Con una mostra collettiva inedita la Galleria Erica Ravenna – prendendo spunto dal saggio di Nicolas Bourriaud L’estetica relazionale (1998) - pone la questione dell’opera d’arte non come semplice oggetto, ma come risultato di un incontro dinamico tra artista e spettatore.
La storia mentale sottintesa al dipinto è in chi lo guarda, o meglio in chi lo 'legge' cioè sono gli spettatori che fanno il dipinto.
(Marcel Duchamp 1887-1968)
Se l'artista avvia il processo creativo, spesso in solitudine, è l'interpretazione e il coinvolgimento di chi guarda a dare piena esistenza all'opera. Gli “artisti relazionali” sviluppano il teorema di Duchamp, esplorando diverse modalità di coinvolgimento e collaborazione del pubblico, invitando altri nel proprio processo creativo, rinunciando a parte del controllo, abbracciando il caso e fidandosi dello spettatore-trasformato-in-partecipante, trasformando infine l'opera d'arte in un dialogo bidirezionale in cui il significato è co-creato e l'esperienza è condivisa.
L’estetica relazionale di Nicolas Bourriaud va oltre una semplice teoria dell'arte e diventa una filosofia della forma. La "forma" non è solo un aspetto visivo, ma una struttura coerente che emerge da uno scambio di elementi e configura l'esistenza, evidenziando l'importanza vitale dell'interazione umana e delle relazioni sociali.
Tutta l' arte è relazionale: ? riunisce tre generazioni di artisti - Vincenzo Agnetti, Gianfranco Baruchello, Tomaso Binga, Alighiero Boetti, Rirkrit Tiravanija, Mike Kelley & Paul McCarthy, Celine Condorelli, Mocellin Pellegrini - e propone una esplorazione del concetto e della sua evoluzione nel nostro tempo: un'era definita dal post-isolamento, dalla post-relazionalità, dalla post-produzione e dalla presenza incombente dell'intelligenza artificiale, dove la realtà è perpetuamente mediata dalla tecnologia e l'isolamento ha solo intensificato il nostro desiderio di connessioni autentiche ed esperienze condivise che trascendano lo schermo.
L'estetica relazionale, con la sua enfasi sull'interazione umana e sul significato co-creato, risuona con una forza sempre maggiore. L'artista diventa un facilitatore, un catalizzatore di relazioni, un "produttore" di esperienze, o, come Vincenzo Agnetti lo ha definito, un “operatore culturale”, un cerimoniere di incontri veritieri.
Nel corso del suo svolgimento, la mostra comprenderà una serie di incontri, conversazioni e performances a cui, tra gli altri parteciperanno: Céline Condorelli, Mocellin Pellegrini, Germana Agnetti, Andrea Cortellessa, Ilaria Gianni, Colin Ledoux, Carla Subrizi, Saverio Verini e Giordano Boetti Editions.