Questo è il nome di una trilogia di eventi uniti tra di loro dalla presenza dell'acqua: la spiaggia, la pineta, la valle.

Il primo, Giuliana Anicia è qui? si è svolto il 18 luglio 2012 nella spiaggia libera di Marina Romea, il secondo, Gli Alberi erano Dei nella pineta di Dante, il 20 agosto 2012, giorno del lutto cittadino per l'incendio che ne ha distrutto una gran parte, il terzo, Splendore e Oscurità in via di allestimento, avverrà il 21 luglio 2013 alle 20, nella zona della valle di Marina Romea che ha il suo accesso in viale dei Ligustri.

I tre eventi comprendono il tempo della memoria e il tempo presente con una coscienza ecologica che indaga e interroga i territori dell'arte. E lo fa "a impatto zero" usando solo gli elementi che si trovano e caratterizzano il luogo prescelto. Per evocare il tempo della memoria non ho neanche preso in considerazione costumi antichi, teorie o narrazioni e d'altra parte per rappresentare la contemporaneità ho eliminato le attuali tecnologie. Posso dire che ho realizzato i tre eventi con quel "nulla" che da tempo mi attrae e con lui mi confronto. Il nulla, il minimo indispensabile; secchi di metallo, sottovesti rosse e simboli primitivi.

In questa trilogia solo corpi, un tempo in armonia, e ora, in opposizione alla natura e all'ambiente. Sono i corpi che parlano, che suonano, che entrano in azione con la loro naturale gestualità. Infatti le voci non recitano; leggono, le giovani ragazze non danzano; camminano, corrono, costruiscono e distruggono. Il suono e il silenzio ne sottolineano l'azione. È stato ed è un processo creativo di grande impegno che ho realizzato con la collaborazione di circa quaranta persone; amiche amici, artiste, artisti disposti e disposte a lavorare nei miei territori con grande disponibilità e passione. Le Azioni, in tempi e luoghi diversi, hanno preso forma e sostanza esattamente come le avevo immaginate, con qualche errore, naturalmente.

Giuliana Anicia è qui?
Tutto è iniziato tre anni fa. Marina salì da me in studio e mi disse che le immagini che avevano ispirato il mio lavoro provenivano dal primo codice miniato giunto fino a noi. Lo aveva fatto realizzare, nel sesto secolo, Giuliana Anicia, pronipote di Galla Placidia. Feci subito una ricerca perché, per me, queste grandi donne non appartengono al passato ma sono mie contemporanee. Sono mie contemporanee perché le loro azioni, del tutto autonome e fuori da schemi precostituiti, sopravvivono in una dimensione atemporale e leggendaria. Ora, spetta proprio a me interpretare, trasfigurare e dare forma a quegli eventi che hanno riempito di luce la loro e la mia vita.

Giuliana Anicia, per la sua azione di mecenate e per la sua raffinata cultura, nel VI sec. abbellì la città di Costantinopoli e fece realizzare la prima versione miniata del codice del medico greco Dioscoride, arricchito di 383 immagini di piante medicinali. Vi è anche una versione meno attendibile che mi affascina di più perché fa parte dei territori passionali dell'immaginario poetico e non di quelli freddi della documentazione storica. Per questa versione il Codice venne regalato dal popolo a Giuliana Anicia. Sempre di dono si tratta. Ma questo ribaltamento mette maggiormente in luce l'etica della civiltà del dono. Nelle due versioni ci sono, comunque, botteghe di artisti che realizzano tavole botaniche di piante medicinali, con le loro caratteristiche, quando e come devono essere usate: l'ultimo ritrovato della medicina di allora in forma d'arte. Arte e scienza.

È un gesto talmente alto che può essere apprezzato solo da chi lo riconosce. In una società come la nostra che tende a privarci dell'immaginazione, del linguaggio e di un pensiero autonomo, la complessità del dono, l'aspirazione a una bellezza comune, ci trova del tutto spiazzati. Giuliana Anicia, principessa bizantina, figlia di imperatore, va fuori dalla norma, prende la sua strada e spende gran parte dei suoi beni per restaurare e costruire edifici religiosi. Contemporaneamente ci regala o le viene donato un grande erbario che testimonia la sua raffinata cultura. Per un breve arco di tempo assistiamo a una sospensione. Il tempo delle guerre ha lasciato il campo ad azioni nobili, rare, quasi irripetibili.

