Originario del Mugello, dove “allora” di vino non se ne parlava proprio, se non di quello frutto di qualche vite maritata con tanta uva di Trebbiano, Malvasia e Sangiovese, dalla quale veniva fuori il classico vino di casa. Non è stata quindi la fortuna di nascere in una zona vocata al vino, la spinta che ha portato il Luca bambino ad avvicinarsi a questo bellissimo e variegato mondo, ma una sua spiccata affinità con la campagna, con la terra. Erano gli anni della mezzadria durante i quali, lui, scorrazzava tra i campi, orti, oliveti e vigneti, gli piacevano già le vendemmie e le svinature e questi erano già segnali inequivocabili.

Dopo soli due anni di scuola superiore la decisione di abbandonare la Toscana e andare a studiare a Conegliano, all’istituto di viticoltura ed enologia.

E così, dopo gli studi e il rientro in Toscana, i primi ingaggi, come dipendente, prime esperienze che cedono presto il passo alla libera professione, all’inizio degli anni ‘90, in aziende vinicole familiari, come “Le Macchiole” a Bolgheri, o ancora, “Tua Rita” a Suvereto, tanto per citare nomi, oggi considerati leader indiscussi nella produzione di grandi vini toscani.

La costa toscana il suo trampolino, la passione nei confronti della viticoltura un motore potente che spingeva al massimo e che lo porta ad investire la maggior parte dei suoi guadagni, in viaggi in Francia, in Italia, a cercare contatti con quelle che allora venivano viste come le filosofie più astratte sul vino, l’inarrestabile sete di notizie, novità, di conoscere vini, tanti vini, in compagnia di chi li produceva, di chi li pensava, con una particolare affezione per la mentalità produttiva e di comunicazione della Francia, nei confronti del vino, poi riscoperta con piacere nel tempo anche in tanti produttori italiani che hanno fatto da apripista a quello che oggi è un settore in pieno e proficuo progresso.

“Un lavoro di apprendimento e conoscenza, che continuo a portare avanti anche adesso – dice Luca D’Attoma – perché con il vino non ci si può mai fermare: scoprire nuovi metodi, nuove tecniche, prefiggersi nuovi obbiettivi da raggiungere, sempre più importanti e parlo soprattutto dell’aspetto professionale, più che economico, per arrivare al traguardo finale, quello bello e emozionante, di riuscire a produrre un buon vino o un grande vino.

Non nego che il lavoro di un enologo è fatto tanto anche di stile e interpretazione personale e per me interpretare, vuol dire capire l’uva in un determinato terreno e viceversa per mettere a punto il prodotto finale in virtù del territorio nel quale si trova.

Nella libera professione sei sempre in gara con te stesso e con gli altri, ogni giorno è un nuovo esame, una grande prova. Se fai un buon vino sei bravo se sbagli qualcosa vali meno, una lotta serrata, soprattutto se non sei in grado di importi con i tuoi principi, le tue convinzioni, le tue esperienze. E poi, credo molto nel risultato finale fatto di tanti incastri, di tanti pezzi, dalla proprietà, all’enologo, ai tecnici in vigna a chi raccoglie le uve a chi guida un trattore tra le vigne. Sono tante le figure che devono svolgere il loro compito con devozione e non va mai dimenticato che la cantina “eredita i grappoli”.

Oggi sul biodinamico si sentono dire tante cose “poco esatte”, ma la biodinamica non è questo, la biodinamica è fatta di grandi attenzioni, ricerca, rispetto di tempistiche, di temperature, pulizia maniacale di tutto ciò che viene a contatto con le uve e il vino, legni compresi, iniziando ad evitare così le micidiali proliferazioni di batteri acetici e lieviti Brettanomices che trasformano il vino in una vera e propria raccolta di problemi, primi fra tutti i noti difetti olfattivi che ricordano la stalla, il pollaio e vari sudori animali. Produrre biodinamico è sicuramente meno scontato ed anche di grande soddisfazione spirituale e benessere fisico.

Principi, filosofie produttive, intenti, passione e amore nei confronti dell’agricoltura e della vite hanno portato Luca D’Attoma, ad essere considerato uno dei principali artefici dei grandi vini nazionali e non solo, visto che le sue consulenze spaziano in Italia, Francia e Spagna. Il suo modo di essere, amabile ma non troppo, determinato e caparbio gli ha permesso di imporre in tante occasioni il suo modo di concepire il vino, con i risultati che tutti conosciamo.

La W.E.C. fondata nel 1999 è la sua azienda di consulenza per la gestione della viticoltura ed enologia dove è affiancato da Andrea Lupi un professionista molto capace che cura tutti gli aspetti della produzione con il quale vivono una vera e propria simbiosi di intenti.