Il termine “scarpa” deriva dal francese antico escarpe, che a sua volta è derivato da escarpion, ovvero lo zoccolo, la cui origine si perde nella Preistoria. Ben presto l'uomo primitivo, nella sua inevitabile evoluzione, ha sentito il bisogno di coprirsi, ma ancor più di proteggere il piede dalle asperità di un cammino non ancora a misura d'uomo, allo stato selvaggio, nella sua primitiva ancestrale naturalità. L'uomo ha appreso attraverso tentativi ed errori e non sapremo mai quante siano state le prove, prima di arrivare ad intagliare il legno, per creare lo zoccolo dai legni più morbidi e adattabili.
Oggi lo zoccolo, viene inciso per lo più nel pioppo, legno docile e maneggevole, di facile reperibilità, soprattutto resistente. Un intaglio richiede tante ore di lavoro e di fatica, quando viene eseguito a mano. Il successo è stato così costante che ancora oggi viene utilizzato: è forse l'esempio più significativo dell'importanza di una conquista umana, la scarpa. Poter camminare con sicurezza, al riparo dal pericolo di ferite o morsi di animali, è stato un grande passo dell'umanità nella sua storia.
L'essere umano è per sua natura creativo, pensa e crea, evolve il pensiero e mutano i costumi. La sua irrequietezza, la sua vivacità, la curiosità, il suo gusto per le cose nuove, l'hanno spinto verso ricerche in ogni campo: ma è stato il suo corpo che ha destato le maggiori attenzioni. I tatuaggi e le pitture del viso e del corpo, se sono nati per difendersi dagli insetti, subito dopo si sono evoluti, non solo come apotropaiche propiziazioni, ma anche nella ricerca di ciò che era “meglio”, che era più “bello”. Intenderci oggi su ciò che è bello non è facile: questa categoria è talmente smantellata che è diventato bello il brutto...
Tornando al nostro uomo antico, lo troviamo col passare del tempo alla ricerca di scarpe realizzate con materiali sempre più duttili, dalla stoffa al cuoio, esteticamente accattivanti, una volta che si è arrivati al massimo di comfort per la protezione del piede. Sono state comunque le donne che hanno voluto, desiderato, cercato scarpe sempre più originali. La fantasia umana è sterminata, soprattutto perché abbiamo una natura attorno a noi che abitua l'occhio a straordinarie bellezze panoramiche, a fiori, a frutti, alberi, vegetazione di ogni tipo, spesso strabilianti, per non parlare degli animali, sulla terraferma, in cielo, nei mari, nei fiumi e nei laghi. Ci siamo riempiti gli occhi di modelli che hanno sviluppato ancor più la nostra fantasia, già di per sé così ricca.
Lo zoccolo stesso, non solo è stato adottato dai contadini olandesi, diventando un oggetto da lavoro iconico, ma è arrivato a diventare una scarpa da ballo per merito del tipico rumore che produce percuotendo il suolo. Ed è giunto fino ai giorni nostri prediletto dagli hippies, che ne hanno apprezzato l'origine naturale, non disdegnando di essere scelto da Maison di lusso come Chanel, Dior, Hermés, Gucci, Etro, Fendi e molte altre.
I grandi designer di calzature hanno reso concreti i sogni di tante signore, incantate dalle scarpe di Charles Perrault e di Madame d'Aulnox nella Francia, patria dell'arte e della moda, soprattutto dall'Ottocento in poi, che calzano le loro scarpe con entusiasmo senza rendersi conto che per realizzare una scarpa di lusso ci vogliono cento fasi di lavorazione, partendo dal prototipo.
Pinot ha incantato e fatto innamorare uomini e donne col suo stivaletto e Vivier ha realizzato i sogni più teneri con le sue babbucce in raso rosa. La prima boutique che si ricorda è stata aperta a Parigi nel 1854 proprio da parte di Pinot, che, allievo di Vivier, ha utilizzato per le sue scarpe tessuti preziosi, di cui Dior ha fatto tesoro nel Novecento. In Italia non si è stati da meno, perché il nostro artigianato è stato, fin dall'inizio, un'eccellenza, vista la genialità che ci contraddistingue nel mondo.
