“L’untore! dagli! dagli! dagli all’untore!” così recita un passo de I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Chi non lo conosce? Ma ne I Promessi Sposi si racconta anche l’assalto e il saccheggio al forno delle Grucce a Milano, durante la carestia del 1628, a causa del rincaro del pane a cui assistette anche il protagonista del romanzo Renzo Tramaglino.

In un momento come questo, ci sarebbe da temere più che la diffusione del Coronavirus da parte di un possibile “untore” uomo o animale che sia, l’assalto al forno. Ovviamente in senso metaforico, dal momento che oggi disponiamo di cibo molto più del necessario e non ci solleveremmo per l’aumento del prezzo del pane, non come a quei tempi. Si tratterebbe piuttosto di una psicosi collettiva che va al di là della pura e semplice paura di essere contagiati da un virus che, è vero, potrebbe essere anche mortale, ma dalla paura degli altri, una paura che ci costringe a stare isolati a casa tra pareti e apparecchi domestici, il più infernale di tutti la televisione che, approfittando del disagio delle persone in questo momento, ci dice bonariamente: rimbecillitevi il più possibile perché fa bene alla salute!

Gli animali, e chi li conosce lo sa bene, sono migliori degli uomini. Non ci aggrediscono deliberatamente, non ci odiano, anzi spesso si mettono al nostro servizio con fedeltà e amore fino alla morte e, per saperlo, non è necessario rifarci al cane di Ulisse, Argo, ma alla nostra quotidianità quando condividiamo la nostra vita con un animale domestico: un cane, un gatto, un cavallo o un asino. Questi non sono luoghi comuni, ma verità evoluzionistiche. Importante è rifletterci sopra e conoscere, non tanto la storia evolutiva degli animali domestici, ma soprattutto quella nostra, perché è più complessa di tutto il regno animale. Gli animali hanno una loro cultura, le loro abitudini che possono essere come le nostre. Risolvono situazioni con quello che hanno a disposizione, senza molti problemi, da milioni di anni, cioè con intelligenza, cognizione e coscienza, mentre noi esseri umani utilizziamo questi stessi strumenti da non più di 150-200 mila anni: un piccolo lasso di tempo se pensiamo alla storia evolutiva di tutte le specie animali. Questa è la differenza sostanziale tra noi e loro, per non parlare degli animali a noi più prossimi, con cui il confronto è ancora più facile perché apparvero sulla Terra tra 7 e 11 milioni di anni fa, cioè le scimmie antropomorfe (scimpanzé, orango e gorilla).

Chi lavora con gli animali, sa benissimo di che cosa si sta parlando, con la convinzione che tutte queste creature dovrebbero meritare di più la nostra attenzione, di non essere trattati come esseri inferiori con cui poterci fare tutto, per esempio, allevarli in batteria, farli crescere in fretta, magari con gli ormoni, poi ucciderli e mangiarseli, come in una fabbrica che produce pasticcini. Infatti, in questo modo noi esseri umani stiamo divorando letteralmente il mondo senza accorgercene. Le cause fondamentali del nostro declino possono essere infatti addebitate alla distruzione dell’ambiente, all’eccessivo consumo di carne, alla industrializzazione ad ogni costo, al PIL (Prodotto Interno Lordo), alla crescita, all’abuso di antibiotici, alla produzione di vaccini in sovrabbondanza, in sostanza ad una accelerazione spaventosa del cosiddetto progresso. Tutti lo sappiamo, ma non facciamo niente, o poco, per cambiarne il corso.

Gravi pericoli per gli animali

Veniamo al punto, soprattutto in un momento come questo, in cui l’umanità sta correndo dei gravi pericoli a causa di un virus. La domanda allora è: cosa c’entrano gli animali con questa storia. C’entrano moltissimo, purtroppo, e non per loro volontà o desiderio di essere coinvolti. Non tutti sanno, ad esempio, che nella ricerca sull’AIDS, qualche decennio fa, in laboratorio, sono stati “sacrificati” migliaia e migliaia di scimpanzé (Pan troglodytes) per la produzione di un vaccino contro l’HIV senza arrivare da nessuna parte, nessun risultato efficace a fronte di spese governative e anche private inverosimili, milioni e milioni di dollari. Come se non bastasse gli scimpanzé sono stati accusati di averci trasmesso il virus dell’HIV. Una notizia probabilmente infondata su cui però lasciamo agli scienziati la parola, anche se, non bisogna mai dimenticare che la scienza, pur essendo neutra, è svolta dagli scienziati che spesso non sono neutri affatto. Esiste, perché no, anche lo scienziato mediocre e che non pensa quasi mai da solo. Delega il suo pensiero alle istituzioni, private o pubbliche che siano, che lo pagano e che gli dicono “sottovoce” all’orecchio di fare quello che deve fare, se vuole far carriera. Gli scienziati seri sono quelli che, di fronte a domande importanti, ma che nessuno rivolge loro, come in questo caso, danno risposte fondamentali o che si ascoltano quando “i buoi sono già usciti dalla stalla”! Non si ascoltano mai quando fanno previsioni con delle concrete basi scientifiche e questo è proprio il caso del Coronavirus. Questa pandemia era stata prevista con molta probabilità, quasi certezza, più di cinque anni fa, esattamente nel 2015, ma nessuno ascoltò e prese sul serio la cosa. Il fatto strano è che questa previsione sia stata fatta nello stesso anno in cui ci fu la Conferenza di Parigi sul clima, con buoni propositi, i più importanti, quello di mantenere nei prossimi anni l’aumento medio della temperatura del Pianeta al di sotto dei 2 °C, di ridurre il gas serra e l’emissione di CO2 di almeno il 40% entro il 2030; tutte buone intenzioni, poi regolarmente non mantenute.

