Una mia zia praticamente analfabeta aveva intuizioni improvvise che le facevano fare azioni o cambiamenti rischiosi, ma che le riuscivano sempre. E allora affermava “io ho l’Angelo”. Ho riflettuto su questa sua affermazione quando ho letto la fiaba Vasilisa la Bella di Aleksandr Nikolaevič Afanas'ev: la protagonista portava sempre con sé una bambola di legno che sapeva in ogni momento cosa fare, proprio come un Angelo.

Per Igor Sibaldi il nostro Angelo è una corrente di energia che attraversa il mondo conoscibile per connetterci con l'Aldilà, con le Ali che collegano l‘Io’ con quanto si trova fuori dai nostri condizionamenti. Sibaldi spiega il passaggio del Mar Rosso, la divisione delle acque e la strada che si apre nel Mare, come una Via dell’Angelo. «Il Mare rappresenta la vita quotidiana, con tutto il suo caos, i suoi pericoli, le sue correnti, il rischio di restarne sommersi. La strada che si apre nel Mare è la direzione che ognuno ha, il suo destino, la sua vocazione e che lo conduce verso la Terra Promessa guidandolo tra muraglie altissime di acqua».

Tra gli Angeli ve ne è uno che li sovrasta tutti, l'Arcangelo Michele, e il destino l’ha messo sulla strada di un regista, Germano di Mattia, che lo racconta nel suo film documentario La Via dell’Angelo prodotto da Terra Celestia: «San Michele Arcangelo è il simbolo per eccellenza della Forza della Luce di Dio. Egli infonde coraggio a quelle anime che lavorano per la conoscenza spirituale della Terra». Lo descrive come ‘Il Principe delle Milizie Celesti’ e come uno degli Arcangeli più potenti. «Il guerriero della Luce tiene la spada in alto, il mantello svolazzante, lo sguardo fiero rivolto verso l’oltre. Con il suo piede, schiaccia e controlla il drago che nel tempo è divenuto diavolo, ma l’antico serpente, o il drago, rappresenta proprio quell’energia del caos primordiale, da canalizzare perché possa originare il Cosmo…».

Michele ha origini ebraiche e significa: 'Chi è come Dio'. Il primo a portare il nome Michele fu proprio l'Arcangelo che cacciò dal Paradiso gli Angeli ribelli al grido di Michael. Arcàngelo deriva dal greco ἀρχάγγελος, composto dalle parole "àrchein", 'comandare' e "àngelos", 'angelo', quindi significa "capo degli Angeli".

Il documentario è basato sugli scritti e ricerche di Maria Grazia Lopardi. Per la Lopardi San Michele è depositario del segreto della luce e dell'ombra e possiede un forte legame con i Templari. Essi erano a conoscenza dei luoghi sacri della Terra e in particolare della linea di San Michele Arcangelo: una sorta di filo invisibile, lungo oltre duemila chilometri, che unisce sette santuari dedicati all'Arcangelo, a partire dall'Irlanda per arrivare a Israele. Sono monasteri realizzati lungo una delle ‘ley line’ (la “Linea Michelita”), che attraversano la Terra, costituendo un sistema molto complesso di vene e arterie della stessa.

La prima tappa del viaggio parte dall’Irlanda, dalla Roccia di San Michele (monastero di Skelling Michael) che si trova su un'isola deserta, dove, la leggenda narra che l'Arcangelo apparve a San Patrizio per aiutarlo a scacciare dal paese le forze del male. Il percorso prosegue verso l'isola di Sant Michael’s Mount, in Cornovaglia, dove l'Arcangelo apparve a dei pescatori. La terza tappa si trova in Normandia, nell'isola di Mont Saint-Michel e poi giunge finalmente in Italia, nella Sacra di San Michele in Val di Susa. La quinta tappa si raggiunge, dopo circa 1000 chilometri: Monte Sant'Angelo, in Puglia, costruito su una grotta di difficile accesso. Il sesto sito sacro, è stato realizzato in Grecia, sull'isola di Symi, mentre il settimo, che è anche il punto di arrivo del cammino, si trova nel Monastero del Monte Carmelo in Israele. Questi luoghi sono lontanissimi, ma perfettamente allineati e rappresentano, secondo la leggenda, quel colpo di spada che consentì all’Arcangelo San Michele di mandare per sempre all’Inferno il demonio.

Come spiega la Lopardi nel documentario «Ai piedi di San Michele c’è un drago che rappresenta l’energia da cui scaturisce ogni cosa […] l'energia per il potente campo delle possibilità dal quale deve emergere l'ordine. Non a caso nella tradizione celtica è il custode di un tesoro, è un guardiano della soglia. Perché tutte le energie espresse dal drago devono essere trasmutate, devono divenire luminose. Un aspetto fondamentale del cammino iniziatico è quello di confrontarsi con il cavaliere nero, il Graal, cioè l'ombra, una parte di noi rinnegata e in quanto tale divenuta maligna…».

Germano Di Mattia esamina le varie tappe del viaggio descrivendole con parole suadenti, immagini suggestive e stranianti e musiche che sembrano giungere dai mondi invisibili. Germano è principalmente un regista, ma ha inciso pure canzoni di successo, come Libera (uscita in Francia nel 2001), che chiude il documentario, ma pare scritta apposta per la “Via dell’Angelo”, come se avesse anticipato questi tempi. Germano è anche un attore e doppiatore: ha avuto un ruolo importante nel film Il Mandolino del Capitano Corelli con Nicolas Cage e Penelope Cruz. Per quanto sia interessante il suo ricco percorso, in quest’ultima opera egli si slancia verso l’oltre dello spazio e tempo e ci conduce dentro il mistero dell’Arcangelo, in un cammino di pace e risveglio che darà vita a quell’uomo nuovo annunciato in tutti i tempi.

