Se, in bicicletta, attraverso il Borgo San Rocco, vado controsenso. Mi capita spesso.
Ma oggi devio, allungo e risalgo la corrente di via Ravegnana.
Automobili parcheggiate o in azione, motociclisti in fuga, ciclisti a testa bassa, pedoni distratti.
Qui la gente va di fretta - gomitate nei fianchi.
Impegnata come sono a evitare lo scontro con tutte queste forze in movimento oltrepasso il vicolo.

Oltrepasso il vicolo e me ne rendo conto solo quando rivedo la Porta del Borgo.
Ritorno.
Prendo la mira.
Entro.
No, non è questo.
È simile anzi è proprio diverso.
Eccolo.
Ma anche questa volta - assomiglia.
Questi vicoli sono carta assorbente, invece cerco la pagina scritta - l'originale.
Ma l'originale forse è sparito.
Forse non è mai esistito.
Anche Claudia me la sono sognata. La chiamo al cellulare.
Più avanti.

Più avanti più indietro.
Di lato.
Proprio qui.
Tra due case, la strettoia.
Una membrana leggera trasparente separa la luce da foschie metropolitane.
Come se ci fosse sempre stata solo per sguardi allenati alla bellezza.
È troppo forte il contrasto tra l' esterno e la viuzza.
Fuori polveri sottili, gas di scarico,
negozi usa e getta, gente che divora e sperpera
intenta a riempire il proprio pozzo senza fondo.
Alzo il velo.

Alzo il velo e vedo la Madonna.
No.
Neanche il paese delle meraviglie di Alice. Qui è tutto vero. Tocco con mano.
Però mi ritorna alla mente la visione e i profumi del mese di maggio, a Cesena, quando ero bambina.
Inizio a respirare in stato di libertà, senza difese cambia il ritmo.
Insieme allo stupore, la leggerezza.
Scende sul mio corpo quel riposo che annienta tensioni permanenti.
Il vicolo ha pareti di piante rampicanti.

Il vicolo ha pareti di piante rampicanti e a terra tappeti di ciottoli con bordi fioriti.
Un microcosmo può suggerire grandezze ben più vaste del macrocosmo che lo contiene.
Qui non facciate ma montagne; verdi in primavera, fiorite in estate, rosse e gialle in autunno.
Qui non viuzze ma gole.
C'è vita pulsante.
Una specie di rimprovero vivente per lo sviluppo in stato confusionale di quartieri appena nati e già fatiscenti.
Faccio venti passi.

Faccio venti passi, giro a sinistra ed ecco la facciata rossa con fasce gialle e rampicanti gloriosi. Giganti - i giganti della montagna incantata.
La loro crescita non deve essere disturbata, sono guerrieri in perenne conquista di nuovi spazi.
Apriti sesamo
Entro nella preistoria.
Claudia ha scelto ruderi per un processo che si rinnova quotidianamente ed è il centro della sua vita: "È decrepita la rinforzerò, è grigia la dipingerò, è buia la illuminerò, ha piccoli cortili fatiscenti ne farò foreste verticali".
Il verde dell'albero e della pianta, il mistero della moltiplicazione degli spazi, ecco a che cosa ritorno pensando a Claudia.
La sua è la condizione della crescita nell'atto irripetibile del germogliare e così attorno a lei, nel Vicolo Capannetti, piante, animali, case, persone, vivono intensamente e si moltiplicano.

E si moltiplicano seguendo desideri e passioni di questa Primavera dalla semina spontanea che deriva direttamente dal cespuglio, dal ramo, dallo stelo, dall'albero, dalle foglie, dall'acqua, dalla terra. Vermi compresi.
I desideri e le passioni di Claudia hanno origini lontane. Nell'infanzia. La nostra origine.
È li che ritorniamo sempre.

È lì che ritorniamo sempre per comprendere chi siamo ora.
La mano e lo sguardo di Claudia bambina che a scuola governano le piccole piante sanno quello che fanno. Più avanti nel tempo l' incontro della conoscenza - mano e sguardo - con la coscienza - la mente - è il primo giardino, la prima casa.

È il primo giardino, la prima casa nutriti da tutta la sua vita passata.

Giardini pensili di Babilonia, casa, madre di tante figlie - l'ultima è nata questa estate -possono durare in eterno come richiamo per quelle improbabili dimore che sorgono ora; così per caso.