Indigo per un blu profondo, radice di robbia per un rosso intenso, curcuma e pelle di melograno per un giallo accesso, ruggine di ferro e jaggery per un nero denso.

Una peculiarità dell’arte Kalamkari consiste nell’ottenere i colori da processi totalmente naturali, di origine puramente vegetale. Kalamkari consiste in un’antica forma di produzione tessile ottenuta da pittura a mano e stampa a blocchi. Il nome proviene dalle parole Kalam, ovvero penna, e Kari, arte.

L’arte Kalamkari si origina nella città del tempio sacro di Srikalahasti, nello stato indiano dell’Andhra Pradesh più di tremila anni fa. Originariamente, veniva usata per la decorazione di templi e fondali teatrali per l’accompagnamento di epiche teatrali. Successivamente, lo scopo di questo tipo di arte si è evoluto, ed in età contemporanea riporta design dal respiro secolare.

La creazione

Il processo per la realizzazione dei tessuti Kalamkari è lungo e laborioso. Include numerosissimi passi, molto tempo e condizioni meteorologiche favorevoli.

Innanzitutto, viene scelto il tessuto, il quale deve essere rigorosamente in cotone. Successivamente, lo stesso viene immerso in un soluzione a base di latte di bufala, che conferisce una base ideale perché il colore faccia presa. Vi sono diverse tecniche per la creazione di questa soluzione. Alcuni artigiani vi sbriciolano i fiori secchi di Karaka, riducendoli a polvere fina. Altri creano una pasta con semi di papavero. Generalmente, è pratica comune aggiungervi il Mirabolano chebulico, un frutto estratto dalla Terminalia Chebula, come mordente, per creare una solida base per il colore. L’elemento più importante della soluzione a base di latte di bufala consiste nella materia grassa: più è consistente la componente lipidica nel latte, più è semplice stendere il colore su tela, e più durevole è l’intensità del colore nel tempo.

Dopo quattro giorni che il tessuto è stato imbevuto nel latte ed asciugato al sole, è pronto per essere usato come base per l’applicazione del colore. Le tecniche pittoriche variano tra diversi artigiani. È usanza comune che vengano usati ramoscelli di curcuma, ideali perché resistenti, come se fossero carboncino, per realizzare i contorni delle figure. Altri artigiani realizzano il contorno delle figure con il Kasimi, un liquido nero preparato immergendo barre di ferro in acqua, del quale viene usato il residuo ed il jaggery, un tipo di dolcificante naturale non raffinato.

Nell’arte Kalamkari, il pennello, Kalam, viene ottenuto a partire da un bastoncino di bamboo leggermente appuntito. Nella parte più bassa del bastoncino viene avvolto del tessuto in cotone e stretto con multipli giri di spago. Il tessuto serve come spugna, per assorbire il colore nel quale viene immerso prima di dipingere.

Successivamente, viene applicato il colore sul tessuto imbevuto della soluzione a base di latte di bufala. Blu, rosso, giallo, nero, verde sono i colori principalmente usati nell’arte Kalamkari. Per ottenere un rosso acceso, gli artigiani usano Chavala Kodi, ovvero le radici dell’Oldenlandia umbellata, che vengono rese polvere ed incorporate alla radice di robbia. La bivalve Sururu Chekka contribuisce ad un verde più brillante, dopo che questo viene ottenuto mescolando blu e giallo. Il Mirabolano chebulico viene invece usato, oltreché come mordente, anche per ottenere un giallo acceso.

Per il fissaggio dei colori viene comunemente usata la polvere di allume, vastamente usata nei processi di tintura naturale, in quanto aiuta a fissare il colorante alle fibre. La polvere viene resa una pasta ed applicata al tessuto, il quale viene lavato in acqua pulita. Qui viene lasciato a mollo e successivamente strizzato per eliminare l’acqua in eccesso. Un ulteriore passo per il fissaggio del colore consiste nella sua bollitura in acqua. Inizia così un processo di fermentazione, sotto la luce del sole, che durerà tra i 10 ed i 15 giorni. Infine, la stoffa viene messa ad asciugare al sole.

Lo stile e le sue applicazioni

Lo stile Kalamkari viene applicato su una vasta selezione di tessuti, tra cui i saree, indumenti femminili tipicamente usati nel subcontinente indiano. Questi consistono in un singolo pezzo di tessuto che viene avvolto attorno al corpo. Per i saree, l’arte Kalamkari privilegia tessuti floreali, piante rampicanti che sembrano arabeschi, e faunistici come cigni e pavoni. Molto comuni sono anche gli episodi religiosi, Ramayana ne è un esempio.

Vi sono molte altre applicazioni per l’arte Kalamkari, come i tessuti da parete, per i quali viene privilegiato un tipo di rappresentazione narrativa, che sia religiosa, mitologica o storica. Gli artigiani prendono spunto da diverse epiche; di Matsyavatara, l’Albero della Vita. Elementi naturalistici comunemente rappresentati sono uccelli, scimmie, scoiattoli, elefanti. Soggetti religiosi comuni sono dee e dei. Lakshmi, Saraswathi, Vinayaka, Shiva e Parvathi, Radha e Krishna sono alcuni esempi. In piccola parte, vengono rappresentate anche le storie di Gesù Cristo, dato il ridotto tasso di cristianesimo in India. Popolari sono anche scene di villaggio.

Realizzare tessuti Kalamkari è un processo laborioso: per finalizzare un saree possono volerci più di due settimane, ma le tempistiche variano data la forte dipendenza dalle condizioni meteorologiche, in quanto è necessario che vi sia molto sole per asciugare i tessuti.

Ad oggi, l’arte Kalamkari ha travalicato secoli e mutato le sue applicazioni. È parte significante della eredità culturale, sacrale ed artistica indiana, ed è strumento efficace per la comunicazione visiva di testi sacri ed epiche. È un’arte profondamente simbolica e viene realizzata da una piccola porzione di abilissimi artigiani e, se un tempo era centrale nella scena artistica dell’Andhra Pradesh, oggi sta lentamente scomparendo. Ciò a causa dell’industrializzazione del settore tessile, la centralizzazione del fast fashion, alti costi per la produzione e mancanza sostanziale di supporto del governo. Tuttavia, negli ultimi anni sono state introdotte delle iniziative per evitare l’ulteriore declino dell’arte Kalamkari, come ad esempio l’organizzazione di mostre artistiche e promozionali od investimenti mirati in moda sostenibile, che stanno contribuendo all’apertura di un nuovo mercato per l’arte Kalamkari.

L’arte Kalamkari occupa un posto centrale nell’eredità spirituale e artistica indiana. Le iniziative volte alla sua rivitalizzazione si rivelano fondamentali per preservarne l’autenticità e garantire che le future generazioni possano continuare ad apprezzarne la storia e l’inestimabile patrimonio culturale.

Referenze

Arpitha Rai (2025).
MeMeraki (2025).
Chai Bisket (2025).
Sannit Kumar (2025).