Ferragamo, nato a Bonito in provincia di Avellino in una numerosa famiglia, appreso il mestiere di ciabattino, è partito per l'America come emigrante e lavorando duramente, ha aperto una bottega di riparazioni per calzature e iniziato a creare e disegnare scarpe per film, diventando il “Calzolaio delle Stelle”, avviando un'attività quanto mai redditizia e prestigiosa, con la sua clientela di alto livello, che ben presto ha conquistato le grandi attrici del secolo scorso, come la Monroe, la Hepburn, la Garland, traducendo in realtà il sogno di molte donne. Quindi torna a Firenze nel 1927 dove trova abili artigiani e avvia un flusso costante di esportazione verso l'America.
Le scarpe sono così diventate un oggetto di desiderio: con esse le signore si sentivano arricchite nel fascino e nella grazia, aumentando l'autostima e il successo sociale. I grandi artisti si sono cimentati con le scarpe. Picasso è sicuramente il più famoso, ma anche i Futuristi e gli artisti del Bauhaus hanno creato modelli che rimangono nella Storia dell'Arte, testimonianze durevoli della creatività umana.
Più di recente Andy Warhol ha fatto delle scarpe il suo feticcio, eleggendole ad opera d'arte, insieme a tutti gli altri oggetti d'uso comune, come la famosa zuppa Campell's, con la sua Pop Art, così coinvolgente fino ai giorni nostri. Ma come non ricordare il grande stilista parigino Loboutin, diventato milionario colorando di rosso la suola delle sue stupende scarpe vendute in tutto il mondo, i cui tacchi fanno bella mostra di sé su ogni Red Carpet che si rispetti...
Carla Foca è un'artista, una stilista e una disegnatrice di grande talento: si è fatta catturare, a un certo punto della sua vita, dal fascino delle scarpe, immediato biglietto da visita in ogni incontro, a colpo d'occhio, un messaggio importante per decifrare la personalità che abbiamo davanti, stimolo sessuale di grande impatto. Sì, perché le scarpe, inutile negarlo, sono uno status symbol, che racconta molto della personalità di chi le indossa, ma che da sempre, cercano di minimizzare questo effetto attraverso i fasti estetici che le caratterizzano.
Carla però non si è fatta influenzare dalle lusinghe della moda, cercando nei suoi ricordi di bambina la sua meravigliosa terra d'origine, la Sicilia, col suo fantastico mare e la vegetazione verdeggiante. Il suo dialogo con la natura l'ha spinta ad ispirarsi ad essa, con la semplicità che la sua creatività naturale e passionale hanno caratterizzato. E così, un giorno, mentre si gustava un'anguria e ne osservava i colori vivaci e contrastanti, il suo sguardo si è fatto trasparente nell'immaginazione e l'anguria si è trasformata in una stupefacente scarpa, pronta da indossare, così come i suoi denti erano pronti ad addentare la polpa del frutto più iconico dell'estate, che per lei si è trasformato in un oggetto creativo.
Poi il suo occhio s'è posato su di un minuscolo insetto e una formichina che passeggiava ai suoi piedi si è trasformata in una scarpa dall'eleganza raffinata. Il sogno è continuato: una coccinella che s'era attardata sulla sua mano si è trasformata in un incantevole décolleté dal tacco alto, sensuale, attraente, seducente, mentre una rosa rossa nelle siepe accanto, s'è trasformata in un audace tacco 15, in grado di rendere una signora una dea, mentre il passaggio di un arzillo galletto le ha ispirato una simpatica, originale scarpa da passeggio. Il coup de théatre è stato il pinguino, che faceva bella mostra di sé sulla rivista che stava sfogliando: ne è nata una scarpa di un'eleganza che incanta.
Carla è una disegnatrice instancabile, deve disegnare ogni cosa per farla sua, per introiettarla e trasformarla con la sua vivace creatività. E così da ogni scarpa creata è nato il modello stilizzato indossato da una raffinata fanciulla dalle membra allungate verso l'infinito, pronta a lanciare la nostra fantasia verso volteggi immaginifici. A questo punto la creatività di Carla Foca ha come un'esplosione, guarda ogni cosa attorno a sé e la trasforma in originalissime scarpe: il mare è nei suoi occhi, nel suo cuore, nei suoi ricordi.
