Oggi vorrei parlarvi di un fiume che ha fatto la storia di una città e che è stato citato anche dal sommo Dante nella Divina Commedia:
Per mezza Toscana si spazia
un fiumicel che nasce in Falterona,
e cento miglia di corso nol sazia... (Purgatorio, Canto XIV)
Sto parlando del fiume Arno, il quarto fiume italiano per lunghezza con i suoi 241 chilometri, che nasce sul monte Falterona e che termina il suo corso nel Mar Tirreno.
Come nessun altro fiume, ha avuto un rapporto di amore e odio con la città che attraversa. L'amore nacque già in epoca romana, quando Giulio Cesare decise di costruire una città sulle sue sponde. Fu in quell’epoca che venne costruito anche il primo ponte in legno, che si trovava più o meno nello stesso punto dove è situato oggi il Ponte Vecchio.
Oltre che per il lavare i vestiti, abbeverare gli animali, lavarsi e pescare i romani sfruttavano l'acqua dell'Arno per le fulloniche, dove venivano tinti, lavati e smacchiati i tessuti.
Fino al XIII secolo tra gli attuali ponti della Carraia e di San Niccolò esisteva un porto, cosicché le navi potevano scaricare le merci direttamente in prossimità del centro cittadino.
Poi furono costruite le due pescaie, una a monte, chiamata San Niccolò, e l’altra quella di Santa Rosa a valle, che servivano a gestire i flussi di acqua necessari per alimentari i numerosi mulini e gualchiere durante i periodi di secca. Con la loro costruzione cessò così la navigazione attraverso la città.
Il nuovo porto che fu poi utilizzato fino all’inizio del XX secolo per le merci in uscita ed entrata dirette verso Pisa si trovava all’altezza del rione del Pignone.
Il paesaggio fluviale, quindi, dal Medioevo all’inizio del XX secolo fu caratterizzato dai mulini, le gualchiere ed i tiratoi; questi impianti erano necessari alla tintura, all'infeltrimento e all'asciugatura dei tessuti.
I mercanti fiorentini grazie all'industria del tessuto trasformarono Firenze nella città più ricca del Basso Medioevo fino a che la peste terribile del 1348 mise fine a tutto. I fiorentini erano mercanti molto scaltri, acquistavano la materia prima dal Nord Europa a prezzi molto bassi e la nobilitavano, tingendola e infeltrendola, per poi venderla a prezzi molto più alti.
La fortuna girò le spalle all’industria tessile quando nel Nord Europa cominciarono a bloccare le esportazioni di materia prima e ciò accadde già nel XV secolo.
Altre occupazioni che rendevano l’Arno brulicante di vita erano quelle dei renaioli e dei barrocciai. I renaioli estraevano la rena nelle zone di secca grazie a delle grosse pale; la portavano poi a riva, dove veniva vagliata e divisa in grana fine e grossa. Una volta divisa veniva messa sui barrocci, che si trovavano sulle rive, e trasportata ai cantieri per fare la malta necessaria per legare tra loro le pietre degli edifici in costruzione.
Oltre alle attività lavorative il fiume offriva anche attività di svago, come gli impianti balneari. Già alla fine del Settecento se ne contavano sette, tra cui i più importanti erano quello della Vagaloggia, situato all’altezza di Villa Favard, del Lemmi, che si trovava all’altezza di Lungarno Serristori ed infine quello del Fiaschiaio nella zona di Piazza dei Mozzi.
I primi due erano per persone abbienti ed erano divisi in due settori uno per gli uomini, l’altro per le donne, il terzo era un bagno popolare dove donne, uomini e bambini potevano fare il bagno insieme. Un bagno costava all’epoca un quattrino.
Tutte queste attività cessarono più o meno all’inizio del Novecento quanto si sviluppò la ferrovia e le merci cominciarono a circolare sui treni.
Oggi fortunatamente ci sono le cosiddette “crociere” sull’Arno che vengono fatte su dei barchetti a fondo piatto, come quelle che usavano i barcaioli in passato, e che danno l’opportunità ai clienti di vedere la città da una prospettiva completamente diversa, quella del fiume. I barcaioli poi rendono tutto ancora più appassionante raccontando i vecchi aneddoti che riguardano il fiume ed i suoi ponti.
Adesso abbiamo parlato del rapporto amoroso tra il fiume ed i fiorentini, ci sono stati però anche momenti conflittuali, quelli legati alle terribili alluvioni che si sono verificate nel corso dei secoli, le tre più terribili sono state quelle del 1933, 1547 e 1966.
Un fiume e la sua città, legati in maniera indissolubile!