Esiste un mestiere che ti permette di farne più di uno, anzi ne esistono due: essere ingegnere ti permette in realtà di portare avanti progetti anche molto diversi l’uno dall’altro, essere attore per definizione ti porta a passare da un ruolo all’altro.

WSI: Come eri da bambino, i tuoi gusti, le tue manie, il tuo modo di relazionarti, le tue paure? Raccontaci un ricordo della tua infanzia.
MS: In realtà da bambino ero molto timido, ma parecchio, da non credere: i miei insegnanti delle scuole elementari e medie non hanno mai saputo che voce avessi. Credo però che questo mi abbia portato a sviluppare l’ascolto e l’osservazione (c’è un modo di dire che mi piace: “Se Dio ci ha dato due orecchie e una sola bocca ci deve essere un motivo”). Penso che per un attore la capacità di ascoltare e osservare sia fondamentale per farsi un bagaglio che va oltre le proprie esperienze personali. Mi ricordo un altro fatto, una domanda della mia mamma “Che vorresti fare da grande?” alla quale non sapevo rispondere, poi chiesi: “Esiste un mestiere che ti permette di farne più di uno?”. Oggi so che esiste un mestiere simile, anzi ne esistono due: essere ingegnere ti permette in realtà di portare avanti progetti anche molto diversi l’uno dall’altro, essere attore per definizione ti porta a passare da un ruolo all’altro.

WSI: Come mai hai deciso di fare l'ingegnere? E come mai hai deciso di fare l'attore? Cosa collega questi due mestieri, uno così legato alla precisione e l'altro alla fantasia?
MS: Il legame è lo stesso che lega la matematica alla musica, proprio per la loro diversità sono complementari. Se pensi a un ingegnere pensi a Leonardo da Vinci, ebbene anche lui faceva regie di spettacoli teatrali. L’uomo non è pensato a compartimenti stagni e lavora al meglio quando non crea barriere che non esistono. Uso spesso l’approccio ingegneristico nel campo dello spettacolo e l’approccio teatrale nel campo della tecnica e, per esempio, dell’insegnamento. Apro una nota, non credo che si debba “decidere” di fare un mestiere, probabilmente è più saggio ascoltare e osservare dove si funziona e dove si fatica per ottenere risultati; conosco diversa gente che ha “deciso”… per poi tornare sui propri passi, perché non era quella la strada giusta. Credo che la vita vada vissuta come una scoperta, con stupore, e non necessariamente guidata con la testa.

WSI: Quale tipo di studi hai intrapreso per imparare a recitare o sei un "talento nato"?
MS: Ognuno di noi ha dei talenti, che poi però vanno coltivati giorno per giorno. La mia formazione di base l’ho avuta nel Laboratorio Teatrale Permanente dell’associazione Ottobre, un luogo fantastico, guidato da Valeria Ciangottini ed Enzo Aronica, che ha operato a Città di Castello fino al 2000 (poi chiuso per ripicche politiche). Successivamente ho preso parte a diversi stage, anche se credo che, data una buona base, in questo campo si possa e si debba imparare molto dall’esperienza del fare e dallo stare sul palco.

WSI: E' vero che un bravo attore deve allenare anche il corpo, oltre alla voce?
MS: Direi di sì, il corpo è uno degli strumenti con cui comunichiamo, quindi la sua conoscenza e il suo controllo è fondamentale… Bada bene che non ho parlato di allenamenti e palestra (altrimenti faccio una figuraccia).

WSI: Come sei riuscito a ricavarti uno spazio nel mondo della recitazione?
MS: Sembra vera questa intervista … Dunque senti, a me piace molto la storia di Carlo Goldoni, secondo alcuni lui non ha mai deciso di fare il commediografo! Voleva fare l’avvocato e lo faceva per passione, poi si occupava di teatro. Furono poi il pubblico e le richieste a portarlo a scrivere tutte le sue opere che ancora oggi conosciamo e apprezziamo. Recitare mi piace ed è un’arte per la quale si ha la necessità, secondo una favola, di soli tre ingredienti: voce, corpo e fantasia. Chiunque può recitare e divertirsi facendolo. Personalmente poi ho avuto la fortuna di incontrare persone e situazioni per cui questa attività è diventata più di un semplice hobby.

