Nel cuore di Miglianico, piccolo borgo dell’Abruzzo, tra vicoli lastricati e profumo di pane appena sfornato, Simone Racioppo ha scelto di inaugurare un nuovo capitolo della sua carriera. Dopo anni di esperienza e riconoscimenti nel panorama della moda, tra passerelle, collaborazioni con brand internazionali e contatti nei principali centri creativi del mondo, ha deciso di creare una ditta tutta sua in un luogo che parla la lingua dell’autenticità. Lontano dai riflettori frenetici delle capitali dello stile, ma vicino a ciò che conta davvero: le persone.

Il progetto prende forma in uno spazio che non è semplicemente un atelier. È un vero e proprio ecosistema creativo a misura d’uomo, in cui convivono un laboratorio artigianale, uno show room e aree dedicate a incontri, workshop e shooting fotografici. L’idea è quella di abbattere le barriere tra chi crea e chi indossa: qui, i visitatori non sono spettatori passivi, ma parte attiva di un racconto fatto di tessuti, forme e colori. Ogni abito nasce come il frutto di un dialogo, non di una produzione in serie.

“Volevo che la mia moda respirasse” — racconta Racioppo — “e che le persone potessero vivere la creazione di un capo come un’esperienza, non solo come un acquisto. Un vestito, per me, deve portare con sé una storia: la storia di chi lo ha immaginato e di chi lo sceglie per farlo vivere”.

L’iniziativa di Racioppo appare quasi rivoluzionaria se inserita nel contesto dell’attuale industria della moda, dominata da logiche economiche sempre più distanti dalla dimensione umana. Negli ultimi due decenni, il settore è stato fortemente influenzato da conglomerati finanziari che hanno acquisito marchi storici e trasformato la produzione in un ingranaggio veloce e standardizzato, dove le collezioni si susseguono a ritmo vertiginoso e l’attenzione si sposta dal valore artigianale alla scalabilità del prodotto. Il risultato è una moda globalizzata, conformista, spesso prodotta a migliaia di chilometri dai mercati di vendita, e pensata più per rispondere a bilanci trimestrali che per vestire le persone reali.

In questo scenario, il gesto di tornare a Miglianico per costruire un centro creativo radicato nella comunità locale è un vero e proprio atto di resistenza culturale. “Non mi interessa inseguire il tempo frenetico delle grandi case” afferma Racioppo. “Preferisco dedicarmi al tempo giusto per ogni capo, al ritmo della mano che cuce. Voglio che chi entra qui possa vedere il processo, sentire il profumo del tessuto appena tagliato, percepire che ogni centimetro di filo ha un senso”.

Il luogo scelto non è casuale. Miglianico, con le sue dimensioni raccolte e il suo legame profondo con la natura e le tradizioni, diventa parte integrante della filosofia di Racioppo. Qui, la moda non è solo prodotto, ma esperienza condivisa: clienti, artisti, fotografi e curiosi possono vivere lo spazio come una casa aperta, in cui le barriere tra creativo e pubblico si assottigliano. Gli workshop previsti non si limiteranno a insegnare tecniche sartoriali: saranno momenti di dialogo tra moda, arte e artigianato locale. Ci saranno shooting che valorizzeranno non solo i capi, ma anche gli scorci e la luce unica del territorio; presentazioni intime, in cui la sfilata diventa quasi una conversazione; eventi in cui tessuti pregiati dialogheranno con materiali naturali del posto. “Voglio che chi viene qui torni a casa con qualcosa di più di un abito: un ricordo, un’emozione, un legame” spiega Racioppo. Del resto la moda, se perde la capacità di creare connessioni, smette di essere arte e diventa solo merce.

La carriera di Simone Racioppo lo ha portato a lavorare in contesti differenti, dall’Italia alle capitali della moda. Questa esperienza internazionale si riflette nella sua nuova impresa: il taglio dei capi e la ricerca dei materiali mantengono una raffinatezza e una precisione che parlano al pubblico globale, ma con una radice artigianale che affonda nel saper fare italiano. È un equilibrio delicato tra innovazione e memoria, tra tecniche contemporanee e rispetto per la manualità. “Non è nostalgia” precisa lui. “È consapevolezza. Innovare non significa dimenticare. Significa prendere il meglio del passato e spingerlo verso il futuro”. Questo approccio si traduce in collezioni dove il concetto di made in Italy torna ad avere un significato profondo, legato non solo alla provenienza, ma alla qualità intrinseca e al rapporto diretto con chi crea.

Se c’è una parola chiave che attraversa l’intero progetto di Simone Racioppo, è “tempo”. In un’industria dove le tempistiche sono dettate dal calendario frenetico di fashion week e pre-collezioni, qui si lavora su una scala diversa. I capi non inseguono le scadenze imposte dal mercato, ma nascono quando sono pronti. Questo approccio permette anche di ridurre sprechi e sovrapproduzione, due problemi centrali della moda contemporanea. “Per me la sostenibilità parte dal rispetto: rispetto del materiale, rispetto di chi lo lavora e rispetto di chi lo indosserà” dice Racioppo. Il lusso, in questo contesto, non è il logo, ma la possibilità di avere un abito unico, pensato e realizzato con cura, in cui ogni dettaglio è stato studiato e ogni cucitura racconta un gesto preciso.

Miglianico non è solo il contenitore del progetto, ma il suo co-protagonista. La presenza della ditta di Racioppo diventa un motore di vitalità per il territorio, attirando visitatori e generando un indotto culturale e turistico. Non si tratta soltanto di vendere capi, ma di creare un luogo in cui idee, competenze e culture possano incontrarsi. Il laboratorio sarà anche una piattaforma aperta per collaborazioni con fotografi, stilisti emergenti, artisti visivi e artigiani locali. Un dialogo costante tra discipline che mira a far crescere non solo il brand, ma anche la comunità creativa che lo circonda. “Credo nella contaminazione positiva” dice Simone. “Le idee nascono quando le persone si incontrano. Qui voglio che la moda parli con tutte le altre arti. Non ci sono confini rigidi, perché la creatività non li conosce”.

Il progetto di Simone Racioppo è al tempo stesso un atto personale e un messaggio all’industria: esiste un’altra strada possibile, dove la moda può essere sostenibile non solo a livello ambientale, ma anche umano. Una strada in cui il contatto diretto tra chi crea e chi indossa torna a essere il cuore del processo. In un’epoca in cui le sfilate sono sempre più spettacoli da streaming e le collezioni si consumano in pochi giorni sui social, il lavoro di Racioppo invita a rallentare, a riscoprire il piacere di attendere, a dare valore alla durata. Con il suo laboratorio-atelier a Miglianico, Simone Racioppo non si limita a fare moda: costruisce relazioni, custodisce storie, ridà valore al tempo e al gesto. In un mondo globalizzato e frenetico, la sua è una lezione di umanità che vale ben oltre i confini dell’Abruzzo.