E allora gli stupendi pesci, che tante volte ha ammirato nelle sue immersioni di ragazza, si sono trasformati nella scarpa pesce-pagliaccio, nel pesce arcobaleno, nel pesce trombetta, nel pesce farfalla, nel pesce chirurgo in pigiama, nel pesce angelo imperatore, nel pesce donzella pavonina, nel pesce balestra, nel pesce mandarino, nel pesce disco acquadolce, nel pesce pinzetta e chissà in quanti altri ancora!
Ma Carla Foca non è solo un' instancabile creativa, è anche un'accorta imprenditrice che si è affidata, nella realizzazione delle sue scarpe ai grandi maestri di Vigevano, ove, nell'importante Museo Della Calzatura sono esposti anche i suoi prototipi. A Vigevano, come a Cormano, ha trovato artigiani la cui bravura ha esaltato ancor più la sua originalità, curando le sue creazioni con particolare accortezza nei dettagli e nel tipo di pelle, fondamentale per la realizzazione di una scarpa di prestigio e di lusso.
Carla è nata in una famiglia di artisti, ha respirato arte fin dai primi anni, per cui è stato naturale per lei frequentare scuole a indirizzo artistico. La Moda ed il Costume l'hanno coinvolta fin dall'inizio, anche per la sua attrazione verso il disegno della figura femminile. La sua fantasia ha potuto realizzarsi vestendo le sue fanciulle che disegnava con abiti sempre più estrosi, ottenendo il grande successo che l'ha fatta apprezzare da Vogue.
A un certo punto però il suo interesse è stato catturato dalle scarpe, proprio quelle che aveva sempre trascurato, disegnando i suoi modelli volanti che indossavano solo coloratissime calze. Per lei introdursi nel mondo della calzatura, all'inizio, non è stato facile. Ha concretizzato in creta i primi modelli che poi dipingeva accuratamente a mano. Ha partecipato a concorsi e la vincita di un prestigioso premio a Roma come miglior designer l'ha incoraggiata a continuare. La proposta della sua prima Personale nella Galleria Tadini di Milano, dove Carla Foca vive e lavora, per il successo ottenuto, l'hanno incoraggiata a realizzare concretamente i prototipi che aveva creato. Avvicinarsi alla Haute Couture di Parigi è stata una grande soddisfazione che l'ha sostenuta nel proseguire.
Carla è un'artista e non si accontenta di creare scarpe, ma dipinge e stampa su T-shirt le sue eleganti, longilinee silhouette di fanciulle svagate e sognanti che si allungano nell'aere. E naturalmente la sua vena creativa non ha saputo resistere alla tentazione di dipingere i pesci variegati e coloratissimi delle sue décolleté, già ben diciassette attualmente, ma in attesa di essere raggiunte da molte altre creazioni ittiche.
Ormai Carla Foca è lanciata verso un mondo che rende la femminilità ammantata di potere, eleganza, raffinatezza, ma che sa incarnare una visione del mondo che esalta la natura, come Matisse sapeva usare il pennello, esaltando e facendo diventare opere d'arte le sue camere d'albergo. Perché un artista sa sviluppare la propria creatività in qualsiasi campo gli sia congeniale, con qualsiasi mezzo: è una forza interiore così potente la sua che non puoi fermare, ma che per Carla è stato un antidoto in un momento difficile della sua vita per riscoprirsi, acquisire quella sicurezza che non aveva e ricominciare un nuovo cammino che la rende più consapevole delle sue possibilità e le dà il modo di esprimere tutta la sua creatività.
Carla Foca trova l'espressione della sua ispirazione eseguendo i modelli che la splendida natura le suggerisce. Ho intervistato Carla Foca:
Presentati e racconta la tua storia.
Mi chiamo Carla Foca, sono una stilista – artista. Disegnatrice instancabile, disegno signorine gaudenti, gioiose che amano prendersi in giro e amano la moda e con essa ci sguazzano allegramente. Nella seconda parte della mia esistenza, ho preso la mia vita in mano, sono rinata e ho preso a disegnare e produrre scarpe bellissime.
Quando è nato il tuo interesse per l'Arte?
Da sempre. Sono nata in una famiglia di artisti, sia mio nonno che il mio bisnonno hanno frequentato l' Accademia di Brera e in casa ci sono sempre stati i loro quadri bellissimi e quindi è venuto naturale interessarmi d'arte.