Nessuna autorità ha pensato di prepararsi a questo evento drammatico, a prendere le dovute misure. Tra l’altro, molti ricercatori, ma non solo loro, ritengono che la diminuzione delle nostre difese immunitarie naturali che ci rendono più sensibili ad alcuni virus, dipendono principalmente dall’inquinamento e dalle condizioni in cui abbiamo ridotto il nostro Pianeta, cioè sull’orlo del collasso.

Nel caso del Coronavirus, però, gli untori, chissà perché, questa volta non sono le scimmie, scimpanzé in particolare. Sono stati lasciati in pace nel loro ambiente naturale in continuazione distrutto dall’uomo. Tra un decennio, se volessimo vedere le scimmie antropomorfe potremmo farlo solo negli zoo o bioparchi, come li chiamano adesso, non nel loro ambiente naturale che tra breve non esisterà più! Questa volta la sorte li ha aiutati. Gli untori non sono loro, forse sono dei pipistrelli, senza riflettere sul fatto che la trasmissione di organismi patogeni, non è a senso unico. Esiste una zoonosi inversa, in cui siamo noi uomini a trasmettere malattie infettive, anche gravi, ad altre specie animali. Tra questi organismi patogeni umani molto pericolosi, ci sono, per esempio, lo Staphylococcus aureus, il Cryptosporidium parvum e altri ancora, che possono essere letali per gli animali a noi più vicini, per esempio, buoi, maiali, pecore, pollame, eccetera, che sottoponiamo ad allevamento intensivo. È vero, serbatoi naturali del Coronavirus, potrebbero essere, come dicono molti scienziati, furetti, pangolini, zibetti, e soprattutto pipistrelli. Non si nega, ma, in questo caso, come in molti altri, è doveroso il condizionale. Infatti, il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, dice che con molta probabilità ci sia un’origine animale del contagio da Coronavirus, ma come in effetti l’epidemia sia iniziata non è ancora chiaro. Ad esempio, per quanto riguarda l’Ebola, che ancora uccide in Africa, non c’è nessuna prova scientifica che il virus sia passato dalle scimmie all’uomo e non esistono nemmeno prove che dimostrino il contrario. Poi, dal momento che stiamo parlando di ipotesi, non potrebbe essere successo che l’uomo, il virus dell’Ebola l’abbia passato alle scimmie e che poi le scimmie l’abbiano modificato e rispedito al mittente e con più virulenza?

Insegnamenti

Ralph Bunche, che nel 1948 fu mediatore di pace per le Nazioni Unite nel conflitto palestinese tra Israele e gli Stati Arabi e che per questo fu insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1950, una volta, in un discorso, esordì in questo modo: “Non dobbiamo mai perdere la nostra fede nella potenziale capacità dell’uomo di agire per il meglio”. Sembrerebbe una frase retorica, ma nella realtà, parlando di “potenziale capacità”, Bunche ci volle suggerire che dobbiamo sfruttare di più le nostre capacità intellettive e cognitive interiori per affrontare i problemi del nostro Pianeta, cambiando i nostri comportamenti, soprattutto quelli alimentari, che ci stanno portando sull’orlo del collasso.

Spesso non pensiamo al fatto che molti animali, soprattutto scimmie, che ora accusiamo di averci trasmesso delle malattie, grazie al loro “sacrificio” sono state debellate malattie molto pericolose per l’uomo, per esempio, la tubercolosi e la febbre reumatica. Sono state sfruttate per produrre antibiotici e vaccini, per esempio, quello contro la poliomielite che stava diventando un flagello per l’umanità intera, ma nessuno se lo ricorda e nemmeno si ricorda che le scimmie sono servite anche per la produzione del vaccino contro l’epatite B.

Dobbiamo radicalmente cambiare il rapporto che noi uomini abbiamo con gli animali. Altro che untori, sono i nostri salvatori e non ce ne rendiamo conto. Le industrie biochimiche e farmaceutiche senza di loro non esisterebbero. I nostri bisogni sanitari stanno aumentando al punto che in alcuni Paesi, soprattutto negli Stati Uniti, in Germania e in Giappone, si sono creati dei centri per far riprodurre alcune specie di scimmie in cattività. Questo eticamente potrebbe essere messo in discussione, ma resta il fatto che senza di loro non saremmo andati da nessuna parte.