Concepiamo collezioni fluide, in grado di approcciare il tempo rinnovandosi costantemente, senza l’ossessione del nuovo ad ogni costo.

Ruoli diversi ma stessa passione e stesso DNA: Franca Ferrari e Andrea Vignoli, rispettivamente madre e figlio, gestiscono oggi insieme l’azienda ETC 2.0, che da oltre venticinque anni opera nel distretto di Carpi, puntando a consolidare processi produttivi tesi a generare valore. Sostenibilità e inclusività sono le due parole chiave che caratterizzano il brand Etici, una proposta giovane che affonda le sue radici nel know how produttivo di un’azienda di successo. Abbiamo intervistato entrambi, Franca in qualità di fondatrice e CEO dell’azienda, Andrea nel suo ruolo di responsabile commerciale.

Il segreto di un’azienda che opera da oltre 25 anni?

Franca Ferrari. Il segreto è che... non c’è nessun segreto. O meglio, il “segreto” è la tanta forza di volontà e passione per fare andare lontano la propria creatura. Mi sono sempre occupata dell’azienda come se fosse una famiglia, facendola crescere, facendola andare oltre i problemi, verso quello in cui crediamo. Migliorando costantemente il prodotto. Il segreto è l’energia. È voler bene al prodotto e, cosa molto importante, anche dopo più di 25 anni, aver sempre voglia di imparare.

Andrea Vignoli. Aggiungo, a quanto detto da mia madre, che questa energia oggi va sicuramente tradotta in un approccio volto al miglioramento continuo, sia sul lato produttivo, sia nell’ambito operativo. Possiamo inoltre contare su un tessuto locale produttivo molto vivace. E questo è un ulteriore “segreto”.

Come nasce Etici?

Andrea Vignoli. Il naming rappresenta l’esatta declinazione della nostra visione di prodotto. La scelta del marchio è stata immediata, dettata dalla nostra filosofia. Un modo per esprimere in maniera trasparente quella che è l’essenza della nostra visione. Etici è nato dopo circa vent’anni di produzione per conto terzi nel 2015, grazie alla voglia e alla volontà di vedere un prodotto che ci corrispondesse appieno e che fosse così come lo desideravamo, vedendo che sul mercato non c’era nulla di simile. Etici è un brand, ma prima di tutto è un prodotto, concreto e trasparente. Non c’è trucco. Abbiamo molto apprezzato le parole di Giorgio Armani a inizio pandemia, quando ha detto che era importante andare alla sostanza della qualità piuttosto che guardare alla forma. Finalmente una voce autorevole ha esplicitato quello che abbiamo voluto fare fin dall’inizio.

L’unicità di Carpi come centro produttivo in cosa risiede?

Franca Ferrari. Carpi ha un’energia fatta di persone. Persone che si sono dedicate anima e corpo a sviluppare con tenacia un vero e proprio sistema distrettuale che comprende tante lavorazioni, dalla maglieria alle tinture, dai ricami alle stampe, fino alla confezione, che è la nostra attività produttiva principale. A Carpi siamo cresciuti insieme e abbiamo imparato a fare gruppo. Rinnovandoci, affrontando i problemi e con tanta voglia di risultati.

Andrea Vignoli. …E fare gruppo oggi significa soprattutto fare network. Tuttavia diversamente dall’idea del gruppo, nel network risiede l’intera infrastruttura che comprende anche i tuoi competitor. Il network quindi si traduce anche in stimolo continuo per la crescita. A Carpi c’è poi l’aspetto logistico che riduce tempi e costi. Ed è anche più sostenibile. Nel nostro territorio la filiera è corta, i collegamenti sono diretti ed è facile condividere il know how con i propri partner produttivi che sono vicini. Carpi contribuisce a fare tutto bene, ovvero ottenere un prodotto che in termini di qualità sia all’altezza delle aspirazioni ed al tempo stesso abbia un fair price che lo rende accessibile.

Franca Ferrari. A Carpi ci sono tanti esempi imprenditoriali d’eccellenza nati da zero. O meglio, dall’idea e dalla volontà.

Andrea Vignoli. Pensiamo, ad esempio, alle nostre “prime” imprenditrici, ovvero la generazione “zero”: le mondine. È da loro che nel primo dopoguerra, negli anni ’50, hanno preso vita le prime piccole imprese artigiane di maglieria a Carpi. Con le mondine, che hanno avuto il coraggio di lasciare un lavoro duro ma sicuro, per avventurarsi in una nuova prospettiva dagli esiti del tutto imprevedibili, le successive generazioni di imprenditori nel carpigiano condividono lo stesso spirito audace, la stessa voglia di rimboccarsi le maniche e di mettersi in gioco. Oggi le nostre imprese si buttano nella competizione con colossi internazionali e grandi gruppi affermati con il challenge di farlo allo stesso alto livello.

La vostra mission?

Franca Ferrari. Alla base della nostra proposta c’è il rispetto per le donne. Alla nostra cliente sentiamo di dover offrire un prodotto che la rispetti e la valorizzi, che sia confortevole e piacevole, naturale il più possibile. Vestiamo tante età diverse, trasversalmente. Desideriamo che le nostre clienti stiano bene con sé stesse, indossando fibre che, anallergiche, le diano la massima tranquillità. La nostra proposta consiste in uno stile adatto alla quotidianità, per andare in ufficio, a cena, non è mai un prodotto “sopra le righe”. Punta alla valorizzazione nelle linee femminili. Del resto in azienda siamo tante donne e sappiamo bene cosa ci fa sentire bene... Così spesso vediamo che i capi Etici possono vestire tante donne diverse. Ciascuna di loro potrà interpretare la gonna o la camicetta includendola nel proprio stile. Etici è un capo che viene amato e quindi “consumato”, di stagione in stagione, di anno in anno. Diventando, a discapito nostro, il “capo preferito” di cui difficilmente ci si stancherà.

