La mostra di Sophie Calle sopraggiunge come un tuffo al cuore. MAdRE, titolo della personale esposta nelle splendide sale del Castello di Rivoli, curata da Beatrice Merz, è la fusione di due progetti artistici - Rachel, Monique e Voir la mer - dedicati rispettivamente alla madre dell’artista e al mare, due ricerche distinte e separate, entrambe profonde, intime, che però si fondono tra di loro in un’onda che accoglie e ricongiunge sentimenti ed emozioni. A fare da collante tra questi due ambienti è una foto in cui è ritratta la madre che gioca fra le onde del mare.

La nota artista francese avanza da tempo un’analisi introspettiva, affrontando, se pur in maniera diretta e penetrante, temi forti quali il distacco, la perdita di persone care, la separazione amorosa. Attraverso una lettura che va ben oltre la soglia dell’emozione fine a se stessa, lei prosegue avanzando una riflessione su ciò che ne consegue, come l’elaborazione di un lutto o di una storia d’amore conclusa. Per far sì che questa esternazione avvenga, Sophie Calle mette in scena oggetti, video e testi che possano, in qualche modo, ricondurre lo stesso fruitore nel viaggio interiore intrapreso dall’artista. Si tratta di una ricerca iniziata nel 2006, anno della perdita della madre, e presentata l’anno successivo alla Biennale di Venezia, la quale si è arricchita di elementi, di oggetti, di ricordi, di vita vissuta.

Girando tra le sale si è sopraffatti dal dolore struggente, dal silenzio della perdita e, allo stesso tempo, dalla presenza del ricordo della persona defunta. Presenza\assenza è il binomio insito nel percorso e si avverte in particolar modo quando si abbandona una stanza per accedere in quella adiacente, esattamente nel momento in cui si oltrepassano le tende ricamate con la parola Souci - l’ultima parola pronunciata dalla madre in punto di morte e che echeggia in tutta l’esposizione - lasciando alle spalle parte di ricordi, parte di quella persona. All’iter espositivo Rachel, Monique si affianca la video installazione site-specific Voir la mer, un progetto che mette in luce la meraviglia catturata negli occhi dei protagonisti, sopraffatti dallo stupore racchiuso nell’attimo di felicità vissuto: "A Istanbul, una città circondata dal mare, ho incontrato persone che non l’avevano mai visto. Li ho portati sulla costa del Mar Nero. Sono venuti a bordo dell'acqua, separatamente, gli occhi bassi, chiusi, o mascherati. Ero dietro di loro. Ho chiesto loro di guardare verso il mare e poi tornare indietro verso di me per farmi vedere questi occhi che avevano appena visto il mare per la prima volta”.