WSI: Quali sono a oggi le tue esperienze nel teatro, nel cinema e nella televisione?
MS: Il laboratorio teatrale dove mi sono formato è stato chiuso subito dopo il mio biennio, questo ha portato alcuni di noi a fondare un’associazione per continuare a fare esperienze insieme; era il 2000 e nasceva l’associazione Medem (che oggi dirigo), con questa negli anni sono cresciuto a livello organizzativo e anche attraverso produzioni teatrali di vario genere, sempre puntando a unire la passione e la tecnica. Oltre ai lavori con la mia compagnia ho portato avanti un mio percorso personale che mi ha permesso di collaborare con diverse realtà teatrali in Umbria. Gli anni con il Teatro di Sacco di Perugia mi hanno anche dato la possibilità di conoscere attori e attrici di livello del panorama regionale, con alcuni dei quali sono rimasto in contatto. Nel tempo ho avuto il piacere di lavorare sotto la regia di Enzo Aronica (Il matrimonio perfetto, Alarms), Roberto Biselli (Il Feroce Saladino, Flaminio), Claudio Bellanti (Tre sull’altalena), Luisella Chiribini (Buzz… Buzzati), Davide Riondino (Il Corsaro Nero), Anna Leonardi (In diretta dal passato) e altri. L’esperienza di Medem nasceva anche come mezzo per promuoversi e in Umbria in quel periodo si stavano girando varie fiction, è stato naturale cercare di proporsi, notando che se ci approcciavamo come gruppo la fatica era minore. Abbiamo cominciato così a collaborare con diverse produzioni cinetelevisive fino a gestire un vero database di attori e attrici. Personalmente ho preso parte a Don Matteo 3, Don Matteo 8, Carabinieri, la docufiction girata in inglese Botticelli: il trionfo della bellezza e per il cinema Una moglie bellissima di Leonardo Pieraccioni. Non ti annoio con numerosi cortometraggi e collaborazioni per pubblicità o prodotti multimediali. Oltre all’attività come attore e regista, da anni tengo corsi di teatro nelle scuole e sono attivo come animatore culturale; ultimamente mi piace sperimentare la contaminazione tra i diversi mezzi e cercare esperienze di metateatro in luoghi e situazioni meno consueti.

WSI: Cosa sono per te il teatro e il cinema e la televisione come attore e come spettatore?
MS: Nell’ultimo periodo mi sto rendendo conto che il teatro con le poltroncine rosse, il sipario, il buio e la luce ha un suo fascino, ma, come dicevo prima, quello che mi piace di più è lo sperimentare contesti nuovi. Portare il teatro (la recitazione in generale) in ambienti teatrabili, ma non classici, ad esempio nei ristoranti, o nelle strade e piazze, sfruttandone le potenzialità; non ho mai creduto in scenografie faraoniche, piuttosto credo che il teatro e l’allestimento scenico possano accendere una luce diversa su ambientazioni che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni e dimostrarci nuovi punti di vista. Teatro, cinema, tv, sono solo mezzi per comunicare, li guardo con curiosità e, a volte stupore, quando riescono a stupirmi, come spettatore, mi divertono. Tutti e tre, ma anche la radio, sono una sorta di mano tesa verso lo spettatore, possono prenderlo e condurlo in un viaggio fantastico, in luoghi inaspettati, ma fondamentalmente dentro di sé.

WSI: A quale attore ti ispiri?
MS: Non ho un unico esempio da imitare, non lo vorrei, mi piace anzi pescare da più situazioni, da più personaggi, magari non necessariamente legati al mondo dello spettacolo. Mi piace l’assurdo di Lillo e Greg che si rifà all’umorismo di Achille Campanile, mi piaceva il trio Lopez, Marchesini, Solenghi … In generale tutti coloro che vedi sul palco e ti chiedi: “… ma quanto si diverte?”… Un po’ alla Elio e le storie tese o I cavalli marci: due gruppi eclettici che uniscono una tecnica estrema al divertimento e non ostentano la loro bravura, che diventa solo un mezzo.

