Sebbene a noi sembri che il mare, da un punto di vista puramente osservativo, sia tutto uguale, una distesa azzurra e piatta, talvolta increspata dalle onde e rumorosa, altre volte immobile e silenziosa, è invece un ambiente estremamente dinamico e diversificato, suddiviso in zone più o meno diverse fra loro, ognuna con i propri organismi e condizioni chimico-fisiche specifiche.

Secondo gli scienziati Peres e Picard, l’ambiente bentonico del Mediterraneo (ossia il fondale marino) è distinto in due sistemi, quello fitale o litorale, dominato dalla luce e dalla presenza dunque dei vegetali autotrofi (fotosintetizzanti) e quello afitale o profondo, dove la luce scompare e così anche gli organismi autotrofi. Una zonazione ben dettagliata del sistema fitale lo suddivide in diversi piani: sopralitorale, mesolitorale, infralitorale e circalitorale; per quanto riguarda il sistema afitale troviamo invece il piano batiale, quello abissale e quello adale.

Ciascun sistema ha un corrispondente nel dominio pelagico ossia il mare aperto: quello fitale corrisponde alla zona neritica o epipelagica, quello afitale alla zona oceanica. Ogni piano, come già accennato, presenta caratteristiche proprie che lo contraddistinguono dagli altri: umettamento (umidità), illuminazione, caratteristiche geomorfologiche fanno di ognuno un ambiente unico, con specie tipiche e dunque habitat diversi.

Il piano sopralitorale è la parte più superficiale del mare, l’interfaccia tra l’ambiente terrestre e quello marino, che parte dalla scogliera o spiaggia e che viene bagnato dalle onde, le maree e in occasione di forti burrasche o mareggiate. La sua ampiezza varia a seconda del tipo di costa e dell’esposizione, e, in Mediterraneo, dove la marea ha scarsa importanza, l’acqua che vi perviene è quasi sempre quella degli spruzzi dell’onda.

Potrebbe sembrare un habitat povero in specie e abbondanza di organismi: tuttavia, agli occhi più esperti, si trasforma invece in un ambiente piuttosto frequentato da specie sia animali che vegetali. Tra i primi, di notevole rilievo spiccano i molluschi gasteropodi quali il genere Littorina, Patella e Alexia, i crostacei cirripedi quali Balanus e Chtamalus, gli anfipodi Talitrus e Orchestia, gli isopodi Ligia e Tylos, i decapodi Pachygrapsus e Carcinus. Un ambiente peculiare del piano sopralitorale è rappresentato dalle pozze di scogliera che, come dice il nome, si formano a seguito di forti mareggiate che incanalano l’acqua in crepacci e buche fra gli scogli creando un microcosmo dove organismi marini possono sopravvivere per un certo lasso di tempo. Le pozze sono sottoposte alle intemperie atmosferiche, ricevendo anche acqua piovana e avendo dunque variazioni di salinità e temperatura piuttosto notevoli. Se l’acqua evapora del tutto possono formarsi cristalli di sale ben visibili anche a occhio nudo.

Tipici delle pozze possono essere i coleotteri del genere Ochtebius, molto piccoli (2mm), e dai colori metallici, che si nutrono di detriti e alghe, e le zanzare Aedes mariae e Aedes zammiti. Il secondo piano che possiamo incontrare è quello mesolitorale o intertidale, ossia la zona di marea posta tra il limite massimo di alta marea e il limite minimo di bassa marea. In Mediterraneo, non essendoci un’ampia escursione di marea, questo piano non supera generalmente il metro di ampiezza, ma in mari come quello del Nord, l’intertidale può estendersi per più di dieci metri.

Sulle scogliere del mediolitorale troviamo i gasteropodi Patella e Ligia, i bivalvi Mytilus galloprovincialis e Mytilus edulis, l’antozoo Actinia e numerose alghe tra le quali le incrostanti Lithophyllum incrustans e Lithophyllum tortuosum, la rossa Peyssonnelia squamaria, la verde Halimeda tuna, numerosi cianobatteri e alghe unicellulari sia epilitiche che endolitiche. Nel mare del Nord e nel canale della Manica, dove l’escursione di marea supera i dieci metri, sono presenti le alghe del genere Fucus, Ascophyllum e Laminaria.

Il mediolitorale di fondi molli, ossia le spiagge, è dominato da organismi affossatori che vivono sotto la sabbia e quindi fra gli interstizi, che si nutrono di detrito e che si spostano seguendo i movimenti dell’acqua. Tipici del Mediterraneo sono i molluschi Acanthocardia, Ensis minor, le specie appartenenti alla famiglia Veneridae, i numerosi policheti quali Arenicola marina, Nereis diversicolor, Ophelia bicornis, Nepthis hombergii, i crostacei Carcinus maenas e Carcinus aestuari, l’anfipode Corophium volutator. Introdotto accidentalmente in Mediterraneo, il granchio blu (Callinectes sapidus), è una specie di grosse dimensioni (sino a 20 cm di larghezza e 10 di lunghezza), che si nutre di tutto (bivalvi, anellidi, avannotti, piante), riconoscibile facilmente sia per le grosse dimensioni sia per il colore blu metallico delle zampe.

