Quali sono i tre aggettivi che descrivono la nuova collezione?

Senza tempo, iconica, versatile.
Senza tempo, perché non segue le mode: le attraversa. Ogni capo è pensato per durare e per essere amato stagione dopo stagione. Iconica, perché ogni dettaglio è pensato per lasciare il segno, per essere ricordato, per diventare parte del proprio stile, e perché custodisce un’estetica riconoscibile, fatta di dettagli che raccontano una femminilità contemporanea.
Versatile, perché si trasforma con chi la indossa, accompagnandola nei suoi giorni diversi: dalla luce del mattino fino all’eleganza di una sera d’estate.

Quali tessuti e palette di colore avete privilegiato?

Abbiamo scelto tessuti che non solo vestono, ma raccontano la femminilità attraverso la materia, privilegiando il raso in tutte le sue varianti: dal classico cento per cento seta, simbolo di eleganza assoluta, al raso stretch che esalta la silhouette con discreta sensualità, fino al raso jacquard e al martellato, che donano materia e movimento ai capi. A questi si affianca l’etereo crêpe de chine cento per cento seta, fluido e leggero come una carezza al tramonto.

Per la palette colori, ci siamo ispirati ai contrasti della natura estiva siciliana: dai toni ciliegia e amarena, intensi e vibranti, ai viola e aranciati del tramonto, che sfumano l’uno nell’altro come un cielo d’agosto. Accenti di verde brillante e blu cobalto portano freschezza e intensità, mentre tocchi di giallo lime o nuance più profonde donano ritmo e personalità ad ogni look. Una palette che è un viaggio tra luce, calore e carattere — come la donna Idda.

Idda vuole celebrare l’unicità di ogni donna con una eleganza senza tempo. In cosa si riconosce per voi l’eleganza?

Per me, l’eleganza è indipendente da ciò che si indossa. Non è mai solo nell’abito, ma nella donna che lo abita. È un’aura silenziosa, un modo di camminare nel mondo con grazia, sicurezza e autenticità. L’abito può suggerire, accompagnare, valorizzare, ma non crea eleganza, la rivela. Idda nasce proprio per questo: per dare quel tocco in più, per accompagnare ogni donna nel suo essere unica, senza mai sovrastarla. Idda veste questa eleganza con tessuti che durano, tagli che accarezzano, colori che parlano di luce e radici.

In un’epoca in cui si compra d’impulso e si cambia velocemente, il vostro brand non segue la fretta del consumismo ma si radica nella qualità, nella cura e nella scelta consapevole. Quali sforzi e sacrifici richiede questo tipo di scelta?

Immensi, immani, a tratti eroici. Perché quando scegli di non inseguire le tendenze ma di creare qualcosa che resti nuoti perennemente controcorrente e controvento. Ma io non so e non voglio fare altrimenti. Quello che mi muove è il desiderio profondo di dare vita a qualcosa che duri nel tempo, che accompagni una donna in momenti importanti, che non venga dimenticato dopo una stagione o venduto su un’app. Mi piace pensare che chi sceglie Idda non lo fa per seguire la moda di un momento, ma perché si è innamorata della storia che l’abito racconta, perché ha sentito un’emozione nascosta tra le pieghe del tessuto, perché la stampa le ha ricordato un luogo, un sogno, un desiderio. Idda nasce da questo: dalla voglia di lasciare un segno non solo nell’armadio, ma nell’anima.

Salvator Dalì nella sua opera “La persistenza della memoria” tentava di comunicare che la percezione umana del tempo cambiava a seconda dell’umore e delle azioni e indicava nella relatività del tempo la sua caratteristica principale, insieme alla fluidità e alla liquefazione. Per Idda che valore ha la persistenza della memoria?

Bella domanda, che tocca le radici più profonde del nostro lavoro. La persistenza della memoria per noi è il filo invisibile che collega passato e presente, emozioni e creatività, ricordo e rinascita. Ogni disegno, ogni stampa nasce da un ricordo vivido, quasi palpabile. Prendi, ad esempio, la stampa con fondo marino: non è solo un pattern, ma la traduzione artistica dei fondali che da bambina ho esplorato con maschera e pinne. Quell’universo sommerso, fatto di silenzi, luci filtrate e colori intensi e creature marine, rivisto attraverso uno sguardo maturo e consapevole. La persistenza della memoria è quindi alla base del nostro lavoro: è ciò che rende ogni capo unico, perché porta con sé non solo un design, ma un pezzo di vita, un frammento di anima.