WSI: Cinema italiano, americano o francese?
MS: Non vado molto al cinema, poi le classificazioni per paese non mi convincono troppo, però il cinema francese in genere mi risulta soporifero. In genere, statisticamente, prediligo il cinema italiano.

WSI: Che tipo di libri leggi?
MS: Leggo un po’ di tutto e non mi piacciono le classificazioni … Vuoi ti dica alcuni titoli letti di recente? Il peso della farfalla, _di Erri De Luca, Il ritorno del giovane principe, di A.G. Roemmers, _Vangelo e atti degli apostoli _di Marco, Matteo, Luca e Giovanni (i cognomi non sono noti …), Io e te,di Niccolò Ammaniti, ma soprattutto mi è piaciuta una raccolta di poesie, _Scendo alla prossima di Marta Mentasti, la consiglio.

WSI: Ho avuto il piacere di vederti insieme alla Sarabanda Teatro in alcune "cene con delitto", idea che unisce il buon cibo con un intrattenimento coinvolgente come quello di risolvere un giallo. Che tipo di esperienza è per te?
MS: Negli ultimi cinque anni l’esperienza "cene con delitto" ha cambiato la mia vita in effetti, il gruppo de La Sarabanda Teatro è affiatato e composto da persone straordinarie, posso dire che siamo amici prima che una compagnia (un po’ come accade con Medem), abbiamo repliche abbastanza fitte e incontriamo moltissima gente. In effetti pensavamo di esaurire l’ondata di successo in uno/due anni, invece sembra che la richiesta sia crescente. Il pubblico ha voglia di divertirsi e di giocare, il format si presta e, unito a una buona cena e a una location adatta, può fare passare una serata da ricordare … Per il pubblico, ma anche per noi perché, ci tengo a sottolinearlo, ci divertiamo con loro. L’idea di recitare a canovaccio, cogliendo input dal pubblico e giocandoci, è sconvolgente … Il risultato della serata dipende davvero in parte dal pubblico in sala. Diventa fondamentale per l’attore non solo parlare e muoversi secondo quanto stabilito nel copione, ma anche ascoltare e osservare il pubblico per coinvolgerlo, si va a confondere il limite tra spettatori e attori oltre che quello dello spazio scenico. Capisco sempre di più la frase di Shakespeare_ Il mondo è un palcoscenico e gli uomini e le donne sono attori…_ Durante le serate troviamo intorno a noi personaggi incredibili che nessuno avrebbe scritto, la fantasia del pubblico supera quella degli autori. Consiglio a chiunque di provare a passare una serata a Villa Taticchi (dove abbiamo già un calendario fissato fino a maggio 2013) o in altri locali dove facciamo questo tipo di evento, magari in compagnia di amici.

WSI: Qual è il personaggio che hai interpretato che hai amato di più?
MS: In generale ogni personaggio è una “creatura” e non si può non amare, non posso negare però che alcuni mi hanno rappresentato di più, il buon vecchio Capitan Eco mi ha dato e mi sta dando tantissimo, non posso non citarlo. Poi metterei l’Ispettore Silvestrini delle cene con delitto (anche con la variante Arancione) che ormai ha quasi una vita propria con gente che lo saluta per strada e non saluta me. Se parlo di amore però mi viene in mente un piccolo principe in un allestimento particolare, con la regia di Jacopo Falchi, realizzato anni fa con il centro accoglienza diurno di Umbertide … Un’esperienza che andava ben oltre il teatro e che mi ha lasciato tanto.

WSI: Hai avuto anche delle esperienze di doppiaggio?
MS: Doppiaggio vero e proprio no, faccio con una certa regolarità speakeraggi prestando la voce a spot televisivi o radiofonici, prodotti multimediali e simili. L’ambiente dello studio di registrazione mi affascina molto.

WSI: Hai mai recitato in dialetto?
MS: Non proprio in dialetto, anche se d’estate mi capita spesso di prender parte a spettacoli all’interno di rievocazioni storiche (ad esempio la Rievocazione storica della donazione della Santa Spina a Montone o il Mercato delle Gaite a Bevagna), dove il volgare che si usa si avvicina molto al dialetto.

