È stata recentemente presentata a Milano, durante la Fashion Week, la nuova collezione di gioielli della giovane designer italiana, Gala Rotelli. Romantica, sinuosa ma allo stesso tempo architettonica, la sua collezione, Lux Lucis, è già diventata oggetto di desiderio per molti.

Abbiamo incontrato Gala nel giardino del suo studio, durante la presentazione e le abbiamo chiesto di svelarci come nascono queste sue creazioni. “La luce mi ha sempre interessato per la sua capacità di cambiare in relazione ai materiali che incontra. Si riflette su materiali specchianti come il metallo, si rifrange con il vetro. Mio padre inoltre è un artista e spesso crea installazioni luminose, quindi in un certo senso è sempre stata nel mio DNA, ma mi piace soprattutto pensare alla luce come una luce interiore, che ognuna di noi possiede e che rappresenta un sogno, un talento, un’idea”.

Il talento e la passione di Gala, dopo anni di studio tra l’Italia e l’estero, sono indiscutibili data la bellezza dei suoi gioielli che crea come delle vere e proprie opere d’arte: “I gioielli a cui sono più affezionata sono gli orecchini Monet, dedicati alle Ninfee e prodotti a novembre 2016, e la collana e gli orecchini Degas, che si ispirano ai tutù delle sue ballerine, che sembra fossero disegnati con la luce”. Certamente essere cresciuta in una casa d’artisti ha aiutato la giovane designer ad avere le idee chiare fin da bambina e a capire che in questo lavoro è importantissimo un dialogo continuo tra il progettista e l’artigiano, che si riflette poi in funzionalità negli oggetti d’uso quotidiano o indossabilità nei gioielli e accessori.

“A 13 anni ho incontrato la scrittrice e saggista Fernanda Pivano, che era un’amica di famiglia. Mentre mi parlava della Beat Generation vedevo le sue mani muoversi e dar vita ai numerosi anelli che indossava, alcuni di essi erano stati disegnati dal suo ex marito, Ettore Sottsass, uno dei miei artisti preferiti. Anni dopo, visitando il Musée des Arts Decoratifs di Parigi, durante un corso alla Parsons, mi soffermai nell’area dedicata al gioiello scoprendo che non si trattava soltanto di oreficeria e di pietre preziose”. Questi eventi ed avvenimenti hanno portato Gala a creare il suo primo brand Made in Italy nel 2015, rappresentazione eccellente della qualità del saper fare, unita anche alla volontà di creare networking femminile tra giovani designer, accomunati dal desiderio di progettare eccellenza. “Per me è molto importante il dialogo con altri giovani designer e anche con il mondo Food & Wine, presente sul territorio italiano tanto quanto il design e l’artigianato, di cui mi occupo con passione da diversi anni. Questo il motivo per il quale la nuova collezione è stata celebrata con le bottiglie 18k gold della Cantina Sensi Vini”.

Sicuramente il patrimonio italiano, ricco di cultura, artigianato e di millenaria bellezza ha supportato l’artista nelle sue decisioni, ma soprattutto il potente fascino di una città scrigno come Milano, ricca di gioielli architettonici fantastici e progettisti e personaggi illustri, ha guidato nella scelta dei dettagli. “La linea di bracciali Luce si ispira per esempio sia ai giochi luminosi che faceva Bruno Munari con le torce, che al neon di Fontana appeso all’ultimo piano del Museo del ‘900”.

Incuriositi dai materiali utilizzati, abbiamo chiesto a Gala di descriverci il procedimento che si nasconde dietro ogni sua creazione: “Parto dall’osservazione, poi passo allo schizzo a mano e successivamente lo schizzo a mano diventa una cera o un disegno in 3D al computer, che viene poi stampato diventando una resina. Una volta stampata la resina è possibile studiare gli spessori e i volumi, se mi piacciono si passa poi alla fase di fusione e di rifinitura. In questa collezione ho affiancato bronzo placcato oro 24k e argento galvanizzato con colorazioni scure, in grado di creare contrasti cromatici”.

Contrasti che si percepiscono anche nel calibrato mix di innovazione e tradizione orafa, in grado di saper tramandare un sapere artigianale ma con uno sguardo rivolto al futuro: “È nata da poco la mia bambina, che ho chiamato Luce. Questa non è una dedica ma sicuramente è un augurio, vorrei che intorno a lei, crescendo, potesse vedere tante ragazze e donne che con caparbietà e speranza sono riuscite a trasformare desideri in realtà”.