Il 19 dicembre 1940 i nazisti invasero la Francia.
Molte case di moda furono costrette a chiudere i battenti e con la serrata generale s'interruppe il flusso di idee che dalla capitale francese si diffondeva in tutto il mondo.

Al di là dell'Atlantico ci si pose il problema di una recessione dei consumi dovuta all'assenza del mercato europeo e delle sue esportazioni.
La moda americana era fortemente influenzata da quella parigina e questa chiusura gettava ombre sul futuro economico del settore.

I potenti sindacati e i produttori di abbigliamento si concentravano a New York City, città centrale per il fashion statunitense, che impiegava circa 85000 persone.
A quel tempo si temeva che le donne smettessero di comprare abiti perché privi della loro fonte di ispirazione e che di conseguenza l'industria crollasse insieme ai profitti.

Julius Hochman, vice presidente dell’ILGWU (International Ladies Garment Workers Union), uno dei primi sindacati del settore, ebbe l'idea di redigere un contratto, rivolto ai produttori di abbigliamento, nel quale s'impegnavano a versare una royalty al sindacato su ogni unità prodotta dalle loro manifatture.
Queste percentuali dovevano finanziare un nuovo organismo, creato il 9 marzo 1941, per promuovere la produzione locale: il “New York Dress Institute”.
Gli aderenti apponevano sui loro prodotti l'etichetta: “New York Creation”.

Questo ente mirava a fare di New York l'indiscussa capitale della moda.
Inglobava le principali aziende produttrici di vestiario e le promuoveva nel mondo, con un sistema inedito.

A rafforzare il concetto, il 7 luglio del 1941, il sindaco di New York, Fiorello La Guardia, proclamò la città centro della moda internazionale.

In tale contesto, nel giro di due anni, maturò l'idea di fare sistema attraverso la forza propulsiva di una presentazione unitaria dello stile vestimentario legato alle stagioni.

Viene così ideato un calendario di proposte da svolgersi due volte l'anno, dettato dal clima.
I nomi conclamati della moda americana si trovarono così calendarizzati, in sequenza cronologica, in un'unica settimana.

Nasce, per la prima volta, il concetto di “Settimana della moda”.
Creato dalla PR Eleanor Lambert, considerata la madre della Fashion Week, e all'epoca direttore stampa del New York Dress Institute, andò in scena con il titolo di The First Annual Fashion Press Week nella “Grande Mela”, il 19 luglio del 1943.

Nel 1962, sempre per mano della Lambert, viene fondato il CFDA (The Council of Fashion Designers of America) che oggi comprende 450 nomi del fashion system e che di fatto sostituì il New York Dress Institute.

L'osservazione delle proposte della produzione degli atelier newyorchesi, in un'unica soluzione, sosteneva la visione unitaria di un concetto di stile americano, ma anche di fashion system.
Da questo modello si sono costituite le 4 principali settimane della moda internazionale meglio note come:“Big Four”.

La settimana di Parigi, nata nel 1945, per volontà della Chambre Syndicale de la Haute Couture Parisienne e modificatasi e arricchitasi di eventi, nel 1973, sotto l'egida della neo nata Fédération Française de la Couture.

La settimana della moda di Milano, nata nel 1958, per volere della Camera Sindacale della Moda Italiana, divenuta nel 1962 Camera Nazionale della Moda Italiana.

La settimana della moda di Londra, nata nel 1983, attraverso l'azione del British Fashion Council.

Lo stesso Giovanni Battista Giorgini si è ispirato al metodo Lambert per le prime manifestazioni collettive del Made in Italy: da Villa Torrigiani, il 12 febbraio del 1951, alla Sala Bianca di Palazzo Pitti, sia per le sartorie che per la moda boutique.

Il nome di Eleanor Lambert rimane indissolubilmente legato allo stile e la sua forza espressiva. Già nel 1940 aveva lanciato la prima classifica dei meglio vestiti a livello internazionale: “International Best Dressed List”. Questa lista era una vera rivoluzione perché poneva su di un vetrino l'immagine del bel mondo a tutto tondo.

Inizialmente criticata e snobbata, questa piramide dell'eleganza, divenne fonte di giudizio imprescindibile e arbitro dello stile. Personaggi del calibro di Elisabetta II, Cary Grant, Gloria Guinness, Mona von Bismark, Lauren Bacall, la Duchessa di Windsor, entrarono nell'empireo dei meglio vestiti di questo nuovo Olimpo.

Partendo dalla comunicazione di artisti del calibro di Isamu Noguchi, Jacob Epstein e Jackson Pollock, come capo ufficio stampa per il Whitney Museum of American Art, la Lambert, ha raggiunto la moda. In essa ha travasato l'esperienza espressiva di un “bello” che fa sistema e raggiunge la fama temporale della divinizzazione di un mondo attraverso la sua visione eclatante.

Le presentazioni fisiche delle passerelle, e quelle ideali delle immagini patinate, sono la storia della pagina del corpo fisico dell'uomo che attraverso questa PR americana, ha avuto una svolta narrativa. La proposta collettiva dei vari nomi e testimoni che punteggiano il panorama dello stile, concentrata nel tempo e nello spazio, ha tracciato un nuovo corso nella comunicazione di settore.

Eleanor ha precorso i tempi di un racconto che ci lega alla tangibile emozione di rappresentarci insieme. Ha saputo fare squadra per tracciare le orme di un universo, e del suo verbo, facendolo emergere da un possibile oblio.

Oggi si parla di digitalizzazione senza uscire dalla calendarizzazione. È ancora il tempo a governarci nella tangibile esperienza della vita.

Ore... giorni... “settimane”...?

Metodo Lambert.