La Galleria Franco Noero è lieta di presentare Le Metamorfosi di Francesco Vezzoli, mostra personale di Francesco Vezzoli concepita dall’artista appositamente per gli spazi di via Mottalciata.

Artista italiano tra i più noti e celebrati degli ultimi venti anni, nel corso degli anni Vezzoli ha fatto ricorso tanto a mezzi espressivi classici - quali la scultura o la fotografia - quanto a mezzi decisamente meno tradizionali - si pensi ad esempio al ricamo o all'uso del format televisivo - fondando il suo personalissimo universo artistico su un complesso intreccio di riferimenti colti e popolari che spaziano dalla storia dell'arte al cinema, dalla musica alla letteratura.

Traendo ispirazione dalle Metamorfosi di Ovidio - e in particolare dal mito di Apollo e Marsia - in occasione di questa mostra Vezzoli mette in scena una singolare e sorprendente riedizione dell'episodio dello scorticamento di Marsia, trasformando la galleria in uno spazio allegorico abitato da due sculture e nove light boxes. Nel suo celebre racconto Ovidio narra dell'irrefrenabile ira di Apollo - dio della musica - verso il satiro Marsia, reo di averlo sfidato con il suo aulòs, uno strumento a fiato precedentemente gettato da Atena in un lago. Apollo accetta la sfida e chiama le nove Muse a giudicare la contesa. In un primo momento la giuria rimane molto colpita dalle melodie dell’aulòs di Marsia; Apollo quindi – temendo una sconfitta – inizia a suonare la sua lira e a cantare contemporaneamente, sfidando il rivale a fare altrettanto: impossibilitato a suonare e cantare allo stesso tempo con uno strumento a fiato, il satiro soccombe e la vittoria viene assegnata al dio. Come punizione per aver osato mettersi in competizione con un dio, Apollo sottopone Marsia a una tortura atroce: legatolo a un albero, lo scortica vivo.

Vezzoli opera una rielaborazione del celebre episodio e interviene sulla configurazione dello spazio con la creazione di un percorso obbligato che porta i visitatori ad avvicinarsi progressivamente alla scena allestita nella parte centrale della galleria. Un primo passaggio porta al cospetto delle nove muse –testimoni e giudici silenti - qui raffigurate in una nuova serie di opere a light-box, ispirate alle incisioni del XV secolo conosciute come “Muse dei Tarocchi del Mantegna”, la cui paternità è stata da sempre attribuita - forse erroneamente - al Maestro padovano, uno dei primissimi esempi di arte “alta” con funzione divulgativa e mondana. Al suo ingresso nella parte centrale il visitatore si trova al cospetto di una scultura originale romana in marmo del I secolo d.C. (con aggiunte del XVIII secolo) - un satiro - su cui incombe imponente una scultura contemporanea, raffigurante il dio Apollo nella sua iconografia più conosciuta e sfruttata, l’Apollo del Belvedere. Quest'ultimo ha le sembianze dell'artista stesso ed è colto nell’atto di infliggere la terribile pena al satiro che ha osato sfidarlo, come nel racconto di Ovidio - autore recentemente messo all'indice dagli studenti americani della Columbia University perchè troppo politicamente scorretto, "sessualmente esplicito e violento".

Le Metamorfosi di Francesco Vezzoli compie un'operazione di condensazione tra passato e presente e si colloca all’interno della dialettica tra antico e non-antico, tra estetica classica e iconicità contemporanea, alla base dell'opera recente dell'artista.

Francesco Vezzoli (Brescia, 1971) vive e lavora a Milano. Il suo lavoro è stato oggetto di esposizioni personali presso Istituzioni pubbliche e private quali Galleria Comunale d'Arte Moderna di Bologna (2000), Castello di Rivoli (2002), New Museum, New York (2002), Museu Serralves, Porto (2005), Tate Modern, Londra (2006), The Power Plant, Toronto (2007), Moderna Museet, Stoccolma (2009), Jeu de Paume, Parigi (2009), MAXXI, Roma (2013), QMA, Qatar (2013), MoCA, Los Angeles (2014), MoMA PS1, New York (2014). Ha inoltre partecipato a numerose rassegne quali Istanbul Biennial (1999), Biennale di Venezia (2001, 2005 e 2007), Liverpool Biennial (2002), Bienal de Sao Paulo (2004), Prague Biennale (2005), Whitney Biennial (2006), Shanghai Biennial (2006), Taipei Biennial (2006).