L’odierno Turkmenistan, situato nel cuore dell’Asia Centrale, costituisce uno dei crocevia più antichi della civiltà umana. Tra deserti, oasi e antiche vie carovaniere, questa regione fu per millenni un punto di incontro tra culture iraniche, mesopotamiche, indiane e nomadi delle steppe eurasiatiche. Le testimonianze archeologiche e religiose conservate nel territorio offrono un quadro complesso dello sviluppo socio-culturale che, dall’età del bronzo all’epoca islamica, ha segnato la storia dell’area.
1. Le prime civiltà: il complesso archeologico di Bactria-Margiana
Uno dei più significativi nuclei della protostoria turkmena è il cosiddetto Complesso archeologico Battriano-Margiano (BMAC), sviluppatosi tra il III e il II millennio a.C. nelle regioni di Margiana e Battriana, oggi corrispondenti in parte al Turkmenistan meridionale. Il sito più emblematico è Gonur Tepe, scoperto dall’archeologo Viktor Sarianidi, considerato la “capitale” di una civiltà urbana sorprendentemente evoluta.
In questi insediamenti sono emersi palazzi, templi, complessi cerimoniali, avanzati sistemi idrici e un’artigianalità raffinata. Le popolazioni del BMAC praticavano riti religiosi legati alle forze della natura, al culto del fuoco e delle bevande sacralizzate, interpretati da alcuni studiosi come precursori della tradizione indo-iranica.
2. Incontri e influenze nel periodo achemenide e ellenistico
Nel VI secolo a.C., l’area rientrò nell’Impero achemenide sotto la satrapia di Margiana. Questo portò alla diffusione dell’amministrazione persiana, dell’aramaico come lingua burocratica e di forme religiose zoroastriane. La presenza achemenide lasciò tracce nelle strutture difensive e nei resti di insediamenti organizzati, testimonianza di una funzione strategica dell’area.
Con la conquista di Alessandro Magno (IV sec. a.C.) e l’instaurarsi dell’influenza ellenistica, il Turkmenistan divenne un territorio di fusione culturale: elementi greci si intrecciarono con tradizioni iraniche e centroasiatiche, come attestato dagli scavi di Nisa, antica capitale dei Parti.
3. L’età partica e sasanide: nisa e la religione iranica
La città antica di Nisa (vicino all’odierna Ashgabat) rappresenta uno dei siti simbolo della storia partica. Fondata probabilmente da Arsace I, fu centro dinastico, commerciale e religioso. Qui sono state rinvenute strutture monumentali, archivi in lingue iraniche e oggetti di lusso, che mostrano una società in dialogo con il mondo mediterraneo, l’India e la Via della Seta.
Durante il successivo dominio sasanide (III–VII sec. d.C.), lo zoroastrismo divenne religione ufficiale in tutta l’area iranica, incluso l’attuale Turkmenistan. Il culto del fuoco, le divinità yazata e le dottrine dualistiche riguardanti Ahura Mazdā e Angra Mainyu si radicarono profondamente nella società locale.
4. Islamizzazione e sviluppo medievale
A partire dal VII-VIII secolo d.C., la regione fu progressivamente islamizzata in seguito alle conquiste arabe e all’inserimento nel Califfato. La nuova religione trovò terreno fertile lungo le rotte commerciali, con l’espansione di città come Merv, divenuta uno dei più importanti centri culturali del mondo islamico. Merv ospitò studiosi, teologi, letterati e mistici sufi; divenne luogo di incontro per correnti religiose, scuole giuridiche e scambi intellettuali tra Oriente e Occidente.
Durante il Medioevo, il Turkmenistan vide l’alternarsi di poteri—selgiuchidi, mongoli, timuridi—che modificarono l’assetto politico e religioso della regione, pur mantenendo l’Islam come riferimento dominante.
5. Sintesi e Valore Storico-Religioso
Lo sviluppo storico dell’Antico Turkmenistan rivela una continua stratificazione culturale:
Il Turkmenistan si configura dunque come un laboratorio storico di integrazione culturale e religiosa. Le sue testimonianze archeologiche — da Gonur Tepe a Nisa, da Merv a Dekhistan — dimostrano come il territorio abbia contribuito in modo significativo alla formazione delle civiltà eurasiatiche e all’evoluzione dei sistemi religiosi indo-iranici e islamici.
