Sabato 15 novembre 2025 la Galleria Lia Rumma inaugura a Milano la sesta mostra personale di Thomas Ruff con la galleria, a suggello di una lunga e fortunata collaborazione iniziata nel 1991 con una mostra nella sede di Napoli. Nella sua pratica ultraquarantennale Ruff ha esplorato senza sosta i limiti e la struttura del medium fotografico, dando vita a un corpus organizzato in diverse tipologie di lavori che hanno messo profondamente in questione il nostro modo di guardare alle immagini e hanno contribuito a ridefinire la natura stessa di ciò che chiamiamo fotografia.
La mostra si articola sui tre piani della galleria e mette a confronto opere appartenenti a sette serie sviluppate dall’artista negli ultimi 25 anni utilizzando tecniche diverse, dai nudes di fine anni ’90 che attingono al vasto serbatoio delle immagini trovate online, fino ai recenti untitled# (2022) e alle expériences lumineuses del 2024, realizzati da Ruff nel suo studio utilizzando una delle sue macchine fotografiche. È da questi due cicli più recenti che prende avvio il percorso espositivo al piano terra, con cinque opere esposte per ciascuna serie. Gli untitled# sono fotografie astratte ispirate a esperienze pionieristiche quali i Metaforms di Etienne Bertrand Weill e i Rythmograms creati da Peter Keetman e Heinrich Heidersberger negli anni ’50 e ’60. Ruff fa uso di lunghe esposizioni per catturare il movimento rotatorio di un corpo luminoso, in questo caso una bobina di filo d’argento, soffermandosi sulle tracce che ne risultano: linee, forme astratte, strutture grafiche. Come per gli untitled#, la luce è il soggetto principale delle expériences lumineuses, realizzate in studio mettendo in atto un semplice esperimento fisico che aiuta a visualizzare lo spettro elettromagnetico. L’artista fotografa le riflessioni e rifrazioni di alcuni fasci luminosi che attraversano oggetti in vetro quali lenti, specchi e prismi, poi inverte digitalmente l’immagine prima di stamparla su tela, ottenendo un effetto vicino all’astrazione pittorica a partire dalla documentazione di un fenomeno scientifico.
La mostra prosegue al primo piano con lavori che esplorano il potenziale estetico di formule matematiche e sondano la loro capacità di generare immagini. Gli arazzi della serie d.o.pe, il cui titolo fa riferimento al saggio autobiografico The doors of perception (Le porte della percezione) di Aldous Huxley, sono realizzati sovrapponendo porzioni ingrandite del frattale di Mandelbrot, un insieme di numeri complessi definito da alcuni studiosi “l’oggetto geometrico più complesso esistente in matematica”. Il risultato di questa operazione sono opere tessili psichedeliche dal forte impatto visivo che a prima vista potrebbero sembrare immagini del mondo naturale, mentre sono totalmente artificiali. È forte qui il richiamo all’immaginario lisergico degli anni ’60 e ’70 – che si tratti di copertine di gruppi musicali quali Grateful Dead, King Crimson, Pink Floyd o Jefferson Airplane o di film come Odissea nello spazio di Stanley Kubrick - senza dimenticare i mondi fantastici dipinti da pittori rinascimentali quali Bosch e Grünewald. Nella stessa stanza, le opere fotografiche della serie zycles condividono l’origine matematica, ma a differenza dei d.o.pe prendono ispirazione da illustrazioni ottocentesche di campi elettromagnetici. Partendo da algoritmi e utilizzando un programma di modellazione 3D, Ruff crea composizioni virtuali dinamiche le cui linee evocano orbite planetarie e disegni minimalisti.
A completare il percorso al secondo piano alcune opere dalle serie photograms - fotogrammi digitali anch’essi costruiti con l’ausilio di un software 3D - e press ++, in cui le informazioni tecniche e di contesto annotate sul retro delle fotografie vengono trasferite sul fronte e sovrapposte alle immagini di riferimento. In mostra anche una fotografia dalla celebre serie nudes, realizzata a partire da immagini di corpi nudi trovate sul web e ingrandite fino a sfocarle, per dare risalto al loro valore estetico piuttosto che alla natura esplicita della fonte.
