Andrea Vignoli. La nostra mission comprende inoltre lo sviluppo di una produzione che punta all’esclusivo utilizzo di fibre naturali. La donna Etici è consapevole del basso impatto ambientale dei nostri capi. E apprezza che a contatto della sua pelle o rilasciate in lavatrice non vi siano tracce di poliestere o acrilico. Inoltre, può trovare il nostro prodotto nelle boutique di prossimità. La nostra distribuzione infatti punta ai rivenditori locali, “di paese”, che siano vicini alla nostra cliente, proprio come la pandemia ci ha insegnato. Non siamo inoltre fast fashion, non incentiviamo il consumo immediato ed esasperato. I nostri capi vengono molto indossati e quindi “consumati”, come diceva mia madre, perché consapevolmente le nostre clienti sanno che possono essere utilizzati e riutilizzati e riutilizzati.

Uno dei vostri obiettivi futuri, in gran parte raggiunto, è la riduzione progressiva fino all’annullamento completo della percentuale di fibre sintetiche presenti nei tessuti. Quali privilegiate?

Franca Ferrari. Cotone, lino, derivati della cellulosa come la viscosa, le lane. Tutte fibre naturali a eccezione della seta, che stiamo abbandonando, perché non ci piace lo sfruttamento insito nelle modalità attuali di produzione. Al suo posto stiamo implementando fibre sempre vegetali come la iuta. Aggiorniamo le scelte di tessuto di anno in anno, con il fine di rendere i capi Etici sempre piacevoli al tatto e confortevoli da indossare.

Andrea Vignoli. In cotone sono anche le etichette. E gli imballi sono in plastica riciclata (polietilene riciclato post consumo).

Cosa viene apprezzato maggiormente all’estero dei vostri capi?

Andrea Vignoli. Le differenze tra Italia ed estero sono sempre più irrisorie e sottili. Così come in Italia è sempre più difficile notare differenze sostanziali tra settentrione e meridione. All’estero apprezzano molto la serietà della nostra azienda. In particolare, i clienti giapponesi, che esigono tanta etica commerciale, apprezzando e valorizzando la trasparenza e la correttezza. Nel concreto ciò si traduce nel massimo impegno per consegnare un prodotto che sia uguale, se non migliore, del campione. L’obiettivo principale del produttore è di realizzare capi che escano dai negozi e approdino all’armadio della cliente. Si può dire quindi che produciamo in un’ottica di sell out. E questo ci rende competitivi anche se all’estero non facciamo alcun investimento in pubblicità. Preferiamo investire nella performance del prodotto e nella correttezza nelle relazioni commerciali.

Come avete affrontato la pandemia? Dopo la pandemia il vostro approccio nei confronti del fashion è cambiato?

Andrea Vignoli. Affrontare la pandemia si è tradotto, nel primo periodo, in tante notti insonni... Poi, forse anche grazie alla pandemia, abbiamo iniziato a pianificare con ancora più precisione il nostro sviluppo. Era infatti molto importante delineare tanti scenari diversi, pianificare e ripianificare tutte le nostre attività in base a tutte le possibili previsioni. Di fatto poi si è concretizzato lo scenario peggiore a cui avevamo pensato, ma proprio per questo eravamo preparati e abbiamo riscoperto molti nostri valori. Valori che, nella condivisione delle avversità, ci hanno reso “più attuali” agli occhi dei nostri partner. Le difficoltà nate con la pandemia hanno reso evidenti ed apprezzabili i nostri valori di etica, strategia e correttezza. Sono così cresciuti e si sono consolidati rapporti, è emersa la sostanza. Si può dire quindi che grazie alla pandemia abbiamo scoperto un “tesoro” nascosto di valore (etico) inestimabile. In merito agli strumenti, non abbiamo ceduto alle “sirene” dell’e-commerce e, per scelta, non lo abbiamo implementato, contribuendo così a creare un ancor più stretto legame con la nostra clientela, che non si è sentita mai tradita. Per supportarla ancor meglio abbiamo attuato un restyling del sito, che comunque svolge unicamente un ruolo di comunicazione, e aumentato le attività sui social, che sempre più di frequente generano richieste da parte delle consumatrici finali a cui forniamo sempre l’indirizzo del negozio più vicino.

Per la collezione autunno inverno a cosa vi siete ispirati?

Franca Ferrari. Nelle nostre collezioni non c’è una vera e propria ispirazione contingente, ma possiamo sempre riconoscere in tutti i capi i tipici tratti della nostra filosofia. Con coerenza e continuità, di stagione in stagione. Il prodotto non viene mai ripetuto, ma sempre sviluppato e perfezionato. È come se, andando oltre il concetto delle stagioni, le collezioni Etici fossero in realtà un’unica, vastissima, collezione. In grado di cambiare, di evolversi, di affiancarsi alla tendenza, ma anche determinata seguire la “sua” ispirazione interiore, che è molto intima ma al tempo stesso trasversale e cosmopolita. Possiamo infatti vedere una donna che indossa Etici in centro a Milano come a Roma o in Sicilia. E persino in Giappone. L’ispirazione che permea le nostre collezioni è definibile in un’unica parola: sensibilità. È grazie ad essa e alla nostra capacità di percepire i gusti della nostra cliente finale che possiamo concepire collezioni “fluide”, ovvero in grado di approcciare il tempo rinnovandosi costantemente, ma senza l’ossessione del nuovo ad ogni costo.