Per gli Antichi, scenari e paesaggi mutano con territori e paesi dove vivono uomini diversi con consuetudini diverse e dove crescono piante diverse con proprietà alimentari e terapeutiche diverse.

Se seguiamo lo sguardo curioso di storici come Erodoto e lo sguardo professionale dei medici ippocratici, il paesaggio acquista i contorni reali di territori e paesi geograficamente determinati. Nelle Storie di Erodoto realtà e immaginazione si intrecciano. Nei suoi racconti incontriamo le terre degli Sciti dove crescono lino e canapa, da cui si estraggono essenze profumate da bagno, e poi cipressi e cedri e incensi, che le donne usano per preparare profumi. Nell'isola dei leggendari Iperborei cresce ogni frutto e si fanno due raccolti l'anno grazie alla mitezza del clima. Nella favolosa India, dove i fiumi portano oro, ci sono alberi che recano una sorta di lanuggine che supera per bellezza e qualità quella delle pecore; i monti in queste terre sono ricchissimi di alberi, fertilissime sono le pianure, d'ogni specie sono le radici, i frutti, le piante commestibili che vi crescono, bellissime e prestanti le genti che vi abitano. L'Arabia è invece per eccellenza la terra delle piante aromatiche, incenso, mirra, cassia, cinnamomo, ledano, da questa terra 'felice' spira un profumo di eccezionale soavità, qui tutto è più grande e più bello. Così è anche a Babilonia, dove crescono palme dalla chioma mai vista e Semiramide costruì i suoi paradisiaci giardini. C'è poi l'Egitto con le sue terre rese fertilissime dalle acque del Nilo; grande è l'abbondanza di piante e frutti, immensa la loro varietà, particolarissimi i gusti. Vi crescono specie commestibili di loto e di papiro e vi abitano popolazioni il cui nome è mutuato dal tipo di parte delle piante che sono soliti mangiare. I Rizofagi sono così chiamati perché mangiano le radici delle canne; gli Ilofagi, invece, sono coloro che si nutrono dei rami degli alberi più morbidi e pieni di linfa, mentre gli Spermatofagi sono coloro che mangiano i frutti che cadono dagli alberi e l'erba più tenera delle vallette ombreggiate. Del frutto del loto, grosso come una bacca di lentisco e dolce come il frutto della palma, si nutrono i Lotofagi.

Erodoto evidenzia le proprietà nutritive del frutto del loto, mentre tace delle proprietà attribuitegli in Omero. Nell'Odissea si narra infatti dell'arrivo di Ulisse presso i “mangiatori di loto, che mangiano cibi di fiori” e dei suoi sforzi di trascinar via i compagni che, dopo averne assaggiato il| “dolcissimo frutto”, hanno dimenticato di dover tornare e non vogliono più partire. In Omero l'Egitto è anche per eccellenza il paese dei farmachi:

la terra dono di biade là produce moltissimi
farmachi, molti buoni, e misti con quelli molti mortali;
e ognuno vi è medico, esperto, al di sopra di tutti
gli uomini, perché stirpe di Pèone.

Ma Teofrasto ricorda che, oltre all'Egitto, territori ricchi di farmachi erano da considerare anche le regioni tirrena e laziale, dove si diceva che avesse abitato Circe, e cita a riguardo un verso di Eschilo, in cui il poeta parlava della "Tirrena stirpe, popolo fabbricatore di farmaci”.

Chi era interessato alla provenienza geografica dei farmachi era il medico ippocratico. Le sue motivazioni erano però di carattere squisitamente terapeutico, senza alcuna attenzione alle credenze sui presunti poteri miracolosi che ai farmachi erano associati in determinate aree geografiche come l'Egitto. Per l'autore ippocratico di Arie, acque, luoghi le terre del vicino Oriente costituivano terre di gran lunga superiori a quelle dell'Europa per bellezza e fecondità, per la particolare mitezza del clima e anche per la stessa bellezza e maestosa imponenza delle popolazioni che vi abitano. Ma lo studio dell'ambiente interessa all'autore perché a suo avviso esso è in grado di avere effetti determinanti sulla costituzione e sul carattere dei singoli e dei popoli, non meno delle istituzioni sociali e politiche; infatti "dalla natura della regione conseguono aspetto e modi degli uomini". Ne consegue che quanti abitano in territori dal suolo pingue e ricco di acque e dal buon clima sono di solito ben in carne ma pigri e non portati a svolgere attività tecniche; al contrario, quanti abitano in territori spogli, aridi e aspri posseggono di solito un fisico asciutto e scattante, hanno carattere fiero tendente alla selvaticheria e sono più versati nelle tecniche. Era addirittura possibile, secondo l'autore, instaurare una vera e propria analogia tra nature dei territori e nature degli uomini: come ci sono territori dove mutamenti stagionali molto grandi e frequenti rendono il paesaggio ricco di monti e di boschi, di pianori e di prati e, d'altra parte, territori dove le stagioni sono più uniformi e il paesaggio meno tormentato, così è anche per le nature degli uomini. Se ne troveranno, infatti, di simili a monti boscosi e ricchi di acque o a luoghi desolati e aridi o a prati e paludi o, infine, a pianure e a terreni nudi e secchi.