Dal XIV secolo in Europa divenne di uso comune stampare le fantasie sugli abiti. Le vostre stampe e i vostri modelli sono frutto di un’attenta ricerca e selezione, con una cura particolare per ogni singolo dettaglio. Come mai avete deciso di utilizzare questa tecnica e quali le stampe che vedremo per questa nuova collezione?

Perché, a un certo punto, mi ero stancata di indossare abiti che non mi somigliavano, che non dicevano nulla di me e che mi omologavano a tutto il resto del mondo. Volevo capi che raccontassero una storia. La mia storia. Le stampe sono diventate il linguaggio visivo con cui ho scelto di esprimermi: sono personali, intime, radicate. Ogni fantasia è pensata per evocare profumi di casa, bagliori di sole, riflessi di mare e salsedine sulla pelle. È un legame profondo con la mia terra, che rinasce ad ogni collezione con forme nuove, colori vivi e suggestioni che parlano di femminilità e libertà.

Lavorare con le stampe richiede una cura maniacale: dalla progettazione del disegno, al posizionamento su carta modello, fino al taglio — che è fatto rigorosamente a mano — ogni dettaglio dev’essere perfetto. Ogni porzione di disegno è concepita per diventare una parte ben precisa dell’abito. Nulla può essere lasciato al caso. E qui entra in scena la pazienza e la bravura delle nostre modelliste e sarte: vere sante donne, che trasformano visioni in realtà, rendendo possibile la magia finale. Non posso svelare tutto ma vi anticipo che i fiori non mancheranno, perché io sono cresciuta in una terra in cui fiori e mare si intrecciano. E ogni fiore che scelgo ha una memoria, un profumo, un significato. Ci saranno colori intensi, vibrazioni mediterranee e una bellezza che vuole resistere al tempo.

La sua stampa preferita?

Domanda difficilissima! Impossibile sceglierne una sola… Forse la mia stampa preferita è quella che devo ancora creare, quella che vive in un angolo della mia mente e aspetta il momento giusto per nascere. Ma se dovessi scegliere, oggi direi che porto nel cuore due stampe in particolare: la stampa barocca e la stampa marina. La stampa barocca nasce da un amore viscerale per la mia terra, per la Sicilia dorata e teatrale che ho sempre avuto negli occhi. Ricordo una gita da bambina a Noto, con i miei nonni, in “un’epoca” in cui le macchine fotografiche avevano ancora i rullini. Mio nonno raccontava sempre che, appena arrivati, avevo già finito tutto il rullino: scattavo senza sosta, incantata da quelle architetture dorate, dalle facciate scolpite, dai balconi che sembravano ricami sospesi nel sole.

Quei colori, quei dettagli, quel senso di meraviglia, oggi vivono nella stampa, rivisitati con lo sguardo di una me adulta, ma con lo stupore intatto della bambina che ero. La stampa marina, invece, è più intima. È l’infanzia. Le estati infinite passate a esplorare i fondali con maschera e pinne, a cercare stelle marine conchiglie e ricci, con la pelle salata e le dita raggrinzite. Era il mio mondo marino, silenzioso e colorato. Quei fondali, quei giochi di luce, quei silenzi azzurri pieni di vita… oggi li disegno con la memoria, ma li sento ancora addosso, e li ho trasformati in una stampa che è insieme poesia del mare e nostalgia felice, per portare con me quel senso di libertà ogni volta che creo un abito.

Facciamo un gioco: io le nomino delle città siciliane e lei mi indica quale disegno/stampa le rappresenterebbe al meglio. Palermo? Catania? Taormina? Agrigento? Noto? Siracusa? Messina?

Bellissima domanda. Ogni città siciliana ha un’anima diversa, e per me ogni anima merita un disegno unico, come se la stoffa potesse raccontarne l’essenza. Ecco cosa vedo quando chiudo gli occhi e penso a loro:

Palermo: è la Sicilia per antonomasia, l’immagine che affiora subito alla mente. A Palermo dedico la stampa mosaico con cornice barocca Idda, ispirata ai mosaici bizantini, ai colori dorati e profondi della Cappella Palatina. Una stampa ricca, opulenta, come l’anima della città.

