Il corpo umano è un insieme di curve e diagonali.

Nella moda, la coscienza di questo fattore formale, diviene sapienza che disegna volumi sull'anatomia di Eva per Eva con lo sguardo rivolto all'educazione di Adamo e viceversa.

Tale concetto si applica alla scena del corpo e ben si sposa con la moda di Ssheena. Essa è la trasposizione letterale di questo atteggiamento produttivo: esecuzione di una visione planimetrica della geometria femminile che ragiona sui piani di appoggio della luce, dell'aria, della termica ottica ed epidermica, tracciandosi attraverso la curvilinearità di una doppia “s” che si manifesta infinita nella natura antropomorfa e nella sua versione lirica: l'abito.

“Sheena is a punk roker” dicevano i Ramones in un loro brano del 1977 e proprio da questo carattere emerge lo spirito dell'immagine della donna Ssheena e il suo nome. Il marchio è milanese ed è stato lanciato da Sabrina Mandelli nel 2015.

Sabrina sussurra nell'incipit della sua etichetta il raddoppio della consonante che la include come mente creativa e perfetta testimonial del brand. La sua formazione all'Istituto Marangoni, il successivo passaggio nella semi-couture di Dolce & Gabbana (sartorialità) e poi al marchio milanese “Ring”, (esperienza di sintesi progettuale e comunicativa di carattere elusivo), la contaminano di alcuni dei principi essenziali della sua dialettica espressiva che mescola lo street style alla couture.

Con Ssheena si assiste alla sovversione del concetto di “strappo” come tema politico della rivoluzione dei costumi per inserirlo in un altro concetto divisionista: quello del “taglio”, sua più colta evoluzione.

Dall'esperienza in Off-White come Head Designer della collezione donna si è costruita il ruolo di “curatrice” di “gallerie armoniche” dove il corpo umano trova sede, fuori schema, nella produzione di processi ingegneristici tra il tessile ed il materico-scultoreo, la cui anima è la forma che nell'“attraversamento psichico-tattile” si modella.

La parte sperimentale della moda è la moda stessa e Sabrina ne traccia il particolare dai temi universali della storia del costume e dell'arte.

La esse, che appartiene al DNA del brand, ha naturale esecuzione nei “Tagli” che sono realizzati in Italia, nella Milano di Via San Gottardo, dove Ssheena ha la sua sede. Essi sono ricercati, perseguiti come esecutori dei crimini commessi dal bello nel soggiogare l'animo umano.

Questa sapida mano, che incide le parti della scena anatomica femminile, possiede il linguaggio sartoriale che fa della forbice il bisturi. Il suo gesto è governato dalla “Francofonia Iberica” della tradizione vestimentaria del '900: dall'architettonico, quanto volumetrico, Cristobal Balenciaga al più fluido ed esotico Mariano Fortuny sembrano trasparire dalle tracce contemporanee dello stile Ssheena.

Sabrina, tende la mano al passato per scovare il propulsivo atteggiamento che riconosce, di fatto, nell'ibridazione della “erre moscia”, la patria della “couture”, ma sceglie l'Italia per l'insuperata qualità produttiva su larga scala. Spavalda, di quella forza che deriva dalla solida struttura delle sue idee, Ssheena racconta un corpo rivelato ed i suoi multipli.

I capi che compongono la sua immagine si disegnano come la potente corazza di uno shogun contemporaneo ad alto contenuto di estrogeni. Maniche a Kimono ridondanti del compasso che le ha ovalizzate e raccordi autostradali che tracciano, nei tagli, il femminile dell'anima a cui sono destinate.

E ancora maniche a guanto che ricordano il valore di una superfice allungata e protesa all'atletica revisione dei traguardi superati in funzione di un sottile esercizio di potere che del sottile non intravede il fragile.

Curve che aggiungono, curve che tolgono, curve che rivelano senza concedersi un plissé, o un avallamento, ma puro modellato: sapiente divisionismo delle superfici che discioglie i colori come serpentine sul corpo (Autunno-Inverno 2021-2022) o li definisce nell'acuto di spigoli che raccontano la parte irrazionale dello scacco: il matto... (Primavera-Estate 2022).

I modelli ispirazionali sono le icone del cinema, le dive che hanno narrato l'identità affettiva e dinamica della donna del '900 e che ancora oggi sono “Muse”.

Costumisti cinematografici del calibro di Travis Banton, Adrian, Edith Head, hanno contribuito a costruire la personalità fisica di attrici come Greta Garbo, Joan Crawford, Marlene Dietrich, Grace Kelly...

Chi crederebbe mai che la mia carriera si regga sulle spalle della Crawford?

(Adrian Adolph Greenberg, 1903-1959)

Sabrina Mandelli guarda a questi ideali per creare un formale moderno e definito, mai casuale: lascia la parola all'artigianalità e alla sapienza di questa materia preziosa; si affida alla produzione interna per tutta la campionatura, e le sue collezioni sono un “fatto italiano” che ha, nel suo accadere, il suo esserci.

Milano è il centro uterino e nevralgico del femminile della donna Ssheena che, così concepita, può trascendere le ore della giornata ed il ruolo ad esse impartito, determinando un'emersione alla vita coerente alle battaglie di Gabriellle Chanel ed Yves Saint Laurent: dove la “Giacca” è il centro demoniaco di un pensiero assoluto a cui rivolgere la propria attenzione, così come il “Pantalone”.

L'autonomia dall'accessorio, avallata dalla compenetrazione dell'utile, nell'abito stesso, attraverso la tasca e la sua molteplice esperienza espressiva, è l'ulteriore fattore che definisce il suo lessico.

Il mondo di Sabrina è così importato dalla storia nel suo orologio biologico ed emotivo, sincronizzato oltre il tempo, al centro del suo bisogno: compendio della modernità e di quel “qui ed ora” che non concede alibi perchè per Ssheena quella doppia “s”, in testa al suo nome, sussurra ciò che la doppia “e”, al centro, addiziona alle forme dello stile.