Quando sei passata dalla figura al design?
Da piccola giocavo alla sarta e creavo i vestiti su di me e per le bambole, così quando ho dovuto scegliere la Scuola Superiore, ho scelto l'Istituto d'Arte di Messina nella sezione Moda e Costume Teatrale.
Come è avvenuto il passaggio creativo dalla figura alle scarpe?
Mi è sempre piaciuta la figura femminile, la disegnavo con uno schizzo molto veloce e sicuro a cui poi aggiungevo il vestito, ma non amavo le scarpe, avevano solo calze coloratissime, eravamo negli anni ‘70. Questo passaggio è avvenuto nel novembre del 2004 a Vigevano quando, in occasione della mia prima mostra, mi hanno invitata al Museo della Calzatura: è stato in quel luogo, vedendo quelle scarpe bellissime create anche da importanti artisti, come Picasso, che ho avuto come un colpo di fulmine e mi sono innamorata delle scarpe.
Le tue scarpe da cosa traggono ispirazione?
Traggono ispirazione da tutto ciò che mi circonda, soprattutto dalla natura, fiori, frutta, ortaggi, animali e anche oggetti come gli strumenti musicali. Nell'estate del 2005, ho disegnato decine di modelli, prendendo ispirazione da tutto, ricordo che il mio primo modello è stata l'anguria, infatti ho preso una fetta d'anguria, eravamo d'estate, l'ho messa davanti al foglio e ho creato il modello, così è stato per tutte le altre creazioni. Disegnavo il soggetto nei minimi particolari e poi mi ispiravo, come la formica, il pinguino, il gallo, la rosa, la coccinella e tanti altri.
Quali difficoltà hai incontrato entrando nel mondo calzaturiero e com'è stato l'impatto con questo nuovo mondo?
Avevo realizzato una bella cartella con tutti i disegni delle mie donnine con le scarpe: sono andata al MICAM a presentarle ai calzaturifici interessati a produrle. Ero felicissima perché mi sentivo al posto giusto, era il mondo di cui io volevo far parte. Ma dalla loro risposta avevo capito che non bastava, avrei dovuto realizzarli veramente.
Come hai realizzato i tuoi primi modelli?
Per prima cosa molti modelli li ho realizzati in ceramica e dipinti.
Parlaci dei tuoi primi successi e di chi ha creduto in te.
La prima persona che ha creduto in me è stata Barbara Beril. A Milano in quegli anni aveva un negozio di scarpe in Via Statuto, molto famoso dove ospitava nuovi stilisti, poi Franca Sozzani che ho conosciuto ed è grazie a lei se poi ho continuato a crederci e a realizzare concretamente i miei primi prototipi. Ho ricevuto a Roma un bellissimo premio come miglior designer e nel 2014 Francesco Tadini ha organizzato la mia prima Personale nella sua Galleria d'arte a Milano, quindi Laura Marelli, della famosa modisteria Gallia e Peter e Gisella Borioli di Superstudio ex direttrice di Vogue.
Come sei entrata nel mondo dell'Alta Moda?
In varie occasioni sono venuta a conoscenza di Emilio Tadini, è stato giornalista e artista. Mi invitano a fare la conoscenza con Francesco e Melina della Casa Museo Emilio Tadini, presento i miei lavori, mi offrono l'opportunità di esporre. Era un sogno essere in quel posto mitico dove dipingeva Tadini. Quello che realizzavo piaceva molto a tutti e questo mi ha spronata a continuare e a decidermi di incominciare la mia prima produzione. Sono poi entrata nel mondo dell'Alta Moda per opera di Rosio, editore multimediale, che ama il mio talento. Lei ha scelto le mie scarpe per degli shooting per l' Haute Couture di Parigi nel 2019- 2020.
Qual è lo sviluppo attuale della tua produzione?
Alla mia collezione “Scarpe che si mangiano con gli occhi” ho aggiunto delle ballerine che si ispirano ai pesci e sono dipinte a mano.
Che progetti hai per il futuro?
Non ho fretta, mi piacerebbe che le mie scarpe potessero essere conosciute, cercate e amate da tante signore, signorine e signori per dare loro la gioia di poterle indossare e possedere.