Quanti di noi nel week-end desiderano staccare la spina e dedicare un paio di giorni alla pura ricerca di relax e soddisfazione personale? Questa volta desiderio e curiosità di scoprire qualcosa di nuovo mi hanno guidata verso le meraviglie del Friuli.

È una terra questa, che definirei “baciata da Dio”, dove colori, profumi e sapori sono protagonisti di un’inebriante allegria in grado di riconciliarti con il resto del mondo. Sono innumerevoli le cantine che suggerirei di visitare e, loro sole varrebbero il viaggio; alcune estremamente note agli amanti del settore e altre più conosciute solo a livello locale. In ogni caso ognuna di esse è curata e mantenuta dall’amore, dalla passione e dalla dedizione che intere generazioni vi hanno dedicato, abbinando piacevolezza estetica e qualità dei prodotti.

Tra gli incontri che più mi hanno lasciato un dolce gusto finale vorrei citare quello con la famiglia Bortolusso, antichi viticoltori di Carlino, un piccolo paese in provincia di Udine. La cantina si erge nell’intrigante atmosfera che si crea tra l’unione del mare con le vigne, le cui radici hanno strappato nei secoli il suolo alle onde, donando così al vino dei propri acini una sapidità unica. La gentilezza e l’educazione dei padroni di casa fa sentire subito a proprio agio, come un vecchio amico invitato a prender parte a una generosa degustazione dell’intera gamma di prodotti. Dai Sauvignon, Ribolla, Pizzinin al Traminer per poi continuare con il Friulano, Chardonnay e altro, terminando con la tradizionale nota intensa del Malvasia.

Le emozioni che vi avvolgeranno a ogni sorso verranno amplificate dal panorama mozzafiato che avrete di fronte assaporando i deliziosi prodotti, trasformando una semplice degustazione in un’esperienza sensoriale a 360° dove ogni dettaglio urlerà “territorialità”. La passione dei padroni di casa per il proprio paese tuttavia non si ferma ai loro prodotti, ma mi ha introdotta al mondo di una timida verdura stagionale, che riempie le nostre tavole e fortunatamente rimane ancora abbastanza alla larga dalle serre: l’asparago.

L’asparago è un alimento principe di questo territorio. Questa verdura è un prodotto DOP (Di Origine Protetta), dalla storia centenaria, originario dell’Asia e diffuso nel bacino del Mediterraneo dagli Egizi. I primi paesi europei a coltivarlo furono Francia e Italia nel 1500 i quali lo conservarono come prodotto di lusso per molto tempo data la non facile coltivazione. Data l’importanza che gli era stata attribuita è stato persino citato in alcuni trattati di pace o di conquista per giungere all’accordo finale tra le fazioni. Perché allora un prodotto così radicato nel territorio è invece così poco noto a livello nutrizionale?

Il termine Officinalis presente nella denominazione scientifica serve a sottolineare le sue numerose proprietà medicamentose e terapeutiche già note in periodo medievale (dov’era prevalentemente utilizzato per le quelle diuretiche e depurative). Totalmente privo di colesterolo, indice glicemico molto ridotto (il che lo rende perfetto per chi è a dieta) e ricco di sali minerali è anche fonte di fibre, acido folico e vitamine B e C. È inoltre un depurativo molto forte per fegato, reni e intestino… per non dimenticarne il gusto unico specialmente quando viene inserito in qualche risotto, sugo o più banalmente con un croccante uovo all’occhio di bue!

La bellezza e la forza di questa terra non sta solamente nei suoi prodotti, la voce forte delle persone si alza in coro, collaborando gli uni con altri, riuscendo a dare carattere a prodotti trascurati da molti. Il connubio tra l’azienda vitivinicola di cui ho parlato e un organizzato distributore di pesce di Marano, un paese poco distante che vanta una densa flotta di pescatori uniti tra loro come poche volte ho avuto la fortuna di vedere, ne è la prova. Due paesi portavoce dei propri prodotti e della propria tradizione che, se messi insieme, danno vita ad abbinamenti ed esperienze uniche, abbracciando armoniosamente in un’unica rete mare e terra. Vellutata di asparagi bianchi con gamberi croccanti, asparagi bianchi dal gusto e consistenza burrosa avvolti in una sottile foglia di pancetta con panatura croccante e altro ancora; una ricetta e una consistenza perfetta per ogni palato, anche per i più difficili.

Per quanto questi giorni siano stati un continuo stimolo per i miei cinque sensi vi posso assicurare che anche sulla via del ritorno non resterete delusi. Quando tutto è pronto per diventare una nuova cartolina nella vostra mente, sulla strada incontrerete il borgo medievale di Cordovado dove la famiglia Piccolomini vi accoglierà con un labirinto progettato nei roseti, il cui avvolgente profumo non potrà far altro che risvegliare anche l’olfatto più pigro.

Una terra fresca e romantica, che abbraccia la territorialità dei suoi prodotti senza sbilanciarsi verso l’eccesso richiesto dal mercato, in cui “Km 0”, “campagna amica” e “stagionalità” non sono solo slogan, ma una filosofia che funge da denominatore comune tra i suoi pittorici borghi. Volete una pausa? Vi suggerisco quindi di lasciarvi avvolgere dall’inebriante energia di questa regione pronta a stupirvi sotto ogni punto di vista.