La giuria di quest’anno ci è apparsa, nei verdetti, sensibile alle problematiche che percorrono la vita delle persone, scavalcando confini di stato, mari e oceani, e mostrando una stupefacente uniformità di pensiero, più per presa di coscienza che per globalizzazione. Nell’ambiente del Cinema in questi ultimi mesi ha dominato la denuncia del ruolo subalterno delle donne, con la conseguente sistematica esclusione dall’incarico di regista, atteggiamento diffuso che nega le loro capacità, e insieme la ribellione delle attrici alle richieste di prestazioni sessuali in cambio di una scrittura.

Se è vero che vincono i due massimi premi della Selezione ufficiale, il Leone d'argento gran premio della giuria e il Leone d'oro, rispettivamente Yorgos Lanthimos e il suo The Favourite e Alfonso Cuaron con il suo Roma, le protagoniste sono grandi donne, interpretate da bravissime attrici.

Roma è un un film sui ricordi dell’infanzia del regista, in cui spicca la figura della sua governante, Cleo (Yalitza Aparicio), fedele nei suoi affetti al limite del sacrificio, pronta a morire se in ballo è la vita dei piccoli a lei affidati. Non un’eroina, bensì una donna piena di umanità, che i bambini considerano di famiglia, in una società, quella messicana degli anni '70, dalle grandi disuguaglianze sociali. Un riflettore, questo premio, lo butta giocoforza sull’interprete, appartenente a un villaggio rurale di Oaxaca, che pur non essendo un’attrice, recita con grande padronanza. La sua competenza su fatti e luoghi narrati nel film è stata dichiarata da Cuaron stesso, che ha confessato di essersene avvalso durante le riprese.

È stata poi premiata la regista australiana Jennifer Kent col premio speciale della giuria per il film Nightingale. Trascurando la ferocia improbabile che la Kent ha imposto in una scena alla protagonista, Clare( Aisling Franciosi), la giuria ha premiato il suo modo non retorico di narrare la grande epopea della conquista dell’Australia da parte degli Inglesi. La Kent ha avuto un secondo omaggio con il premio Mastroianni, attribuito a un altro personaggio di Nightingale, l’attore esordiente Baykali Ganambarr, che interpreta l’aborigeno australiano che prende coscienza di essere vittima fra le vittime della ferocia degli Inglesi, che già hanno sottomesso in patria, con gli stessi metodi disumani, minoranze bianche.

La Coppa Volpi alla migliore attrice va quest’anno a Olivia Coleman, una regina Anna d’Inghilterra di sorprendente modernità, personaggio del film La Favorita di Yorgos Lanthimos. A un tempo autoritaria e succube, tenera e crudele, è tutta concentrata sul suo privato, incurante del ruolo di regnante che occupa. A onor del vero, anche le altre due, Rachel Weisz e Emma Stone, hanno dato prova di grande talento, e avrebbe avuto effetto dirompente un’attribuzione tripartita della Coppa Volpi, dal momento che Lady Sarah e Abigail, in questa storia, sono protagoniste al pari della regina Anna.

Il Leone d'oro del futuro è andato alla regista siriana Soudade Kaadan per The day I lost my shadow. Questa donna porta sullo schermo l’orrore e l’assurdità della guerra, e lo fa nei canoni del cosiddetto realismo magico riuscendo a imprimere al suo racconto una pregnanza simbolicamente efficace, inaspettata per le condizioni in cui il film è stato girato.

Per il secondo anno consecutivo, la presentazione del festival è stata affidata a un attore maschio. Anche questa scelta di genere si può leggere come un omaggio alla donna: la madrina acquista agli occhi del pubblico un significato diverso dalla valletta, ora che è divenuta ...padrino. Nell’ambito di questi riconoscimenti al mondo femminile, registriamo però una stonatura proveniente proprio da una richiesta fatta dalle donne, quelle del movimento 5050x2020, rappresentato da Kissy Dugan, Margherita Chiti e Jasmine Trinca. Il movimento ha chiesto alla Mostra, nelle persone del Presidente Baratta e del Direttore artistico Barbera, di sottoscrivere la Carta per la parità (uomo donna) e l’inclusione nei Festival di Cinema, Audiovisivo e Animazione. Senza avvedersi che già tali principi sono applicati. E infatti le richieste del documento, firmato dalle parti, iniziano tutte con la formula “Continuare a...”. I veri interlocutori cui indirizzare le richieste sono i produttori. Questi, quasi nella totalità, scelgono di finanziare progetti di registi maschi: non si può pretendere in Mostra il 50% di registe femmine se nel materiale da selezionare esse hanno rappresentato solo il 23%!