Catania: qui domina l’Etna, con la sua potenza viva e i contrasti estremi. Catania per me è una stampa su fondo animalier bianco e nero con, foliage lussureggiante e sterlizie – fiore forte, deciso, fiero. È la bellezza che sboccia tra le ceneri, la vita che non si arrende.

Agrigento: è la poesia dei fiori di mandorlo che esplodono come neve rosa tra i templi antichi. A lei dedico una stampa delicata, fiori leggeri e romantici, pennellati a mano, che sanno di primavera eterna e di bellezza semplice.

Siracusa: per me è Ortigia, bianca, luminosa, scolpita nella famosa pietra chiara. La sua stampa? Un abito che gioca con fiori acquerellati nei toni dell’ocra e del viola, come le luci calde del tramonto sulle sue vie antiche.

Noto: la culla del barocco. Ma non quella barocca scontata… la mia Noto indossa una stampa rivisitata: righe amarena incorniciate da barocco cobalto, un contrasto forte, vivo, teatrale. Come lei.

Messina: la mia città. Il mare che ci ha viste nascere. Lo Stretto, con le sue leggende e le sue sirene. Messina è la stampa con fondale marino, un inno alla profondità, al mistero, alla nostalgia blu.

Taormina: la lascio per ultima perché è luogo del cuore. Per lei c’è la stampa azulejos, un intreccio di disegni tipici, fiori leggeri, pennellate di colore su una greca elegante. È il mio omaggio alla bellezza che toglie il fiato.

Ogni vostra creazione è espressione della grazia e della personalità della donna moderna, che celebra la sua unicità e la sua bellezza senza tempo. Nell’antica Grecia, la bellezza classica era quella ideale, perfetta, che si poteva trovare solo nel mondo divino e non in quello terreno. Come siete riusciti a conciliare la classicità con la modernità?

Forse col buonsenso. Dosando, misurando, evitando l’eccesso. Perché, alla fine, è tutta una questione di equilibrio: tra forma e funzione, tra emozione e razionalità, tra sogno e concretezza. Abbiamo reinterpretato la bellezza classica in chiave contemporanea, con uno sguardo rivolto al quotidiano, alla donna reale. Quella che sceglie chi essere ogni giorno, che ama esprimersi con stile ma non si traveste. Lo facciamo: dosando le stampe, affinché ogni disegno racconti senza urlare; scegliendo i colori con consapevolezza, cercando armonie visive e vibrazioni emotive; disegnando modelli pensati per durare, nel tempo e nello stile, con tagli femminili ma mai artefatti. Crediamo che la modernità stia proprio nel non cercare la perfezione, ma la coerenza. Nel non inseguire i trend, ma scegliere cosa ci rappresenta davvero. E così, tra un drappeggio greco e un jersey elasticizzato, tra un richiamo barocco e un taglio minimal, nasce Idda. Un ponte tra ieri e oggi, tra la dea mitologica e la donna reale. Che poi, a ben guardare, spesso coincidono.

Nel Seicento con lo storico d’arte Giovanni Pietro Bellori nasce un’estetica del bello che conferisce all’arte una posizione autonoma, tra l’ambito naturale e quello divino, riconoscendo alla Natura un ruolo fondamentale di ispirazione. Il traguardo della bellezza veniva quindi raggiunto attraverso una serie di tappe ponderate in cui l’artista ispirato dalla natura trovava il suo percorso che lo portava ad eseguire la sua opera finale. Nei suoi anni e nella sua ricerca artistica da stilista, quali sono state le sue fonti di ispirazione?

Ti posso dire con assoluta certezza che oggi la mia più grande fonte di ispirazione sono le mani. Quelle mani che lavorano i miei tessuti. Che stendono, che tagliano, che cuciono. Potrei perdermi a guardarle per ore: raccontano più di mille parole, sono danza e devozione insieme. Sono radici e futuro. Ma all’inizio — quando Idda ancora non esisteva, e io ero solo una ragazza in cerca del suo linguaggio — l’ispirazione era la strada. Facevo un lavoro di ricerca folle, instancabile. Non c’erano i social, non c’era Pinterest né Instagram. Solo i mercati, i viaggi in treno, i volti per strada, le vetrine piene di sogni. Era tutto più lento, ma anche più viscerale. Dovevi osservare davvero. Dovevi sentire.

