C’è una Luna che aspetta in silenzio, senza atmosfera, senza rumore. Una Luna che, nel suo lato più nascosto alla Terra, potrebbe diventare il più grande orecchio cosmico mai realizzato. È qui che l’Italia ha scelto di ascoltare l’universo. Il progetto RadioLuna dell’Agenzia Spaziale Italiana, ancora poco noto al grande pubblico, rappresenta uno degli sforzi più ambiziosi e visionari dell’esplorazione spaziale europea e mondiale. Ma è anche una dichiarazione d’intenti: l’Italia non vuole solo partecipare alla corsa verso la Luna, vuole lasciare un segno.

RadioLuna nasce per rispondere a una sfida duplice, scientifica e tecnologica. Da un lato, realizzare una rete di satelliti orbitanti intorno al nostro satellite naturale, in grado di fornire servizi di navigazione e telecomunicazioni alle future missioni lunari, in particolare nelle aree più difficili da raggiungere come il polo sud. Dall’altro, captare i segnali più antichi dell’universo, quelli emessi poco dopo il Big Bang, quando ancora non esistevano stelle né galassie ma solo un mare scuro e misterioso di idrogeno primordiale. I satelliti che daranno vita a RadioLuna saranno piccoli, leggeri, ma estremamente sofisticati. Basati su architetture CubeSat, avranno dimensioni contenute – tra i 10 e i 20 kg – ma porteranno con sé antenne sensibili alle frequenze radio più basse, ricevitori per testare la navigazione lunare con segnali GNSS1, moduli di comunicazione e propulsori per manovrare autonomamente in orbita.

Il vero punto di forza, però, sarà il modo in cui lavoreranno: in modalità interferometrica, cioè sincronizzati come un’unica grande antenna virtuale, capace di rilevare dettagli che nemmeno i più grandi radiotelescopi terrestri possono ottenere. Non è un caso che questa costellazione di nanosatelliti sarà collocata intorno alla Luna. Le onde radio a bassissima frequenza, comprese tra 1 e 100 MHz, sono praticamente impossibili da ricevere dalla Terra. La nostra ionosfera le riflette, impedendone la ricezione, e la crescente quantità di rumore radio dovuta all’attività umana copre del tutto quel poco che riesce a passare. Ma c’è un luogo nel Sistema Solare, il lato nascosto della Luna, dove la massa lunare scherma completamente i segnali provenienti dal nostro pianeta. È da lì che RadioLuna proverà ad ascoltare l’universo com’era prima che si “accendessero” le prime stelle, durante l’oscura epoca primordiale seguita al Big Bang2.

Non si tratta solo di un esperimento scientifico, ma di una vera e propria macchina del tempo al servizio dell’astrofisica. Riuscire a rilevare le deboli emissioni dell’idrogeno neutro formatosi poco dopo il Big Bang, significherebbe aprire una nuova finestra sulla cosiddetta “Età Oscura” del cosmo, un periodo ancora misterioso, in cui la materia si stava organizzando ma nessuna stella era ancora nata. Potremmo così studiare la formazione delle prime strutture cosmiche, comprendere meglio la distribuzione della materia oscura e tracciare una mappa dell’universo primordiale. Un’impresa che non ha precedenti e che, se riuscisse, cambierebbe per sempre la nostra comprensione sull’origine del cosmo.

Ma RadioLuna è anche un progetto fortemente integrato nel contesto internazionale. È in corso una stretta collaborazione con LunaNet, l’infrastruttura globale di comunicazione e navigazione lunare che NASA ed ESA stanno sviluppando. L’Italia non è una comparsa in questa nuova avventura lunare: aziende come OHB Italia e Blue Skies Space sono già coinvolte nella progettazione e nello sviluppo, con l’obiettivo di realizzare prototipi funzionanti da lanciare entro il 2027. Il costo del progetto, pur non divulgato nei dettagli, è certamente contenuto rispetto ad altri satelliti simili, grazie all’uso di componenti commerciali modulari e alla possibilità di lanciare i satelliti come carichi secondari.

RadioLuna non si limita però a essere un progetto isolato. È parte di una strategia più ampia che vede l’Italia protagonista all’interno del programma Artemis, l’iniziativa della NASA per riportare l’uomo sulla Luna e, soprattutto, restarci. Con la firma degli Artemis Accords, l’Italia ha scelto di essere non solo partner, ma anche fornitore attivo di tecnologie, habitat e infrastrutture che permetteranno alle future missioni di vivere e lavorare sul nostro satellite. Una delle aree in cui il nostro paese sta offrendo un contributo fondamentale è la realizzazione dei moduli abitativi per la stazione lunare orbitante Gateway. Il modulo I-HAB, sviluppato sotto la guida dell’Agenzia Spaziale Europea, avrà una struttura pressurizzata progettata e costruita in Italia, grazie al know-how di Thales Alenia Space. Il modulo sarà uno degli spazi in cui gli astronauti vivranno, lavoreranno, sperimenteranno, protetti da schermature avanzate contro le radiazioni. Un frammento di casa, italiano, in orbita lunare.

