Uno dei problemi principali quando si studia un argomento nuovo è che tutto sembra importante e che, quindi, tutto debba essere ricordato. Ciò accade appunto perché si tratta di un soggetto sconosciuto, ragion per cui non abbiamo ancora elaborato criteri di selezione e, soprattutto, gerarchizzazione delle conoscenze.

Una delle principali (ma non la sola) differenze tra un esperto e un principiante in ogni settore dello scibile, è che l’esperto sa categorizzare ogni nuova nozione che egli apprende relativamente al suo ambito di ricerca. Altrimenti detto, il principiante prima ancora che memorizzare le “cose” in loro stesse, dovrebbe preoccuparsi di creare delle “scatole concettuali”, cioè delle categorie (il termine non è da intendere in senso filosofico, semmai più nel senso in cui viene inteso dagli psicologi cognitivisti, cioè come un insieme di “oggetti” che hanno caratteristiche simili, oppure che hanno caratteristiche simili a un altro oggetto che funge da “modello”, da parametro). A tal riguardo ho elaborato uno schema/mappa mentale.

Una delle prime cose da fare quando si affronta lo studio di un nuovo soggetto è quindi quella di creare i contenitori in cui raccogliere le nozioni che apprendiamo via via che procediamo nella lettura. In un certo qual senso ricorrono i criteri delle associazioni mentali, primo tra tutti quello della similarità. Le categorie concettuali dello studio devono raggruppare “nozioni, “idee” simili. Ancor più importante è però identificare con precisione in cosa consista questa “similarità”. Ad esempio, se devo raggruppare dei vestiti in varie categorie potrò farlo in base al tessuto (cotone, lana, sintetico, ecc.), all’uso (pantaloni, calzini, camice, maglioni ecc.) o al colore. In maniera simile quando studio procederò con le idee. Poniamoci quindi sempre la domanda: “Questo concetto a cosa posso collegarlo, in quale categoria posso includerlo?” A volte non dobbiamo neppure “creare” nuove categorie, perché ce le abbiamo già. Se siete al liceo e dovete studiare la filosofia di Hume, categorizzatelo innanzi tutto come scettico. La categoria “scetticismo” dovreste infatti averla già acquisita, avendola imparata nel corso di studi precedente. Poi usate la categoria “empirismo”, ed anche quella dovrebbe essere acquisita con Locke che, generalmente, si studia prima di Hume. A sua volta l’idea di scetticismo la colleghiamo all’idea di non poter arrivare a una conoscenza “assoluta”, “completa” e così via. Si tratta, in altri termini, di fare attenzione a cose che si conoscono già e di inserire quelle nuove in questi “vecchi contenitori”. Se sappiamo che Hume era uno scettico e sappiamo che uno dei capisaldi teorici dello scetticismo moderno è mettere in discussione il valore di verità dei rapporti “causa-effetto”, unendo scetticismo e “Hume” possiamo attribuire questa teoria a questo filosofo. A parità di nozioni “apprese”, così sappiamo una cosa in più semplicemente collegando le due precedenti tra loro.

La categorizzazione aiuta a fare ordine, a disporre, ordinare le conoscenze nei corretti e appropriati rapporti. Inoltre, essa consente di gerarchizzare i concetti; infatti, inserire una nozione all’interno di un gruppo di altre nozioni in cui una o più fungono da parametro, significa porre le conoscenze su più livelli gerarchici di importanza o, comunque, di rilevanza. La categorizzazione è utile anche per fare distinzione tra le “cose”. Suddividere è, come noto, uno dei sistemi principali per fare ordine. Ciò che sto qui proponendo non è niente’altro che riportare nello studio, un’operazione che facciamo quotidianamente nelle più disparate attività. Quando dobbiamo fare ordine in un armadio, come procediamo? Separiamo i pullover dalle camicie, le giacche dai pantaloni, i calzini dalle t-shirt e così via. Selezionare è un’altra attività fondamentale nello studio, soprattutto se ci sono tante cose da imparare. Essa non sarebbe possibile se noi non fossimo in grado di categorizzare mentalmente gli oggetti e i concetti. Selezionare permette inoltre di “scartare” tutte le cose che sono ricavabili per deduzione (o, in altri casi, per induzione).

La mente umana tende a fare economia e, anche per questo, molte cose le dimentichiamo. Nel caso in cui decidiamo di non ricordare qualcosa perché possiamo sempre ricavarla tramite ragionamento, dobbiamo però aver ben presente il processo logico con cui, in un secondo tempo, intendiamo ricavarla. Anche su questo argomento ho elaborato uno schema che espone in forma riassuntiva il concetto. In definitiva, saper ordinare le informazioni è un’attività complessa alla cui base si trovano molte abilità cognitive (categorizzare, selezionare, scartare, focalizzare ecc.) che, al loro volta, possono essere alla base di altri criteri didattici.