Le foglie stanno cadendo, le mele sono mature ed il ghiaccio si posa sul terreno. C’è profumo di Autunno nell’aria, un indescrivibile odore di Ottobre, zucche, mele, cannella, foglie secche e birra. Cambiamo vestiti e scarpe, tiriamo furi i cappotti, i cappelli e i primi ombrelli, cambiamo coperte e cambiamo cibo, più caldo, più speziato, più tisane e biscotti alle mele.

La Terra inizia il suo riposo e un po' alla volta si addormenterà: sotto le foglie, sotto l’erba secca dell’autunno e poi sotto la neve dell’inverno, c’è Vita.

Tutto si rivolge verso Sé, verso la manifestazione del mantenersi vivi: apparentemente sembra l’arrivo dell’oscurità ma non è così.

La luce del sole diminuisce, ma non scompare. La luce dentro rimane accesa, come nelle nostre case, attorno al fuoco, come i bulbi dei fiori, come l’anima degli alberi. Gli animali si nascondono, fanno provviste per addormentarsi e onorare la vita, rallentando.

Dopo mesi di realizzazione, di progetti, di creatività, di festa, di caldo, di luce, aria frizzantina, è tempo di rivolgersi a Sé.

Nel nostro Sé incontriamo la parte più misteriosa di noi, quella che tanto ci consiglia quale strada prendere, se fidarci o meno di quella persona, se arrestare un percorso, quella “voce” che sa cos’è meglio per noi e che spesso non si da’ ascolto perché permettiamo che la razionalità prenda il sopravvento e tutti, tutti, amiamo complicarci la vita.

È tempo di introspezione, di discernimento del falso nella nostra vita, nel nostro cuore e nella nostra anima. È il momento per guarire le ferite più profonde, per guardare laddove abbiamo cicatrici ancora evidenti, per riflettere sul dolore ricevuto ed inferto.

È il momento di ascoltarsi e rimanere in silenzio. Per chi ama come me questo periodo, la pioggia e la nebbia aiutano a fare silenzio, scendere da una scala a chiocciola senza spaventarsi di incontrare il vuoto. In quell’istante, dove tutto si ferma dove tutto è ovattato ed in silenzio, c’è pace e arriva la Luce una luce da sé stessi, una luce che porta novità, illuminazioni, “l’idea”, “la soluzione”.

Ma non è ancora momento di muoversi: “stare” lì, come sospesi, in ascolto, aspettando che arrivi altro. La scala a chiocciola è una metafora che uso spesso in RI-programmazione, è il luogo che ci porta in contatto con noi stessi, in profondità, dove c’è pace e tranquillità, una sorta di porta dal conscio verso l’inconscio. Non c’è pericolo, c’è ascolto: il mondo è così rumoroso, le persone parlano con il megafono a volte, cose che si potrebbero dire con gli occhi, vengono mal espresse con le parole.

Amo il silenzio, la solitudine dei boschi per ri-equilibrarmi, per “stare in ascolto” altrimenti non potrei ascoltarvi: stare in quel lasso temporale dove tutto fuori scorre veloce, lo puoi percepire ma non ti interessa, perché guardi verso te.

Girare la telecamera verso Sé permette di vedere ciò che in sintesi la realtà offre: ogni esperienza positiva o meno porta in sé un messaggio, porta in realtà, una serie di elementi che sono arrivati in quel momento, con quella energia per noi per insegnarci qualcosa.

Ti chiedi mai: cos’hai imparato da quell’esperienza? Di chiedi mai: quale messaggio sta dietro al tuo disagio? È pieno ormai di libri sul messaggio del corpo ed effettivamente, per comprendere i significati, sta tutto nel rivolgersi verso Sé.

Senza ascolto profondo non si trova la chiave per aprire la porta. Se qualcosa si ripete, non è stato per prima compreso, poi accettato, trasformato e lasciato andare.

Questi sono i passaggi e alla fine ci sta anche un bel “grazie”. Per alcune cose ci vogliono anni. Ottobre offre questo, un po' come l’autunno inoltrato e l’inverno: “stare” porta a comprendere quali semi poter piantare e veder crescere i frutti con la bella stagione, in pieno equilibrio con i cicli naturali. Se non ci sono le fragole in autunno c’è un motivo, se si rigira la terra febbraio c’è un motivo, e magari seguendo le lune.

E’ questione di Energia: attiriamo ciò di cui abbiamo bisogno, se falliamo non è colpa degli altri, se ci ammaliamo non guardiamo all’esterno del nostro Sé, giriamo la telecamera, così per i successi..o forse accettiamo che i successi siano si merito nostro e i disagi colpa degli altri e dell’Universo? “ Qualcosa così non mi torna.

Io dico grazie, a tutte le volte che non ho risolto, a tutte le volte che ho scatenato bufera o sono rimasta nella malattia e poi, scendendo in profondità, ho contattato il mio verso Sé per risalire la scala a chiocciola e mettere in atto la comprensione, l’accettazione e la trasformazione.

Buon viaggio verso la tua scala a chiocciola!