L’industria è da anni leader mondiale nella costruzione di moduli abitativi. Gran parte della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), infatti, parla italiano, grazie al contributo determinante di Thales Alenia Space Italia, erede del know-how di Alenia Spazio. L’azienda, con sede a Torino, ha progettato e costruito circa il 50% del volume abitabile della Stazione, diventando un pilastro dell’architettura orbitale. Ma le sue radici nella storia della cooperazione spaziale europea risalgono ancora più indietro: già negli anni ’80, Alenia aveva contribuito alla costruzione dello Spacelab, il laboratorio orbitante sviluppato dall’ESA per le missioni dello Space Shuttle. Pur non essendo il contractor principale, l’Italia – attraverso Alenia – partecipò con la fornitura di componenti strutturali e pressurizzati, gettando le basi per una competenza che avrebbe poi reso il nostro Paese protagonista dell’ambiente abitabile nello spazio.

Da allora, il ruolo dell’Italia si è consolidato: Thales Alenia Space ha costruito i moduli logistici MPLM: Leonardo, Raffaello e Donatello3, e i nodi di collegamento Harmony (Nodo 2) e Tranquility (Nodo 3). Sua è anche la celebre “Cupola”, la finestra panoramica più iconica della ISS. La lunga esperienza nella realizzazione di ambienti spaziali abitabili ha reso l’azienda un punto di riferimento mondiale per i moduli pressurizzati, non solo per l’ISS, ma anche per le prossime sfide: il Gateway lunare e le missioni Artemis verso la Luna e, un giorno, Marte. Infatti, anche sulla superficie della Luna, l’Italia lascerà la sua impronta. Il progetto PROSPECT, in collaborazione con ESA, prevede l’uso di un trapano sviluppato in Italia per esplorare il sottosuolo lunare alla ricerca di acqua e materiali volatili.

Si tratta di un elemento chiave della strategia ISRU – In-Situ Resource Utilization – che mira a usare le risorse disponibili sul posto per supportare le missioni umane, riducendo la dipendenza dai rifornimenti terrestri. La collaborazione si estende anche al sistema ESPRIT, fondamentale per garantire comunicazioni sicure e rifornimenti alla stazione Gateway. Un’infrastruttura vitale per la logistica lunare, alla quale l’Italia contribuisce con componenti essenziali, progettati per resistere a lunghi periodi nello spazio profondo. Una piccola grande rivoluzione che testimonia quanto la nostra industria sia pronta a confrontarsi con le sfide di domani.

Ecco, quindi, che RadioLuna non è solo un progetto di ascolto cosmico, ma un tassello di una strategia molto più ampia che vede il nostro paese protagonista della nuova era lunare. Un’era in cui la Luna non è più solo un traguardo, ma una base, un laboratorio, una piattaforma di partenza per future missioni verso Marte e oltre. Un’era in cui l’Italia porta sulla Luna la sua ingegnosità, la sua capacità scientifica e una visione che abbraccia tanto il silenzio dell’universo quanto la voce della tecnologia.

Nel buio lunare, lontano dal rumore della Terra, l’Italia prepara le sue antenne. E aspetta. Per ascoltare gli echi più remoti del tempo. E per ricordare al mondo che lo spazio, oggi più che mai, parla anche italiano.

Note

1 GNSS è l’acronimo di Global Navigation Satellite System, ovvero Sistema di Navigazione Satellitare Globale. I segnali GNSS sono segnali radio trasmessi da satelliti in orbita che permettono di determinare la posizione, la velocità e il tempo di un ricevitore GNSS (come quello nello smartphone o nel GPS di un’auto).
2 Quando si parla dell’universo “prima della luce”, si fa riferimento a un’epoca dell’universo chiamata “età oscura” (o Dark Ages), che va da subito dopo il Big Bang fino a circa 380.000 anni dopo, quando si formarono i primi atomi e l’universo divenne trasparente alla radiazione: è allora che si generò la radiazione cosmica di fondo (CMB), il primo “bagliore” visibile dell’universo.
3 MPLM (Multi-Purpose Logistics Module): moduli pressurizzati costruiti da Alenia per trasportare rifornimenti e attrezzature tra lo Shuttle e la ISS.