Prima donna “city manager” in Italia, PierCarla Delpiano ha ricoperto importanti incarichi, sia nel settore privato che in quello pubblico: "Tutti i manager" - ha scritto - "dovrebbero fare entrambe le esperienze. Il settore pubblico è molto più complesso dal punto di vista burocratico e decisionale, ma è molto motivante sul piano sociale. Il settore privato è più semplice nei primi due aspetti e più gratificante sul piano economico. Ho iniziato la mia carriera nel primo ed è stata un’esperienza professionalmente forgiante per me. Un’ottima cassetta degli attrezzi per affrontare il privato". Attualmente dirige il settore comunicazione della Fiera di Milano ed è presidente della Fondazione Stelline. "Sono una donna che vive e lavora a Milano, città dove mi sono trasferita nel 2000 per motivi di lavoro, dopo che nel 1998 ero diventata city-manager a Vigevano, dopo aver lavorato come Dirigente al Comune di San Donato Milanese e dopo aver seguito numerosi progetti di introduzione del controllo di gestione e di riorganizzazione di enti locali. Erano gli anni della riforma Bassanini e della separazione dei poteri gestionali da quelli di indirizzo politico. Avevo 34 anni e 11 dirigenti (quasi tutti uomini) da coordinare: di fronte alle responsabilità non mi sono mai spaventata, consapevole del fatto che bisogna anzitutto lavorare sodo e avere sempre tanta voglia di imparare. I sacrifici e le soddisfazioni sono pari nella mia bilancia personale: non mi posso lamentare. Ora sono felice di essere a Milano, dove ogni giorno trovo nuove occasioni di crescita: è una città dove il pragmatismo e il rispetto per chi lavora sodo sono valori indiscutibili, una città che amo e che mi ha dato e mi dà continui stimoli, qui c’è tanta energia, proprio come piace a me. Mi piace molto vivere e lavorare a Milano: l’unica cosa che mi manca è il mare…

A Milano non c’è il mare, ma la città si proietta nel “mare magnum” dell’Europa...

Milano è una metropoli nei numeri e nelle abitudini di vita dei suoi cittadini; una metropoli che si trova oggi ad affrontare il percorso amministrativo e politico della “Città Metropolitana”. Il futuro di Milano è questo: un progetto di sviluppo che consentirà di essere attrattiva per gli investimenti stranieri e vero traino per il resto del paese. Ancora una volta sarà una città-laboratorio che coglierà per se stessa e per l’Italia l’opportunità di costituirsi come metropoli sempre più innovativa e internazionale: questo sarà il suo obiettivo più importante per il dopo EXPO.

Come donna che vive e opera a Milano, come vede le sue “colleghe”?

Milano è la città italiana con il più alto tasso di occupazione femminile: le donne milanesi sono donne del fare, concrete, veloci e poco esibizioniste, si vede anche da come si vestono e dalla loro praticità. Come scrive Fabiana Giacomotti nel suo libro La milanese chic, le donne milanesi assomigliano di più alle sorelle d’Este che non a madame de Montespan: sono dirette e hanno il gusto della battuta, sono pragmatiche e autoironiche…

Per chi è “personaggio” pubblico è comunque importante saper gestire la sua immagine...

Mi occupo di comunicazione e di immagine per una grande azienda (Fiera Milano spa) oltre ad essere il Presidente della Fondazione Stelline. Per quanto riguarda la mia immagine ho imparato presto che senza un grande equilibrio interiore e una consapevolezza dei propri limiti non si riesce a costruire un vero consenso: la fantastica ribalta mediatica, se non si hanno carattere forte e una robusta ossatura professionale, rischia di essere uno stress insostenibile. I rischi di sovraesposizione possono distruggere una carriera: ogni personaggio pubblico dovrebbe usare la propria immagine con grande attenzione e cautela prima di tutto per il rispetto delle organizzazioni che rappresenta e poi anche per rispetto della propria identità. Oggi tutti appaiono e parlano troppo.

Ha parlato di “identità”, come definirebbe quella della donna di oggi?…

Le donne di oggi devono tanto alle donne di ieri: se abbiamo infranto il tetto di cristallo è grazie alle nostre nonne e alle nostre mamme che ci hanno allevate secondo modelli educativi più emancipati rispetto ai loro. Per questo motivo penso che dobbiamo imparare a essere solidali tra noi: abbiamo molto da fare ancora per completare la rivoluzione culturale della parità, perché per le nostre figlie e per le nostre nipoti non sia più necessario essere quote rosa per la politica o per i consigli di amministrazione.

E si pone anche il problema della donna con il potere...

Il rapporto delle donne con il potere passa spesso, ancora oggi, attraverso logiche affettive, il potere serve ad avere consenso a vedersi riconosciute e apprezzate… è la nostra storia di genere a raccontarlo per noi. Il potere in realtà è privo di senso se non viene condotto a logiche di utilità generale e sociale. Le vere donne di potere sono quelle che contano nelle decisioni che riguardano la vita di molte persone e che spesso non appaiono, non si vedono.

