Per molti anni ho vissuto all'estero ed ho viaggiato e mangiato in molti posti del mondo. Grazie a queste esperienze posso dire di conoscere alcuni aspetti della situazione della cucina italiana all'estero.
Io non sono uno chef, ma mi interessa l’arte culinaria. Diciamo che mi piace mangiare. Le valutazioni che voglio fare della cucina italiana fuori dai confini nazionali quindi non saranno a carattere tecnico, ma considerazioni fatte da chi ama mangiare bene e sa cosa significa fare la spesa e cucinare lontano dall’Italia. Andare a vivere all’estero è una scelta che negli ultimi anni hanno fatto circa 200.000 italiani e italiane l’anno per motivi diversi. Questi possono essere economici, per avviarsi ad una carriera piena di soddisfazioni, esaudire un desiderio legato alla passione per un particolare luogo, per questioni familiari o di coppia e per tanti altri motivi.
A prescindere da cosa ha spinto l’esule a fare la valigia, prima o poi i ricordi e il desiderio della cucina d’origine salgono per creare voglie culinarie forti e pulsanti.
Oltre ai ricordi ci si mette anche l’insoddisfazione che spesso lascia il mangiare un hot dog, un würstel, un pudding, una paella, del fish and chips, delle quiche, kartoffelpuffer, felafel o tortilla.
Tanto è che ogni italiano che vive all’estero, anche quello che a Roma, Napoli, Milano o Palermo al massimo sapeva cucinare solo un uovo sodo, entro breve metterà una pentola sul fuoco per far bollire l’acqua per prepararsi un piatto di pasta. Che poi si renda conto che oltre alla pasta gli servirà anche un qualche condimento sarà un altro discorso (problema). Per esperienza diretta, non personale, posso dire di aver visto molte di queste situazioni essere risolte con tanta, tanta fantasia e spesso molte scelte, complice anche la fame, sono state ben lontane dalla cucina italiana.
Anche se ben comprendo le motivazioni di questi attacchi di “italianite”, innescata da un misto di fame e ricordi, per me restano atti culinari deviati.
Comunque la situazione degli italiani all’estero non è così disperata. Esclusi gli atti deviati degli improvvisati dell’ultimo minuto, per cultura e abitudine, gli italiani che vivono all'estero fanno di tutto per mantenere la tradizione culinaria del loro posto d'origine a cui sono abituati.
Per farlo possono affrontare anche spese ingenti e fare grandi sforzi per trovare gli ingredienti giusti o il ristorante capace di preparare un buona cucina italiana per loro.
I risultati che ho visto con i miei occhi e assaggiato con il mio palato purtroppo però non sempre sono all’altezza dell’alta fama della cucina italiana.
In molte situazioni, anche se l'intento è quello di mangiare qualche cosa della cucina tradizionale italiana, spesso per impossibilità nel reperire i prodotti base come dovrebbero essere, le ricette vengono sconvolte e riadattate. Sto parlando di sconvolgimenti che vanno ben oltre la pasta scotta. Mi riferisco a delle vere e proprie devianze. Tra queste c’è la pasta alla carbonara condita con panna, funghi, piselli o altre verdure.
Mi riferisco alla pasta alla Bolognese che è una pasta con sugo di carne e/o polpette che in Italia non è mai esistita. Tanto meno a Bologna. In Italia infatti le polpette non si sono mai incontrate nello stesso piatto con la pasta. Mi riferisco alla pasta condita con ketchup oppure ai ben noti piatti che sono piaciuti e ancora piacciono agli sceneggiatori e registi di Hollywood tanto da farli diventare una presenza imperdibile sulle tavole degli italo americani dei film. Mi riferisco ad esempio alla pizza con l’ananas o alla pasta all’Alfredo, che in Italia nessuno sa chi sia e da dove origini.
Se il vostro stomaco ce la può fare concluderei col citare un’abbondante grattata di formaggio sugli spaghetti di pesce e una bella bevuta di cappuccino tra una morso e l’altro di pizza. Se poi si ha ancora fame all’estero si può stuzzicare l’appetito con del “tipico” (dicono loro) italian garlic bread o un’insalata verde accompagnata ad un po’ di pasta scotta.
È vero, in molti casi gli italiani all’estero si devono adeguare agli ingredienti che trovano sul luogo e qualche piccolo strappo ci sta. A me non sconvolge la carbonara fatta con la pancetta al posto del guanciale, ma certe devianze, come quelle che vi ho elencato, non hanno scusanti. Quello non è cibo italiano, sono solo devianze.
Una delle cose più indecenti (permettetemi l’uso di questa parola) è stato il vedere queste devianze non a casa degli italiani che vivono all’estero, ma nei menù di ristoranti. Questi brillantemente definiti Italian restaurant a lettere cubitali sulla vetrina sono anche accompagnati con bandiere tricolore e un imperdibile (!) musica napoletana in sala.
Queste situazioni purtroppo non sono solo curiosità estere. Oltre a danneggiare le papille di chi ha creduto a quei messaggi in vetrina, danneggia anche l’immagine della stessa cucina italiana all’estero.
Infatti quando degli avventori locali mangeranno quelle nuove formule penseranno che, essendo state preparate in un… ristorante italiano, quello sia un vero piatto italiano. Se la ricetta è solo un’imitazione, l’avventore non potrà saperlo e si farà un’idea distorta della vera cucina italiana inconsapevole che la sua esperienza è ben lontana dalla cucina migliore del mondo.
La cucina italiana si basa su una filosofia unica e semplice: l’uso di ingredienti selezionati di qualità e delicatezza dei sapori ben lontani dagli eccessi esotici. Una cucina che non rispetta questa filosofia crea solo presupposti per pranzi e cene da incubo.
Tenendo conto di questa situazione, quando si è all’estero, forse è meglio andare a mangiare in un fast food. Entrando lì non si hanno particolari aspettative e c’è il buono della standardizzazione. Ogni tipo di cibo è uguale in ogni continente lo si ordini. Così di evita ogni tipo di sorpresa.
Personalmente io all’estero preferisco questa scelta al tentare la fortuna in un Italian restaurant scelto a caso. Onestamente devo dire che però in più di un caso ho apprezzato l’impegno del gestore del Ristorante italiano all’estero che ha deciso di affrontare la ricerca di ingredienti di qualità e seguire le ricette originali. In questi casi il mio apprezzamento l’ho sempre dimostrato con diretti complimenti perché so bene quanto sia difficile fare anche solo una buona pasta aglio, olio e peperoncino all’estero.
Concludo specificando che nella pasta aglio, olio e peperoncino non ci vanno i funghi e nemmeno la salsiccia. Sono certo che avrete capito al volo il perché ho voluto fare questa precisazione.
Buon appetito a tutti!