La Biennale Architettura 2025 – visitabile fino agli inizi di Novembre, a cura del noto architetto Carlo Ratti - propone quest’anno un tema molto attuale e dibattuto. Col titolo Intelligens. Natural. Artificial. Collective al centro delle ricerche e dei progetti esposti si trova il cambiamento climatico.
Ripensare radicalmente ai modi in cui vengono progettati edifici, città, spazi verdi, è fondamentale per affrontare un mondo in totale cambiamento. Questa edizione della Biennale Architettura di Venezia invita i diversi tipi di intelligenza a collaborare insieme per immaginare nuove attitudini a salvaguardia dell’ambiente. Tra le soluzioni proposte la flessibilità e la dinamicità, proprio sull’onda dei cambiamenti in atto. Per la prima volta l’esposizione presenta oltre 750 partecipanti, provenienti da diverse discipline come architetti e ingegneri, matematici e scienziati del clima, filosofi e artisti, cuochi e programmatori, scrittori, artigiani, agricoltori e stilisti. Una partecipazione così ampia ha richiesto un sostanziale cambio di approccio e un processo di selezione aperto a tutti, guidato da un team curatoriale interdisciplinare.
Oltre alle massicce e interessanti presenze proposte negli spazi dei padiglioni nazionali ai Giardini e alle Corderie, vorremmo qui evidenziare alcune esposizioni inedite, il cui valore sta nella ricerca di un dialogo tra architettura e natura, socialità e spazio collettivo, edifici e benessere.
Cool forest (Harvard University) è un viaggio interattivo attraverso una fitta vegetazione. Un padiglione-foresta che esplora i temi del calore urbano, dell’adattamento e della biodiversità. Una serie di sensori indicano il flusso di linfa, l’umidità e la temperatura, rendendo visibile il ruolo del paesaggio nell’attenuare gli estremi climatici futuri. Il progetto evidenzia il potere della vegetazione come elemento fondamentale delle infrastrutture nelle città.
Let me warm you (Padiglione dell’Estonia), si interroga sugli attuali interventi di ristrutturazione con isolamento climatico degli edifici e su come possano diventare un’opportunità per migliorare la qualità spaziale e sociale dei grandi quartieri residenziali. Il Padiglione ha ricoperto la facciata di un intero edificio veneziano, tra Corso Garibaldi e i Giardini, con pannelli isolanti usando la stessa tecnica dell’edilizia di massa in Estonia.
My home is your home (Padiglione del Quatar), esplora come le forme dell’ospitalità si esprimono nell’architettura e nei paesaggi urbani in Medio Oriente, Nord Africa e Asia Meridionale (MENASA). L’esposizione indaga in che modo l’architettura moderna e contemporanea risponda alle esigenze della comunità e reinterpreti il senso di appartenenza sociale.
Time space existence, presso Palazzo Bembo, Palazzo Mora e i Giardini della Marinaressa, presenta una mostra collettiva realizzata dell’European Cultural Centre (ECC), dedicata alla progettazione sostenibile. Quest’anno il tema è riparare, rigenerare, riutilizzare. Tra i nomi di punta l’architetto cileno Alejandro Aravena con il suo studio Elemental (già vincitore del Pritzker Prize), il Future Cities Laboratory e la Princeton University.
For all that breathes on Earth, mostra organizzata dal Museo Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea della Corea nei nuovi bellissimi spazi delle Procuratie in Piazza San Marco. E’ un omaggio alla principale architetta paesaggista coreana Jung Youngsun, prima donna coreana a ottenere il titolo di ingegnere del paesaggio. Il suo lavoro ha dato vita a una nuova sensibilità per il recupero e la creazione di spazi verdi, sia in contesti urbani che in ambiti pubblici e privati, unendo i temi della sostenibilità e del fare comunità.
Considering Togo’s architectural heritage è il titolo della prima partecipazione a Venezia del Padiglione del Togo. Commissionato da Sonia Lawson, fondatrice e direttrice della fondazione Palais de Lomé e curato dallo Studio Neida, mostra un’accurata documentazione del panorama architettonico togolese. Dalle antiche grotte di Nôk, alle architetture ibride afro-brasiliane, fino all’architettura modernista della metà del Novecento, a testimonianza dell’identità in evoluzione della città. Con un interessante allestimento che mette in dialogo elementi del quotidiano, artigianato, tessuti tipici e anfore in terracotta, il progetto pone l’osservatore in un’analisi - culturale e sociale- sui rapporti costruttivi tradizionali e le tecniche di costruzione moderne.