i ritmi lenti, l’assenza di fretta ed anche quella oziosa sospensione dell’esistenza altrove condannata in nome della produttività più feroce. Al termine del viaggio, guarderete alle vostre spalle e sarete sicuramente persone migliori, più consapevoli di come l’essere umano sia soltanto un granello di sabbia nel vasto oceano dell’Esistenza.