Dopo lo straordinario successo di Marina Abramovic, Palazzo Strozzi celebra un’altra artista donna. E come ha sottolineato Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi: “Natalia Goncharova è una delle principali figure femminili delle Avanguardie del primo Novecento, capace di imporsi a livello internazionale con una produzione poliedrica e originale che ha saputo unire il linguaggio della tradizione russa e le istanze del modernismo occidentale. L’esposizione1 propone un’immersione nel mondo di un’artista in grado di unire culture diverse in modo fortemente anticonformista e spesso provocatorio. Il progetto è realizzato grazie alla sinergia con la Tate Modern di Londra, confermando la vocazione di palazzo Strozzi nel creare progetti originali di livello e qualità internazionali in dialogo con le più importanti istituzioni culturali mondiali”. Per Ludovica Sebregondi, la curatrice della versione italiana della mostra: “Dedicare una mostra a Natalia Goncharova assume un significato particolare non solo perché sottolinea il ruolo trainante che l’artista ha avuto nell’ambito delle Avanguardie, ma anche per dar conto della sua capacità di esplorare stili diversi, riuscendo poi a ricondurli alla propria visione del mondo. Uno spirito anticonformista, il suo, ma discreto, tenace, tanto da essere stata, in Russia, la prima donna a dipingere nudi, a essere colpita dalla censura per opere a tema religioso, a esibirsi nei cabaret, a mostrarsi nei luoghi più eleganti di Mosca con il volto decorato. Il suo nome in ambito teatrale è leggendario, suoi dipinti hanno raggiunto quotazioni da primato nelle aste, adesso è il momento che la sua opera, in toto, venga conosciuta anche al grande pubblico”.

In una sorta di viaggio tra la campagna russa dove è cresciuta, Mosca dove si è formata e Parigi dove ha scelto di vivere, la mostra racconta la straordinaria vivacità di una vera e propria enfant terrible delle Avanguardie in un percorso che ospita 130 opere in prestito da musei russi come la Galleria Tretyakov di Mosca e il Museo Statale Russo di San Pietroburgo e dalle collezioni della Tate, della National Gallery, della Estorick Collection e del Victoria and Albert Museum di Londra. I co- curatori dell’esposizione di Firenze vengono dalle Tate Modern e sono Natalia Sidlina con il collega Matthew Gale. Per Natalia Sidlina: “È stata una delle artiste tra le più speciali e innovative dell’Avanguardia russa e la sua produzione traccia influenze e trascende i movimenti artistici del primo Novecento. Il suo lavoro è stato incluso in molte mostre collettive nel Regno Unito e in tutto il mondo ma la cosa che va notata è che questa è solo la seconda grande mostra del suo lavoro organizzata al di fuori dalla Russia”. E aggiunge: “Dopo tanti anni di ricerca siamo stati felici di organizzare questa mostra alla Tate Modern la scorsa estate e per la prima volta abbiamo collaborato con i colleghi di palazzo Strozzi e con i colleghi dell’Ateneum Art Museum di Helsinki dove la mostra si sposterà all’inizio del prossimo anno”.

La curatrice italiana Ludovica Sebregondi entra nel dettaglio della grande retrospettiva: “È stata pensata come un racconto e inizia il percorso con una sua biografia per immagini così riusciamo a conoscerla e a seguirla dalla campagna russa, a Mosca fino all’Europa. E, come recita il sottotitolo della mostra fiorentina, quelli che sono stati i suoi debiti agli artisti della modernità da Gauguin a Matisse fino a Picasso”. Ma il suo mondo è la Russia più profonda e l’allestimento è pensato proprio per dare un’idea di grande allegria con sale coloratissime e carte da parati riprese dalle illustrazioni che Natalia aveva fatto per dei romanzi russi. E poi i tre video curati da Federica Rossi che, come spiega la curatrice Sebregondi: “Fotogramma per fotogramma richiamano i quadri esposti nelle sale come se i quadri prendessero vita”. Le sale grigie sono quelle dedicate agli artisti con cui l’artista si è confrontata o scontrata e le sale colorate parlano invece di lei, della sua vita in Russia fino al 1915, della grande mostra del 1913 e uno spazio dedicato alle opere sacre dimostra la forza straordinaria di questa donna che ha saputo imporsi in un momento in cui alle donne era proibito dipingere immagini sacre. “Il suo mondo sospeso tra Oriente e Occidente, un mondo sospeso anche tra quello che era stata la tradizione religioso ortodossa”. I rapporti con il teatro sono ben in evidenza e, in particolare, la sua collaborazione importantissima con Diaghilev, dal 1914 fino al 1929. “È una Natalia sospesa tra passione e compostezza e il qualche modo l’allestimento l’ho vuole far capire”. Divide la sua vita tra la Russia e dopo la Russia. Più avanti, una sala è dedicata al Modernismo, l’apporto di Natalia e del suo compagno Mikail Larionov, una vita in cui si sono aiutati a vicenda, con un rispetto reciproco. E segue il rapporto con il Futurismo letterario russo e il contrasto profondissimo con quello che era il Futurismo italiano. La mostra si chiude con un’altra sala coloratissima che ci parla del dopo la Russia, del suo guardare al mondo spagnolo, del suo trasferire quello che era stato il folclore russo nel mondo spagnolo dove ne cambia completamente i colori che risultano molto più smorti. La mostra si chiude sul grandissimo paravento fiorito e primaverile che la Goncharova aveva realizzato per una mecenate americana.

1 Natalia Goncharova, una donna e le Avanguardie tra Gauguin, Matisse e Picasso: Palazzo Strozzi 28 settembre 2019-12 gennaio 2020.