Il documentario descrive l’atmosfera magica dell’Abbazia di San Galgano «meraviglia dell'architettura gotica dal tetto fatto di cielo e il pavimento di prato verde». Galgano è un nobile trentenne che ascolta «l'invito di Michele a seguirlo, giunge sulle sponde di un fiume, sul quale vi è un ponte periglioso e nel fiume un mulino con la ruota del divenire. Galgano diventa così un cavaliere Celeste di Cristo…». Di Mattia diventa poetico, poi, quando tratteggia St Micheal’s Mount: «al di là della Manica, in Cornovaglia, nel silenzio rotto solo dalle onde del mare e dallo stormire degli uccelli, tra scogliere selvagge, dove i capelli di due innamorati si gonfiano al vento e la sabbia tiepida rilascia il tepore del Sole accantonato di giorno, lo stridio dei Gabbiani e lo stormire dei rami insieme al rumore del vento si accordano alla risacca in un concerto divino: questo è luglio in Cornovaglia…».

Arroccata su di un isolotto e circondata da una vegetazione rigogliosa, infatti, sorge la splendida Abbazia di San Michael Mount dove l'Arcangelo apparve in sogno a dei Pescatori «e oggi conserva il fascino del luogo custode di un antico culto […] a volte con il sole e il cielo azzurrissimo, a volte con un panorama duro di nubi minacciose con varie tonalità di grigio […] un luogo di contemplazione, come tutti i posti di Michele…». E dalla Cornovaglia il viaggio conduce in Francia, a Mont San Michel, un posto sospeso tra il cielo e il mare, tra la Normandia e la Bretagna. L’Abbazia è sormontata da una statua di San Michele, posta sulla Guglia del campanile «in bilico fra cielo e terra, dove le forze dell'ombra si oppongono a quelle della luce […] unico luogo sicuro dove siamo co-creatori di energia, in equilibrio tra la realtà dei mondi invisibili…».

Finalmente si giunge in Italia, alla Sacra di San Michele «avvolta da una coltre di silenzio […] incastonata nella Val di Susa, tra la corona montuosa delle Alpi e la Morena di Rivoli. Maestosa, imponente, leggendaria e solitaria…». All’ingresso del complesso, vi è una solenne statua dell'Arcangelo «dove la spada non è più impugnata, ma disposta ai piedi dello stesso Angelo. Un gesto simbolico che riporta alla fine della lotta […] facendo trionfare la centratura dei poli opposti, le ombre e la luce, in perfetto equilibrio nel mistero della vita umana…». Si accede all’Abbazia attraverso 124 scalini: «ovunque si guardi non si vede altro che pietra, quasi a rimarcare che l'Arcangelo è custode sia delle altezze che delle oscure profondità terrestri […] Salire sullo Scalone è come fare un percorso iniziatico, è come l'avventura terrena di ogni anima che decide di incarnarsi […] Godiamo di quel silenzio ricco e generoso che ci invita ad ascoltare il nostro cuore […] dove veniamo cullati dall'energia dell'amore […] il centro del nostro tempio…».

Infine si arriva nel Sud Italia, a Monte Sant'Angelo, il santuario di San Michele più antico al mondo, dove il cammino Micaelico rappresenta un percorso legato alla tradizione dei pellegrinaggi verso Gerusalemme. La caverna che sprofonda nella roccia è dal 490 d.C. come la porta del Cielo, una guida per scendere nella profondità di se stessi e trovare la pietra occulta tanto cara agli Alchimisti. Nella grotta sgorga una vena d'acqua sorgiva che può guarire persone ed animali, un’acqua purissima, eterna sorgente di spiritualità. Un’antica profezia di Gioacchino da Fiore individua l'Era dello Spirito Santo come la più fulgida della storia dell’uomo, un’epoca in cui l'umanità avrebbe fatto il salto di Coscienza. Ed il compito dell’Arcangelo Michele è quello di condurre il popolo di Dio affinché si realizzi “La Gerusalemme Celeste” sulla Terra, per concretizzare «l'unificazione della conoscenza razionale ed intuitiva, quella del cuore, caratterizzata da una irruzione della verità dai mondi oltre lo spazio e il tempo…».

Michele potrà così illuminare l'oscurità sciogliendo i nodi e di legami del passato e plasmerà le Coscienze degli uomini per creare l’Uomo Nuovo. Secondo il regista, infatti, possiamo vedere chiaramente i venti di cambiamento delle nuove energie che ci porteranno sulla Via dell'Angelo: «aiutati dalle schiere dei Messaggeri celesti e dall'Arcangelo Michele riusciremo finalmente a ricomporre la bellezza e a guarire questo pianeta con amore e per amore…».

Concludo questo articolo dedicato a Germano di Mattia con una frase del pittore, poeta e musicista Paul Klee «L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è». Sembra proprio che l’Arcangelo, a un certo punto dell’opera, abbia preso per mano il regista e lo abbia condotto nella direzione della sua Via…