Questo articolo prende spunto dall’osservazione di una interessantissima mostra che si sta tenendo a Roma in questi giorni e che durerà fino al 12 aprile 2026, nelle sale al piano terra del Palazzo dei Conservatori, Musei Capitolini, è visitabile la mostra Antiche civiltà del Turkmenistan: un’occasione unica per ammirare oltre 150 capolavori archeologici provenienti dalla Margiana protostorica e dall’antica Partia, in particolare da Nisa, importante centro urbano e cerimoniale attivo tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. Alcune opere, come le preziose collane in oro e pietre da Gonur, i ritratti in argilla cruda di sovrani e guerrieri e i rhyta (corni per bere) in avorio riccamente decorati, per la prima volta hanno attraversato i confini del paese centro-asiatico per essere presentate al pubblico internazionale. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali con il Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, la mostra è realizzata in collaborazione con il Ministero della Cultura del Turkmenistan, l’ISMEO - Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente, il CRAST (Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia) e l’Università degli Studi di Torino. A cura di Claudio Parisi Presicce, Barbara Cerasetti, Carlo Lippolis, Mukhametdurdy Mamedov. Organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
Crocevia di antiche civiltà, in posizione strategica tra la Mesopotamia, l’altopiano iranico e la Valle dell’Indo, il Turkmenistan ha rappresentato un nodo cruciale lungo le principali rotte commerciali che collegavano Oriente e Occidente. I centri più antichi si sviluppano tra il III e il II millennio a.C. negli ambienti aridi della Margiana, nel sud-est del paese, dove la vita ruotava attorno all’agricoltura, alla pastorizia e alla pesca nei canali creati per l’irrigazione. Oltre agli insediamenti rurali sorsero paesaggi urbani molto articolati, dove le zone residenziali erano separate dai centri di potere rappresentati dai palazzi e dai grandi templi fortificati. L’architettura monumentale e le elaborate pratiche funerarie confermano una netta distinzione tra classi sociali, con al vertice i ricchi gruppi privilegiati e, in fondo alla piramide, una larga maggioranza che disponeva di risorse e conoscenze ben più modeste.
Una sezione della mostra è dedicata al mondo dei morti e alle pratiche funerarie. La morte è un passaggio che necessita di rituali complessi: sepolture, deposizioni, banchetti funebri e sacrifici raccontano di un rapporto con i defunti che si protrae anche dopo la morte. I sigilli e gli oggetti posti accanto al defunto per guidarlo e proteggerlo nel difficile passaggio verso l’aldilà ritraggono animali fantastici, figure antropomorfe o zoomorfe, eroi e divinità. Tra le rappresentazioni più ricorrenti spicca il serpente, simbolo di rinascita ma anche di minaccia nelle forme di un terribile drago alato dal corpo di leone, con corna e creste. Tra le divinità domina la Signora degli Animali, figura di donna alata accompagnata da rapaci e felini. In mostra è possibile ammirare statuine, figurine, sigilli e amuleti risalenti a questo periodo protostorico.
Facciamo un salto di alcune centinaia di anni per ritrovarci, nella seconda sezione del percorso espositivo, nell’antica città detta “fortezza di Mitridate”, ovvero Nisa, nel cuore delle terre che videro la nascita dell’impero dei Parti. Qui le antiche tradizioni iraniche e centro-asiatiche si fondono con la cultura greca sviluppando un gusto filoellenico, ma in linea con gli standard orientali, testimoniato dai preziosi reperti venuti alla luce nella cosiddetta Casa Quadrata, grande edificio adibito a banchetti cerimoniali: tra tutti, le splendide sculture in marmo di Afrodite Anadiomene e di Hekate, fuse e identificate con antiche divinità locali. Ma anche statuine in argento impreziosite da dorature raffiguranti creature dell’immaginario vicino-orientale e centro- asiatico quali sfingi, sirene e grifoni.
Il percorso di mostra è corredato da installazioni multimediali in 3D che offrono ai visitatori l’opportunità di immergersi nella ricostruzione dell’antico sito di Nisa, basata su una scansione effettuata dal Politecnico di Torino.


















