“La memoria diminuisce se non la tieni in esercizio”: così scriveva Marco Tullio Cicerone nel I secolo a.c. Se la mente è quella preziosa facoltà che ci distingue dagli altri animali, “perdere la mente” è di sicuro una grande sventura e disturbi cognitivi come c, e più in generale la Demenza, rappresentano la più comune causa di questa perdita.

La Demenza coinvolge sempre anche la famiglia perché in questo processo regressivo gli affetti e le relazioni primarie del nucleo familiare rappresentano il primo baluardo chiamato a farsene carico. Affrontare i problemi connessi a questa malattia, sempre più diffusa nella nostra società a causa del progressivo invecchiamento della popolazione, vuol dire pensare e organizzare un ventaglio di risposte ed interventi capaci per affrontare al meglio la sfida che abbiamo di fronte. In questo senso vogliamo ricordare il punto 3 della Dichiarazione Finale dei rappresentanti del G8 riuniti in uno storico incontro a Londra l’11 dicembre 2013 “Lavorare insieme, condividere le informazioni sulla ricerca e identificare aree strategiche prioritarie”.

È perciò necessaria un’organizzazione integrata e coordinata di più professionisti, una vera e propria “task force” che si faccia carico della diagnosi precoce, del trattamento farmacologico, del sostegno psicologico alla famiglia e dei caregiver, del trattamento riabilitativo delle funzioni cognitive per mantenere il più a lungo le capacità funzionali e le autonomie della vita quotidiana per proteggere e rafforzare la dignità della persona malata e la qualità della sua vita quotidiana.

Il problema dei trattamenti riabilitativi nelle patologie dementigene è che spesso sono formulati per pazienti in cui la patologia è presente ancora in forma lieve, mentre persone che hanno le spalle tanti anni di malattia e hanno perso gran parte delle loro abilità neuropsicologiche rimangono sprovviste.

Per tale motivo presso il Centro Sperimentale Alzheimer attivo dal 2004 presso il Fatebenefratelli a Roma abbiamo creato un approccio di stimolazione molto semplice, adatto anche a pazienti con una patologia più avanzata, che sfrutta i cinque sensi ed è facilmente praticabile anche presso le mura domestiche. Gli organi di senso sono quelli che consentono all'uomo di interagire con l'ambiente circostante. Come ben noto, ad ogni organo di senso corrisponde uno dei cinque sensi: occhi e vista, orecchie e udito, bocca e gusto, naso e olfatto, pelle e tatto.

La vista è il senso della percezione degli stimoli visivi. Consente di distinguere forme, distanze e colori di ciò che si guarda. Grazie alla visione binoculare, cioè con entrambi gli occhi contemporaneamente, è possibile percepire anche la tridimensionalità degli oggetti.

L’ udito è il senso della percezione dei suoni che provengono dall'esterno e che vengono trasferiti al cervello, più precisamente alla corteccia temporale che è la zona cerebrale in grado di decodificarli.

L’ olfatto è il senso della percezione degli odori attraverso il naso. Nel naso è presente la mucosa olfattiva che grazie all'azione di specifici recettori chiamati chemorecettori riesce a captare le manifestazioni chimiche delle sostanze odorose.

Il gusto è il senso della percezione dei sapori di ciò che si mangia e si beve. Attraverso questo senso, e ai recettori sensoriali di lingua, palato, faringe e laringe, si riescono a distinguere: amaro, dolce, salato, acido, umami, kokumi e grasso.

Il tatto, infine, è il senso della percezione delle caratteristiche fisiche degli oggetti quando entrano a contatto con la nostra pelle.

Riportiamo qui di seguito il nostro “vademecum” per l’utilizzo di queste vie sensoriali descritte per favorire il benessere dei pazienti affetti da demenza in fase più avanzata.

  • Vista: sono da preferire ambienti con colori tenui e ben illuminati, evitando forti contrasti di colore;
  • Udito: è molto utile prevedere nel corso della giornata l’ascolto di musica/canzoni che sappiamo essere gradite al paziente, utilizzando eventualmente cuffie morbide che amplificano e facilitano la trasmissione del segnale acustico;
  • Olfatto: è indicato caratterizzare gli ambienti domestici con odori gradevoli mediante diffusori di aromi, gli odori utilizzati devono esser congrui con i gusti e l’età del paziente (Es. lavanda, bergamotto, fiori d’arancio);
  • Gusto: preferire sempre alimenti a consistenza omogenea/tritata tiepidi o freddi: i liquidi e il caldo non favoriscono la deglutizione. Un alimento ideale è il gelato, nel gelato possono eventualmente essere sciolte polveri nutritive per arricchire la dieta ( è importante scegliere le opzioni adeguate se il pz ha esigenze particolari come diabete etc.);
  • Tatto: la quotidianità del paziente deve comprendere sempre carezze, massaggi, mobilizzazioni passive. Come ausilio sono molto utili anche pupazzi/bambolotti morbidi, palline morbide anti stress, carta da imballaggi.

Mettere in pratica questi semplicissimi consigli è di grande aiuto per raggiungere, stimolare e rasserenare ammalati che spesso sono un po’ “dimenticati”.