Inevitabile anche l’incontro/scontro con il potere maschile...

Nella mia generazione il rapporto donna-uomo soffre di una incongruenza tra i modelli educativi con cui sono stati cresciuti i coetanei. Dicevo prima che le nostre mamme ci hanno cresciute spronandoci all’emancipazione, ma hanno mantenuto lo stesso modello delle loro madri per allevare i nostri coetanei maschi. Ecco perché oggi il rapporto tra maschi e femmine della stessa età è spesso di scontro. Il confronto è invece caratteristico tra fasce di età diverse soprattutto nell’ultimissima generazione (i nostri figli e figlie).

Dunque è importante un “mentoring” al femminile per stimolare anche una solidarietà tra donne…

Assolutamente sì, lo dobbiamo alle nostre figlie e alle nostre nipoti. Lo considero uno degli strumenti per realizzare il nostro Patto generazionale al femminile, per proseguire l’azione che le donne della generazione prima è stata per noi. Io faccio mentoring per il Forum della meritocrazia. Sono già alla seconda esperienza e imparo davvero tanto da queste giovani bravissime che affianco con grande piacere!

È presidente donna della Fondazione Stelline, nel palazzo dove un tempo erano ospitate le orfanelle: c’è un filo rosso che può collegare questa coincidenza?

La vita è fatta di coincidenze, nel Palazzo delle Stelline, per molto tempo un esempio del welfare ambrosiano, i giochi delle bimbe nel chiostro erano lo svago che le aiutava a crescere. Oggi qui si fa cultura, ci si incontra, ci si confronta, si cresce ancora con altri strumenti più sofisticati che un semplice girotondo. Ma i sogni forse sono il filo rosso, per le bimbe di ieri e per le ragazze di oggi.

Ci può illustrare brevemente il percorso e le finalità della Fondazione allo scadere dei 30 anni dalla nascita?

La Fondazione Stelline è un’Istituzione milanese senza scopo di lucro costituita Il 16 giugno 1986, da Carlo Tognoli, allora Sindaco di Milano e Giuseppe Guzzetti, allora presidente della Regione Lombardia ed è fortemente radicata nel cuore pulsante della città, con valori di attualità, modernità, storici e architettonici. Nata con gli obiettivi statutari di mantenere la destinazione della porzione del Palazzo delle Stelline al civico 61 e una parte del 63 quale struttura funzionale polivalente per lo sviluppo di iniziative e scambi culturali, tecnici, scientifici che convoglino verso la città di Milano e la Regione Lombardia molteplici interessi anche di carattere internazionale, e di favorire, nella sua sede, la realizzazione di convegni, dibattiti, manifestazioni, corsi di qualificazione e aggiornamento culturale, tecnico e scientifico sia per Milano che per la Regione Lombardia, oggi è un laboratorio di idee e di iniziative per l’arte e la conoscenza, luogo di incontro e di partecipazione per la vita culturale della città. La Convenzione con la Regione Lombardia, sottoscritta in attuazione della l. r. n. 51 del 24 maggio 1985, in cui veniva approvata la partecipazione della Regione Lombardia, in qualità di ente fondatore, unitamente al Comune di Milano, e successivamente del “Patto per l’arte contemporanea” sottoscritto nel 2003 tra Ministero per i beni e le attività culturali e le Regioni, ha rafforzato in questi anni il mandato culturale della Fondazione Stelline con una speciale attenzione, appunto, per la promozione dell’arte contemporanea. La Fondazione interpreta tali funzioni secondo specifici ambiti d’intervento che hanno avuto sempre maggiore continuità e impatto sul territorio. Arte e Cultura sono il mix vincente che rendono speciale questo luogo e caratterizzano anche l’attività congressuale. Oggi la Fondazione è un punto di riferimento per le attività culturali, le esposizioni, le mostre, i concerti, i convegni e le occasioni di incontro, e questa offerta è un complemento particolare per i servizi congressuali che la rendono una location unica nel cuore di Milano, nel luogo simbolo di contaminazione culturale legata al genius loci Leonardo. Nel Chiostro della Magnolia si incontrano ogni giorno persone provenienti da paesi e da mondi diversi che si confrontano su contenuti e culture differenti: è anche così che si creano i presupposti per lo sviluppo della nostra città.

Qual è il rapporto della Fondazione con Milano e i milanesi?

Il legame con le istituzioni e il fertilissimo rapporto con la comunità milanese sono la cornice imprescindibile per la crescita della Fondazione. La nostra community “Amici delle Stelline” è in continuo e costante contatto con la città e ce ne riporta le istanze, i suggerimenti e le critiche che ci consentono di mettere a punto iniziative condivise e apprezzate come l’Hub Leonardo o il percorso verso la Città Metropolitana. Anche le mostre nascono da un’attenzione alle proposte più raffinate degli artisti contemporanei che possano trovare apprezzamento in una città dove il design e la moda sono eccellenze riconosciute nel mondo e dove l’amore per l’arte è un fil rouge ormai irrinunciabile.