Come possono convivere la vita da menestrello e le dinamiche della registrazione in studio? Abbiamo avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con il talento emergente Andi Liòs, il quale ci ha accompagnati in uno splendido viaggio, rispondendo alle nostre domande sullo splendido album in studio appena pubblicato.

Il tuo percorso artistico è singolare. Pare quasi ti sia stato necessario perderti per poi ritrovarti. Ci racconti come sei arrivato all’idea del crowdfunding?

Mi ha sempre affascinato l’idea che un giorno avrei lanciato la mia campagna di crowdfunding. Mi attira da sempre la magia che c’è dietro tutto questo: il progetto, il fatto di condividerlo ancora prima di realizzarlo, le persone che ti appoggiano e che ci credono assieme a te, vederlo crescere e vederlo a poco a poco realizzarsi. Non ricordo con precisione quando mi è venuta questa idea, ma se ci limitiamo a parlare del momento presente posso dire di essermi semplicemente e finalmente buttato in qualcosa che sognavo da anni. Poi, se vogliamo proprio farci due risate, mi sono accorto di essere arrivato alla soglia dei 30 e che non c’era più molto tempo per sognare e per rimandare, allora ho deciso che era arrivato il momento di muovere le acque e di partire.

Durante i mesi trascorsi on the road, cosa hai imparato e com’è cambiato il tuo punto di vista artistico?

Ho imparato che quando sei costretto a contare sulle tue sole forze allora le tiri fuori. Ho imparato che se hai un obiettivo, un punto di partenza e una data di arrivo, un percorso prestabilito ma che puoi cambiare durante il cammino, un motivo che ti spinge a raggiungere la meta, allora non c’è niente che possa fermarti. Ho imparato a prendermi cura di me e del mio bagaglio, sia esso uno zaino con il minimo necessario per vivere o un problema da risolvere nella vita di tutti i giorni. Ho imparato a “stare” in strada mentre mi esibisco. Significa essere qui e ora e non pensare a nient’altro, tanto meno a quello che possono pensare le persone di te in quel momento, perché non puoi scappare, ti vedono tutti. Non c’è mezza persona che non ti noti, non puoi nasconderti. E allora devi imparare a fuggire dall’unico giudizio presente in quel momento: quello di te stesso. Ho notato che abbattendo quel giudizio, imparando a “stare” in strada facendo semplicemente qualcosa che mi rendeva felice, è migliorato il mio modo di suonare, di cantare, di esibirmi in strada e cosa ancora più incredibile mi sono avvicinato molto di più alla mia identità artistica. Per cui alla fine del viaggio sentivo di aver trovato in qualche modo me stesso attraverso la mia chitarra, con cui ho legato tantissimo in quei tre mesi! Ho capito che c’era qualcosa o qualcuno dentro di me che stava solo aspettando che io fossi pronto per poter uscire. Credo che l’identità di ciascuno si comporti un po’ in questo modo. È nascosta ai nostri occhi in attesa che facciamo quello per cui siamo nati, ossia percorrere la strada della felicità, delle cose che vorremmo tanto fare, magari da una vita, ma che non abbiamo mai avuto il coraggio di iniziare e di portare avanti per paura del giudizio degli altri o di noi stessi. Quel viaggio di tre mesi attorno allo Stivale è stato solo l’inizio. Anzi, credo di essere ancora solo all’inizio, anche se sono già passati tre anni. In ogni caso io continuo il mio viaggio facendo ciò che mi rende felice, nonostante le difficoltà che questo comporti. Mi auguro che sia così anche per tante altre persone perché ne vale la pena.

Cosa dobbiamo attenderci da questo album di inediti, a seguito di un percorso così impegnativo?

Questa è senz’altro una grande sfida per me, perché ho aspettato molto per registrare il mio primo album, per cui sono il primo ad aspettarmi tanto da questo disco. Di cose da raccontare ne ho tante e il tempo, lo studio e le esperienze mi hanno dato modo di migliorarmi molto sia per quanto riguarda la tecnica vocale, sia per la scrittura dei testi e della musica. Ho passato molto tempo a studiare, fare ricerca e a confrontarmi con me stesso e con il pubblico, a trovare la mia identità musicale e le persone giuste con cui realizzare questo mio primo lavoro.

Da tempo allieti le piazze con le tue meravigliose cover. Quali sono state le sfide nel dedicarti a brani di tua sponte, invece?

I brani nel disco sono quelli che, a mio gusto personale, riescono a raccontarmi meglio. La sfida più grande quando si tratta di dedicarsi a un proprio brano è quella di riuscire a comunicare con chi ti andrà poi ad ascoltare. Si tratta soprattutto di pensare il pezzo per poterlo rendere ascoltabile e quindi sapere che non hai più di un tot di tempo per dire quello che vuoi, il che non sempre è facile. Ci sono delle regole da seguire e bisogna conoscerle. Oggi esistono regole nella comunicazione che sono diverse da quelle di qualche anno fa. La stessa cosa vale nella musica, per cui se una cosa funzionava qualche anno fa non è detto che funzioni oggi. Un altro lavoro che si fa e che sto facendo con i miei brani è quello di verificare che il testo sia piacevole per tutte le diverse tipologie di persone, che contenga termini che rispondano a tutti e cinque i sensi e non solo a uno o due. È difficile, perché ciascuno di noi inconsapevolmente è più legato a un solo senso, ad esempio la vista piuttosto che l’udito. Di conseguenza ciascuno di noi usa termini legati al suo “senso primario” e risponde agli stessi stimoli e a parole che richiamano quel senso. Una bella canzone, una di quelle che piace un po’ a tutti, contiene parole che arrivano a tutti. La difficoltà da parte mia è che mi devo sforzare di parlare alle diverse tipologie di persone e non solo a quelle visive, come me. Per cui il gioco sta nel ricercare termini che non userei mai alla prima stesura. In poche parole la grossa differenza tra il lavoro che faccio con le cover e quello che faccio con gli inediti e che la cover la prendo, la rigiro un po’ e la vesto come pare a me. La cover è già conosciuta e il fatto di farla a modo mio incuriosisce l’ascoltatore, perché la riconosce subito e apprezza il mio modo originale di eseguirla. L’inedito invece è qualcosa da fare da zero e che per ricevere l’attenzione che merita deve parlare a chi l’ascolta di sé, delle sue emozioni, della sua vita e con le sue parole. Nessuno ha mai detto che sia semplice, ma è una bella sfida e con i brani che ho scelto per l’album sono sicuro di riuscire nell’intento.