Le comunità a mangrovie sono un ambiente peculiare del mediolitorale di alcune zone tropicali, che richiedono specifiche condizioni ambientali per potersi sviluppare, quali fondali fangosi o argillosi, temperatura non inferiore ai 20°C, sedimenti ricchi di batteri anaerobi, concentrazione elevata di sostanza organica e idrodinamismo scarso. Tra le zone dove si possono incontrare, vi sono il Messico, Brasile e parte settentrionale del Sud America, Africa centro-occidentale, Kenya, Tanzania, Mozambico e Madagascar, India e Mare Arabico, Indonesia, nord Australia e Nuova Guinea.

Cinque sono le famiglie di mangrovie nelle quali rientrano più di 50 specie differenti, ma le più conosciute sono quelle appartenenti al genere Rizophora e Avicennia, le quali presentano entrambi una differente zonazione, con le prime che crescono più verso il mare e le seconde più verso l’entroterra. Da un punto di vista morfologico, tutte le mangrovie presentano radici aeree o accessorie che si sviluppano fuori dall’acqua, sollevandosi dal basso verso l’alto, creando un habitat ideale per numerosissimi organismi tra i quali diverse specie di granchi (Aratus e Uca), il porifero Tedania ignis, i crostacei limuli, i pesci Gambusia, numerosi uccelli, ma anche tartarughe marine, sirenidi e squali che si spostano nei mangrovieti per nutrirsi.

Il piano infralitorale si estende da pochi cm al di sotto del livello di bassa marea sino a una profondità che varia in funzione della penetrazione della luce e quindi della trasparenza e limpidezza dell’acqua. Di conseguenza, in acque molto limpide raggiunge profondità maggiori; al contrario, dove la torbidità è piuttosto accentuata, termina a una profondità inferiore. In Mediterraneo si considera una profondità media intorno ai 35 metri. È questo il piano in cui si sviluppano e prosperano i vegetali autotrofi, che sfruttano dunque la luce del sole per svolgere la fotosintesi, e dove gli organismi che vi abitano sono sottoposti a condizioni ambientali peculiari quali la completa immersione, una considerevole esposizione alla luce solare, un idrodinamismo notevole, rendendo pertanto questo il piano più ricco in termini di biodiversità, abbondanza di organismi, diversificazione di biotopi e rapporti ecologici fra le specie.

Per quanto riguarda i vegetali, vi sono un’enorme ricchezza di alghe fotofile che in Mediterraneo, così come negli altri mari, prosperano nei primi 40 metri di profondità. Alghe verdi, brune e rosse dominano i fondali duri producendo ossigeno e creando una notevole varietà di microambienti e habitat per molti organismi. Alcune tra le specie più comuni sono: tra le alghe verdi, Acetabularia acetabulum, Ulva intestinalis, Cladophora vagabunda, Udotea petiolata, Codium bursa, Halimeda tuna; tra le alghe brune, Cystoseira amentacea, Cystoseira spinosa, Dictyota dicotoma, Padina pavonica, Sargassum vulgare; tra le alghe rosse, Litophyllum incrustans, Jania rubens, Corallina elongata, Mesophyllum expansus, Peyssonnelia squamaria.

Gli altri organismi autotrofi presenti nell’infralitorale sono le piante marine (fanerogame) che costituiscono delle vere e proprie praterie sottomarine, considerate al pari delle foreste terrestri, che producono grandi quantità di sostanza organica e di ossigeno, fondamentali per gli ecosistemi marini. Le fanerogame sono delle vere e proprie piante, dotate di radici, fusto e foglie, assorbono nutrienti dal fondale marino e, naturalmente, presentano alcune caratteristiche peculiari quali l’adattamento a un ambiente sommerso e salato, un sistema di impollinazione idrofilo e un apparato di ancoraggio al sedimento. La più comune fanerogama marina del Mediterraneo è la Posidonia oceanica, endemica di questo mare, di estrema importanza per l’ecosistema marino, in grado di fornire cibo e habitat per un numero considerevole di specie, supportando pertanto una ricca biodiversità. È un grande produttore primario e svolge un ruolo rilevante nella protezione dall’erosione costiera grazie al suo intricato sistema di radici che riducono l’impatto dell’idrodinamismo. Anche il materiale vegetale di Posidonia spiaggiata, benché di cattivo odore, non andrebbe rimosso poiché protegge la spiaggia stessa dalla forza delle onde.

Le scogliere coralline sono l’habitat più complesso dei fondi duri del piano infralitorale delle zone tropicali, l’ambiente più biodiverso sia per ricchezza dei popolamenti sia per numero di specie, nonché per la complessità dei rapporti ecologici, di biomassa e di produttività.

L’ultimo piano del sistema litorale è quello definito circalitorale, che si estende da circa 30-40 metri (termine dell’infralitorale) sino a una profondità di 100-200 metri, cioè il limite della piattaforma continentale e quello della zona fotica (illuminata). Possiamo trovare diversi ambienti a seconda che il fondale sia di roccia o di fango, da quello delle grotte sottomarine al coralligeno di profondità, dai fondali fangosi dominati da organismi bivalvi, ascidie, policheti ed echinodermi, ai fanghi del detrito costiero il cui materiale trasportato dai fiumi è per lo più grossolano come ghiaia e ciottoli. Successivamente a questo piano inizia il sistema afitale o profondo, un habitat quasi del tutto inesplorato, dominato dal buio, dal freddo e da creature fantastiche.

Con questo articolo si è dunque fatta una breve descrizione dei principali ambienti del nostro mare, con qualche esempio più concreto di specie presenti, e con le basilari caratteristiche che fanno di ogni piano un ambiente unico, inimitabile ed estremamente importante per l’immenso ecosistema marino.