Poi è arrivata Idda. E da allora l’ispirazione è stata casa. Casa nel senso più profondo. La mia terra, la Sicilia, che è tutto tranne che silenziosa: è una tavolozza, una melodia, un profumo che ti attraversa. Il tramonto che si vede da casa mia, per esempio ha ispirato mezza collezione. Catturarne i colori — quegli aranci, quei viola struggenti, quel rosso bruciato — è diventata un’ossessione felice. Quella luce è un’invocazione che si rinnova ogni sera. Ogni cosa continua ad essere fonte d’ispirazione, anche oggi. Ma adesso ho imparato a riconoscerla: è nella materia che prende forma, nei gesti antichi ripetuti con maestria, nella bellezza che non urla ma resta. Come diceva Bellori, l’arte è un ponte tra natura e idea. E io, ogni giorno, provo a camminarci sopra.

Si è conclusa da pochi mesi la seconda edizione della Sicilia Fashion week, dove il suo brand è stato protagonista con illustri aziende siciliane di houte couture. Che tipo di opportunità si è rilevata per voi e avete riscontrato delle difficoltà?

La Sicilia Fashion Week è stata una straordinaria opportunità. Una novità preziosa che finalmente inserisce la nostra isola in un calendario moda strutturato e riconoscibile, capace di attrarre l’attenzione non solo dei media, ma anche degli operatori di settore a livello nazionale e internazionale. Per Idda è stata una vetrina importante, un’occasione per raccontare il nostro lavoro, il nostro immaginario, e l’eleganza senza tempo che ci guida. Ma soprattutto è stata un momento di confronto autentico: ci siamo trovati fianco a fianco con altre aziende e brand con cui condividiamo valori profondi — l’amore per la nostra terra, l’attenzione artigianale, il desiderio di far crescere e conoscere il comparto moda siciliano. Uno degli aspetti più entusiasmanti è stato l’incrocio tra domanda e offerta oltre confine. Buyer, professionisti del settore e stampa hanno avuto modo di scoprire realtà che spesso operano in silenzio, ma che custodiscono un patrimonio creativo immenso. Difficoltà? Quelle ci sono sempre, fa parte del gioco. Ma quando l’obiettivo è così chiaro — far brillare la moda siciliana nel mondo — ogni sforzo diventa un tassello necessario.

Progetti futuri? Idea di aprire uno store Idda?

Più che un’idea direi un sogno nel cassetto. Ma di quelli belli pieni di polvere d’oro. Immagino un luogo fisico che sia il cuore pulsante dell’universo Idda: una boutique-atelier dove non si entra solo per acquistare, ma per vivere un’esperienza. Un concept store a 360 gradi che parli la nostra lingua in ogni dettaglio — dall’abbigliamento all’home décor, dal profumo per ambienti fino al beauty — tutto firmato Idda, tutto cucito addosso al nostro immaginario. Uno spazio dove la moda incontra il tempo lento, dove ogni stanza profuma di Sicilia, dove ogni abito racconta una storia e ogni oggetto custodisce un’emozione. Un posto dove sentirsi a casa anche se non ci sei mai stata prima. Sappiamo che è un progetto ambizioso, certo. Ma siamo convinti che i sogni, quelli autentici, quelli costruiti con passione e sacrificio, prima o poi trovano la strada per diventare realtà.

E noi siamo pronti a percorrerla, passo dopo passo, ma nel frattempo, dietro le quinte, stiamo già lavorando alla prossima main collection, e posso dirvi solo una cosa: sarà un capitolo importante per Idda. Una grossa novità sta per arrivare — qualcosa che segnerà un’evoluzione significativa nel nostro percorso. Non posso svelare ancora i dettagli ma posso anticipare che sarà il colore il vero protagonista. Un colore che non grida ma incanta. Che racconta, che evoca, che resta. Perché per noi ogni sfumatura è una parola nel linguaggio dell’anima. Idda continua a crescere, a cercare nuove forme per esprimere la sua visione di eleganza senza tempo. E questa nuova collezione sarà la prova che anche i sogni più audaci possono avere radici profonde.