WSI: Hai avuto anche delle esperienze insieme ai bambini? Raccontaci qualcosa.
MS: Se penso ai bambini penso agli anni di insegnamento nelle scuole (ho cominciato con le materne e alla fine dell’anno scolastico i bambini parlavano di me chiamandomi Maurino …); questa esperienza mi ha permesso di sperimentare tantissimo. Ho in repertorio alcuni spettacoli di teatro per ragazzi, ma mi viene in mente soprattutto l’attività di animazione nelle scuole. Ormai dal 2005 porto avanti infatti attività di sensibilizzazione in vari ambiti e sotto diverse vesti, tutto è cominciato con Capitan Eco: un pirata che va nelle scuole ad arruolare bambini per salvare la Terra attraverso la raccolta differenziata, devo molto a questa esperienza che poi ha fatto nascere tutta una serie di “figli”: Igenio, il Comandante Utotop, Lino Foresta … e da ultimo l’agente speciale ATI1, che sta girando ora per le scuole primarie dell’Alta Umbria.

WSI: Molti dicono che la recitazione sia una sorta di terapia psicologica per superare determinate insicurezze, cosa ne pensi?
MS: Ti cito Oscar Wilde così faccio bella figura, Datemi una maschera e vi dirò la verità, oppure la tradizione popolare che afferma di diverse maschere che “ridendo e scherzando, dice la verità”. Attraverso il personaggio spesso si riesce a essere se stessi, mostrarsi agli altri sul palco spesso può aiutare a vedersi meglio … forse. Personalmente mi rendo conto che alcuni personaggi, ideati da me, mi somigliano tantissimo, quasi in maniera impressionante, e mettono a nudo alcuni lati che nella vita non mostro così facilmente.

WSI: I tuoi progetti futuri?
MS: Se stiamo parlando di progetti teatrali/artistici per la verità ho diversa carne al fuoco, abbiamo già un ricco calendario di appuntamenti per il 2013 con La Sarabanda Teatro, Medem ha un sacco di progetti da sviluppare e date fissate (rimando per tutto alle rispettive pagine facebook). Personalmente poi mi piace scoprire i progetti giorno per giorno, ogni volta che il sole sorge (senti che frase che ti scrivo!) ci offre un ventaglio di meravigliose opportunità, aver già deciso con precisione cosa scegliere lo trovo limitante.

WSI: Come vivi l'amore, più da ingegnere o più da attore, e soprattutto, come un limite o come un obiettivo?
MS: Bene! Direi che si è fatto tardi, no? … Vuoi una risposta seria? Premesso che “l’ingegnere non vive, funziona”, non si può “vivere” l’amore da ingegnere (è una questione di logica induttiva). L’amore non può essere un limite, un obiettivo sì. Ho avuto e ho attorno un sacco di persone fantastiche, senza le quali non potrei fare nulla di quello che faccio, spesso mi rendo conto di dare poco per quello che ricevo, mi piacerebbe poter ricambiare in parte il loro “amore”.

WSI: Quale pensi sia il tuo tratto distintivo, quello per cui le persone ti ricordano e ti apprezzano?
MS: La barba? Il naso? La demenza di certe battute? Da bambino ricordo che i nonni mi dicevano che avevo “gli occhi che ridono”… Mi piacerebbe si dicesse ancora una cosa del genere.

WSI: Ti piacerebbe diventare padre? Quale battuta di un film diresti a tuo figlio come insegnamento di vita?
MS: Mi piacerebbe, si dice si debba essere in due per diventarlo, me lo confermi? Non c’è uno spettacolo più grande di una vita e “accenderla” deve essere qualcosa di straordinariamente bello. “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai cosa ti capita”, aggiungerei però che comunque, male che vada … è cioccolata! Chiudo con un passaggio di Shakespeare in love che descrive il mondo del teatro, ma è valido per la vita: La condizione naturale delle cose è un susseguirsi di ostacoli insormontabili sulla via dell’imminente disastro, allora cosa si fa? Nulla, stranamente poi tutto sembra risolversi per il meglio. Come? Non lo so: è un mistero! _Oppure da _La leggenda del pianista sull’oceano … Puoi pescare a caso, a me piace dove si parla del “ballare con l’oceano”: se si riesce a danzare con quello che si ha intorno si può fare tutto!