Domenica 29 luglio 2018

Il Maestro Riccardo Muti è seduto accanto a uno dei quattro giovani direttori d'orchestra. È una prova e io, lo dico e lo scrivo spesso, alle prove "seguo la nozione di dimora, mi sento a casa. E quando sono a casa sono in un contesto dove mi sento sicura, in uno stato di tranquillità emotiva, affettiva, intellettuale".

Parto dalla fine. Sì, questa volta parto da alcuni frammenti di una, sulle quattordici prove, dell'Italian Opera Academy, che rappresenta la realizzazione del progetto del Maestro Riccardo Muti per l'approfondimento dello studio dell'opera italiana. Ma ne parlerò alla fine - il principio era la fine. In questo momento sento il desiderio di rispondere alle emozioni provate nell'ascolto e nella visione di questa prova qui.

La creatività umana è un contraccolpo, una cosa mi colpisce e io rispondo, contraccambio. Contraccambio anche con contaminazioni. Le parole del Maestro attraversano il suo territorio raggiungono il mio campo d'azione e rivelano antiche parentele. Mi sto muovendo in un luogo che solo apparentemente non mi appartiene: me ne sto seduta, sono apprensiva quindi il cellulare l'ho spento prima di partire da casa, cerco di non tossire, e ascolto e vedo e sento. Insomma, faccio parte del pubblico. E da questa parte, rispondo in compagnia della mia passione per le prove.

La realizzazione dell'opera rappresenta la somma e insieme la sottrazione di tutte le prove e nasce strada facendo. È nel processo di realizzazione - nelle prove - che prende forma una terza entità del tutto nuova che prima non c'era. Questa mia passione la conosce bene Cristina Mazzavillani Muti, perché appena posso seguo anche le prove che la vedono dirigere il Trittico d'autunno. Ora vorrei scrivere anche di lei, l'ho già fatto e lo farò ancora perché dai nostri incontri nasce sempre "quella terza entità del tutto nuova che prima non c'era". Ora, per rispondere, riporto qualche frammento della lezione del Maestro che si è depositato nella mia mente.

Frammenti
"... Ogni suono va pensato..."
Una cosa che non è più fuori di me, che non è più nel passato, ma è qui nel presente.

"... È una questione di cultura... "

La scuola raramente e solo per la passione di qualche docente trasmette cultura musicale e posso aggiungere, altre esperienze artistiche. S'interrompe così quell'intreccio di cognizioni, tradizioni, procedimenti tecnici, teorici, umani e artistici che costruiscono il nostro patrimonio di conoscenze. Si forma cultura dove è evidente una molteplicità d'intenti: pensare in questo momento a ciò che è stato, confrontare, ricordare, ma anche dimenticare, per poi dare risposte alla vita, alla natura, alle persone tutte. Quando parlo di "dare risposte alla vita" mi vengono in mente gli interventi del Maestro dopo alcuni concerti in luoghi offesi da eventi naturali e umani causati dalla violenza e dall'incuria che divora, sperpera e regolarmente aspetta che la tragedia accada. Si mette in gioco. Sente la necessità di prendere la parola come persona del nostro tempo contro le assurdità del nostro tempo: denuncia, richiede, pone domande a chi dovrebbe tutelare, proteggere, salvaguardare e rendere fertili i terreni della grazia e della bellezza. Il suo è un disarmante richiamo dell'eticità che si contrappone ad una argomentazione paranoica che come tedio mortifero copre tutto quanto è essenziale, ma viene regolarmente disatteso.

"... Non si può suonare Verdi come allora... "

Nella sua ripetizione, in questo caso il Macbeth, l'opera ha continuato a scorrere senza sosta, come un fiume che affiora e scompare solo alla superficie dell'azione. In profondità invece è nella mano viva e nella mente del Maestro perché lui ne conosce "i diversi modi". Ma ripetere un'opera è impossibile, quindi il Maestro non la ripete. Che cosa fa allora? Ritorna all'opera. Ma a che cosa si ritorna? Si ritorna a ciò da cui è impossibile separarsi, a ciò che più si ama.

"... È un parlato..."

Un colpo al cuore. So quanto sia difficile scendere dal piedistallo della declamazione, dell'ultima vocale sparata in alto - di tutto ciò che non possiede il filtro di una concentrazione interiore e diventa inevitabilmente un avvenimento esterno del tutto superfluo.

"... Fedele al celebre ammonimento di Verdi che ha esortato gli interpreti ad essere più attenti al poeta piuttosto che al compositore, Muti ha sempre considerato la parola poetica il centro gravitazionale della prassi interpretativa. ... (Guido Barbieri, Angeli, aquile e l'ombra di Macbetto).

"... Bisogna sapere cosa significa il colore... "

Il significato del colore ci pone regolarmente difronte alla soluzione di un enigma. Un enigma che ci stimola, che ci conduce di volta in volta alla soluzione del compito pittorico: altre proporzioni, altri toni, una diversa stesura di colori tra loro complementari o, a volte, dissonanti. Il colore del suono contiene in sé la fatale e essenziale qualità di tutte le altre arti. Mentre lo ascolto, è questo il mio pensiero. Tutte le volte arrivo lì.

"... Solo risonanza..."
"...Non muovete l'arco, solo risonanza..."
Come una eco interiore siamo arrivati alla profondità del nulla. La corda del suono arriva nell'abisso dell'anima - dal nulla tutte le cose.

Questi frammenti racchiudono la tenacia di una passione che vuole essere condivisa. La realizzazione dell'Italian Opera Academy credo sia un ritorno a quella civiltà del dono che vede nell'insegnamento ai quattro giovani direttori selezionati, un processo creativo, non soltanto rispetto a sé, ma - ecco il dono - verso gli altri, non solo per il presente, ma anche per il futuro.

"Chi si è salvato desidera salvare".

Il Maestro in queste prove dà tutto di sé e contemporaneamente prende tutto in sé. Restituisce. E alla fine, lungo la strada indicata, l'opera - ora il Macbeth, il prossimo anno ne arriverà un'altra - "lasciandosi continuamente indietro, inevitabilmente sorpassandosi" se ne va nel mondo. Si apre. Rimane l'esperienza.

E infine ecco alcuni brani dell'articolo di Carla Moreni A lezione di verità con Verdi e Muti apparso sul Sole 24 Ore, domenica 29 luglio 2018:
"Nel decalogo delle esperienze imprescindibili, da provare almeno una volta nella vita, questa va iscritta a caratteri cubitali: seguire una lezione di Muti su Verdi. Almeno una, a Ravenna, nei silenzi del gioiello del Teatro Alighieri. Oppure volendo essere più esotici a Tokyo, dall'anno prossimo, dal momento che la vincente Italian Opera Academy, al quarto anno di vita, già viene richiesta per i prossimi tre dagli attenti giapponesi, che non se ne sono lasciati sfuggire l'enorme potenziale di novità. Perché qui si vive non solo un trasmigrare di esperienze - tecniche, artistiche, umane - consegnate dal Maestro a giovani scelti, di alto curriculum. Ma si viene letteralmente immersi nella fucina creativa del compositore...".

Dimenticavo: la simpatia e l'umorismo sono garantiti!