L'Italia è un luogo ricco di tesori: culturali, enogastronomici, naturali. Dai monti innevati delle Alpi alle acque limpide del Mediterraneo, il nostro Paese ci offre una varietà di ambienti che meritano attenzione e rispetto, tutela e valorizzazione.

I parchi nazionali, ad esempio, rappresentano una parte fondamentale del nostro patrimonio naturale, ricoprendo il 5% del territorio nazionale. Ospitano una biodiversità straordinaria e proteggono una vasta gamma di ecosistemi. Non solo rifugi per flora e fauna, ma anche elemento di rilievo per il turismo sostenibile, la ricerca scientifica e l'educazione ambientale.

Il più grande tra i 25 parchi che si snodano da nord a sud è il Parco Nazionale del Pollino, compreso fra le province di Potenza, Matera e Cosenza. Il suo territorio abbraccia montagne imponenti, valli profonde e borghi fiabeschi. Il Pollino è celebre per il suo simbolo, il pino loricato. Specie rara di sempreverde, può raggiungere i 30 metri di altezza e vive oltre i 1.000 anni, sopportando condizioni climatiche estreme e terreni impervi e rocciosi.

La straordinaria biodiversità del Parco (lupo appenninico, aquila reale e diverse varietà di farfalle; orchidee selvatiche e faggi secolari, per citarne alcuni), lo rende la destinazione ideale per gli appassionati di trekking, ciclismo montano, birdwatching e fotografia naturalistica.

Accedere al Parco non è particolarmente comodo: si trova, infatti, in una di quelle zone d’Italia ancora sofferenti – e carenti – di servizi alle comunità e ai turisti. Per i più allenati, la mountain bike potrebbe essere una soluzione accattivante e rispettosa dell’ambiente, soprattutto per chi programma una visita da suddividere in tappe. Per chi, invece, cerca un’esperienza breve e magari ha a disposizione solo poche ore (o semplicemente non ama pedalare in salita!), l’auto rimane il mezzo più comodo. Purtroppo.

La “porta d’accesso” del versante settentrionale del Parco è San Severino Lucano, pittoresco borgo montano in provincia di Potenza, equidistante tra Jonio e Tirreno.

Una volta attraversato (e magari visitato) questo borgo di poco più di 1000 anime, si può intraprendere la strada montuosa che, un tornante dopo l’altro, sale fino ai 1125m e arriva a Timpa della Guardia. Luogo silenzioso e incontaminato, offre ai fortunati visitatori un belvedere panoramico sul cuore del Parco, che si apre tra le cime più alte della catena montuosa e la valle del Sinni, fino alla diga di Monte Cotugno. Qui, tra cerri e pini neri, compare l’unico intervento dell’uomo: una strana creatura dai colori accesi.

RB Ride, questo il suo nome, è una giostra composta da 12 navicelle bi-posto (ospita, infatti, fino a 24 persone), posizionate su un grande disco inclinato. È anche conosciuta come “la giostra più lenta del mondo” perché, per completare un giro, impiega circa 15 minuti.

RB Ride non è lì per caso. Non è uno scherzo, ma un’opera d’arte contemporanea.

Dal 2012 domina il belvedere di Timpa della Guardia grazie al progetto ArtePollino (dall’omonima associazione culturale) che da quasi due decenni è attiva nella valorizzazione, nella promozione e nello sviluppo sostenibile del territorio grazie al coinvolgimento di realtà locali e artisti internazionali (Anish Kapoor e Giuseppe Penone, per citarne alcuni).

Il suo ideatore è Carsten Höller (Bruxelles, 1961), artista eclettico che, attraverso le sue opere, agisce sull’esperienza sensoriale dei suoi interlocutori. Provoca e disorienta, altera i meccanismi percettivi tradizionali. Le opere sono visivamente d’impatto, dall’aspetto spesso ironico, ludico. Caratteristica di questo straordinario artista è, però, la sapiente abilità di inserire in queste grandi installazioni elementi in grado di agire sulla percezione. Il pubblico diventa, quindi, parte attiva, elemento fondamentale per il funzionamento della macchina.

In RB Ride, l’artista modifica il movimento dell’apparecchio: ne rallenta la rotazione. Così facendo contraddice (o nega?) la funzione primaria della giostra, costringendo il fruitore a rinunciare alla velocità, all’euforia data da quell’azione fanciullesca, riducendo la percezione a un atto fisico, al rapporto tra tempo, spazio e corpo: “io qui e ora”. La lenta rotazione e l’inclinazione del disco producono un effetto di instabilità, di vertigine, e costringono lo spettatore a vivere un’esperienza cambiando drasticamente il punto di vista.

Superato il primo momento di spaesamento, già dal secondo giro la sensazione cambia: diventa più familiare. La lentezza della rotazione si trasforma in una ninna nanna, una coccola, un abbraccio. Si inizia a percepire la natura, a sentirla in tutta la sua purezza. Alla fine dell’esperienza, quando si deciderà di scendere dalla giostra (no, non si scende obbligatoriamente una volta completato il primo giro ma si può decidere di proseguire, se non c’è fila), la sensazione di riconnessione con il proprio sé e con la natura circostante sarà più che mai presente, vivo. Quasi ingombrante. Difficile non sentirsi riconoscente e leggero, consapevole dell’ “io qui e ora”.

Nell’epoca della velocità e della frenesia, Höller e RB Ride ci chiedono di rallentare e di ritrovare il valore della lentezza, delle piccole cose. Meditare, respirare e contemplare. In questo caso, l’arte e la natura ci danno un grande aiuto.

Provare per credere!