Massimo Marianetti
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Massimo Marianetti

Nato a Roma l’11 agosto 1977, all’età di ventiquattro anni consegue la Laurea in Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti e la lode presso l’Università “Sapienza” di Roma con una tesi sperimentale sul Mild Cognitive Impairment (Decadimento Cognitivo Lieve), condizione di transizione tra invecchiamento cerebrale fisiologico e invecchiamento cerebrale patologico. Successivamente, nel medesimo Ateneo, consegue la Specializzazione in Neurologia e acquisisce il titolo di Dottore di Ricerca in Neuroscienze Sperimentali e Cliniche.

Presso l’Istituto Skinner di Roma consegue anche la Specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale, orientamento cognitivista causale.

Svolge la sua attività lavorativa come Responsabile del Servizio di Neuropsicologia e del Centro Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) e Direttore Medico-Scientifico del Centro Sperimentale Alzheimer presso l’Ospedale San Pietro e l’Istituto San Giovanni di Dio (Fatebenefratelli-Roma). È titolare dell’insegnamento di Neuropsicologia presso la facoltà di Psicologia, Corso di Laurea Magistrale, dell’Università Europea di Roma.

È docente presso la Scuola di Specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale dell’Istituto Skinner di Roma e presso numerosi Master Universitari inerenti alla Neuropsicologia per l’Università Europea di Roma e l’Università “Sapienza” di Roma.

Esperto in Neuropsicologia e Psicodiagnosi, si occupa principalmente di valutazioni neuropsicologiche cognitive e comportamentali e di tecniche di stimolazione non farmacologica convenzionali e non convenzionali per pazienti affetti da varie tipologie di patologie dementigene e altre condizioni mediche che provocano disturbi cognitivi e/o comportamentali, incluso il Neurocovid.

È autore di numerosi articoli, libri e pubblicazioni su queste tematiche a diffusione nazionale e internazionale.

È inoltre stato ed è frequentemente relatore in convegni, eventi formativi e workshop inerenti a queste tematiche.

È tra i principali esperti a livello nazionale e internazionale di un nuovo approccio di stimolazione non farmacologica non convenzionale per pazienti affetti da Malattia di Alzheimer e altre forme di demenza chiamato Museoterapia.

Grazie anche ai suoi studi, il museo negli anni si è sempre più affermato come luogo terapeutico per le persone affette da demenza.

Nata da un’intuizione del Dipartimento Educativo del Museum of Modern Art (MoMA) di New York nel 2007, la Museoterapia rappresenta un innovativo approccio di integrazione tra arte e salute mentale. Essa si fonda su numerose evidenze scientifiche che dimostrano gli effetti positivi dell’esperienza estetica sull’attività cerebrale e, in particolare, sui sintomi delle persone affette da malattia di Alzheimer e da altre forme di decadimento cognitivo.

Di fronte a un dipinto, una scultura o un’installazione, ogni individuo vive un’esperienza unica: i sentimenti, i ricordi e le associazioni personali che emergono sono strettamente legati alla propria storia di vita. Questa singolarità percettiva e affettiva rende l’attivazione cerebrale che ne consegue particolarmente ricca e complessa, coinvolgendo una moltitudine di reti neuronali legate non solo alla percezione visiva, ma a tutto il funzionamento neuropsicologico di un individuo.

L’iniziativa del MoMA ha dato origine a veri e propri percorsi di stimolazione cognitiva e sensoriale per le persone affette da demenza all’interno dei musei, pensati per favorire la comunicazione, la memoria autobiografica e l’espressione emotiva dei partecipanti. In questi contesti l’opera d’arte non è soltanto un oggetto da contemplare, ma diventa un mezzo capace di suscitare e/o riattivare emozioni.

Il Prof. Massimo Marianetti è un fervido sostenitore della necessità di affiancare sempre alle terapie farmacologiche degli approcci non farmacologici, anche innovativi. In questo ambito la sua attività clinica quotidiana spazia da metodiche più “classiche” da questo punto di vista come Tecniche di Riabilitazione Cognitiva specifiche e aspecifiche, Musicoterapia, Arteterapia a tecniche meno convenzionali come Yoga della Risata, Forest Therapy, Kokedama, Healing Gardening, Medicina Narrativa.

La Malattia di Alzheimer e più in generale la demenza rinchiudono facilmente il malato e la sua famiglia nell’isolamento emotivo e nella deprivazione sensoriale. Anche se al momento non esiste una cura definitiva per queste patologie, è fondamentale fare tutto il possibile e l’impossibile per aiutare queste persone a ritrovare quel “ponte” perduto tra il mondo interiore e il mondo esteriore.

Dare valore all’individuo, addentrarsi nella sua storia personale, lasciarsi attraversare dai suoi vissuti sono punti di partenza imprescindibili per un percorso di cura.

Ogni uomo vorrebbe vivere a lungo, ma nessun uomo desidera invecchiare.

(Jonathan Swift)

I ricordi sono il tesoro che ci portiamo dentro, la luce che illumina il nostro cammino.

(Paulo Coelho)

Noi siamo la nostra memoria, noi siamo questo museo chimerico di forme inconstanti, questo mucchio di specchi rotti.

(Jorge Luis Borges)

La memoria del cuore elimina i cattivi ricordi e magnifica quelli buoni, e grazie a questo artificio, siamo in grado di superare il passato.

(Gabriel García Márquez)

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