Ora sono in riva al mare. Il mare, l'elemento che mi avvicina ad Annika, così veniva chiamata familiarmente Giuliana Anicia. L'amore per il mare, vivo, terreno, mediterraneo. I miei piedi vengono accarezzati dal movimento di piccole onde. È qui che mi farò testimone di eventi che la storia ha cancellato. È una mattina primaverile. Attorno il silenzio echeggia vento di scirocco. Raccolgo una canna portata dall'acqua marina. Con la canna disegno sulla spiaggia una grande rosa dei venti. Sulle sue punte sederanno ragazze vestite di rossa passione. Farò realizzare da Letizia, in ceramica, la prima pagina del Codex e la posizionerò qui; tra la sabbia e il mare. Sarà di grandi dimensioni e una ragazza, con movimenti ossessivo compulsivi, la coprirà e la scoprirà seguendo il movimento dell'onda e della storia che "copre", dimentica ciò che ora sta a me "riscoprire", riportare in luce. Prendo un secchio, abbandonato in mezzo a tronchi portati qui, sulla spiaggia, dall'ultima mareggiata e inizio a raccogliere conchiglie. A mani colme le rovescio nel secchio. Mi dirigo verso la rosa dei venti e inizio a comporre il mio mosaico.

Ecco l'azione che farò fare alle ragazze. Le vedo già costruire e governare un ordine armonico tra gli elementi. Al centro della rosa un piccolo vulcano di sabbia brucerà le essenze di pini marini. Il coro e i suoni accompagneranno l'evento. Prendo il secchio e metto dentro piccoli sassi. Inizio a scuotere e a creare dissonanze. Desidero avvertire così che i tempi "si sono straniti" e viene in mio aiuto Ildegarda di Bingen, un'altra grande donna del passato, il cui insegnamento, ancora una volta, mira a una verità che si trova al di là della contingenza spazio-temporale. Lei mi dice che gli esseri umani derivano i loro desideri e la loro sensualità dal fuoco, traggono i loro pensieri dall'aria che è movimento, la loro conoscenza dall'acqua che si spande ovunque. Allora io le chiedo che cosa accade quando, in un tempo come questo non si riconosce la bellezza e si distrugge, in disordine sparso, costa e terraferma; aria, acqua, terra, fuoco. E lei: "l'anima quando il corpo è oppresso da un'aria pesante fatica a respirare e muore".

Ecco ciò che accade. È il tempo della distruzione. Riempio il secchio di acqua e la lancio in aria come una sbarra di acciaio. Creo disordine tra gli elementi. Piogge di sale inaridiranno la terra. Cancello come posso il mosaico della rosa dei venti per confonderne l'origine e scatenare tempeste perfette. È questa l'azione, ora. Vedo le ragazze all'opera. Il coro strappa i fogli che evocano il tempo di Giuliana Anicia. Non c'è più memoria. Solo scontro. Un urlo.

Da questo momento Graziella, suo marito Franco e io, abbiamo tracciato rose dei venti sulla sabbia e raccolto conchiglie da Punta Marina a Marina Romea. Oggi è il 30 giugno 2013, giorno di festa, e la città è deserta. L'estate stenta a partire, ma è una bella giornata di sole e la gente è corsa al mare. Ancora l'acqua marina è talmente gelata da non poter fare il bagno - il mare del nord è arrivato qui, a Marina Romea. E io sono ancorata al tavolo di lavoro intenta a conversare con la mia valle che sarà il luogo dell'ultimo evento della mia trilogia e ne parlerò ad azione avvenuta insieme alla pubblicazione del video. "Splendore e oscurità " lo dedico a Margherita Hack che con queste sue parole condivide il senso dell'opera: "Uccidere qualsiasi creatura vivente è come uccidere noi stessi. Non vedo differenze tra dolore umano e animale".

Foto: Giuseppe Nicoloro