Durante un’intervista, il giornalista Michele Santoro ha espresso un concetto molto chiaro, che andrebbe vissuto e assimilato fino ad arrivare nel sangue e nella pelle, nelle intelligenze e nel DNA di ciascuno:

innamoratevi delle persone antipatiche, di quelli che ci portano a rispettare la legalità, il senso dello Stato, di quelli che interpretano pensieri profondi e che possono portare a una rigenerazione dell’umanità in senso positivo! Usciamo dalla compiacenza della furbizia e della disonestà vestite da simpatia.

Ascoltare simili affermazioni ci fa riflettere sulla degenerazione dei rapporti umani, sul difficile periodo che oggi viviamo, sulle tensioni che sfociano in sanguinose guerre o in gesti violenti. Essere compiacenti verso le furberie, chiudere gli occhi davanti alla scorrettezza e alla prepotenza non è un bene per l’umanità. Santoro parla delle persone antipatiche, ossia di quelle scomode, di quelle che dicono la verità, che la cercano, che scompongono la realtà per scoprire le diverse forme che un pensiero può avere. Prima di fare questa operazione, però bisogna conoscere a fondo e poi dimenticare tutto.

Il giornalista con quelle parole mette un argine: basta con chi infrange o raggira le regole, con chi la passa sempre liscia, con chi utilizza artefici, giochi, espedienti per ottenere il suo tornaconto calpestando gli altri. Scomporre tutto per capire come funziona in fondo è anche quello che fanno gli psicologi con i pazienti in terapia. Analizzano pezzi di vita, strutture di pensieri e sentimenti. Distruggono a volte, ma solo per ricomporre i pezzi.

Pablo Picasso faceva la stessa cosa con i suoi quadri, che sembrano assemblaggi insensati, realizzati solo per creare imbarazzo e fastidio in chi li guarda.

La prima volta che ho visto un quadro di Picasso è stato nell’atrio di un palazzo. Ovviamente, si trattava di una copia; non conoscevo le sue opere e in effetti, ho provato un leggero senso di ripugnanza. Per un istante ho anche pensato che quell’accozzaglia confusa avesse un senso, ma che in quel momento non mi andava di scoprirlo.

I dipinti di Picasso vogliono forse comunicare che il mondo non è sempre come lo immaginiamo, che spesso è distorto, come le figure che il celebre pittore disegna, ricomponendo vari pezzi a modo suo, secondo un ordine scomposto. La realtà ha anche forme inusuali, è fatta di spiacevoli punti di vista, di aspre prospettive.

Il mondo è un luogo difficile, con tanti spigoli, brutture, deformità. Forse, più semplicemente, l’artista spagnolo vuole raccontarci la diversità, quelle figure non omologate, che cerchiamo di allontanare, che ci fanno paura, che ci scandalizzano.

Michele Santoro citando gli antipatici, senza volerlo ha fatto riferimento sotto un certo aspetto proprio a Picasso. “Provate a scomporre e a rimettere insieme i pezzi” – Dalla persona antipatica e noiosa si scappa, perché ci mette a disagio… è una fata ignorante.

Picasso fu avviato al mestiere di pittore proprio dal padre, e seguì i grandi maestri, ma ad un certo punto, sembra dimenticare tutto e si comporta come un bambino. Vuole comprendere l’universo e i suoi misteri, e per fare ciò, come un pargolo innocente rompe i giocattoli e scompone per scoprirne i complessi ingranaggi.

Dal mio primo e casuale incontro con Pablo ne è passato di tempo. Più tardi nei momenti giusti e con una rinnovata saggezza ho scomposto e scoperto anch’io che Pablo Ruiz Picasso è l’artista più prolifero e importante della sua epoca, con oltre 50mila opere al suo attivo. Abile conoscitore di sofisticate tecniche artistiche è stato capace di inventare uno stile nuovo e rivoluzionare il percorso dell’arte stessa. Il suo genio spaziò dal teatro, alla scultura e nella poesia, nel disegno e perfino nel cinema.

Picasso ha avuto molti insegnanti, oltre a suo padre e ha assimilato tecniche, tendenze, regole e schemi, che poi è riuscito a rompere per costruire una sua strada e uno stile personale unico. I suoi capolavori ci mostrano una realtà diversa e possibile, ci insegnano a guardare oltre, come “La donna che piange”, opera conservata nella galleria Tate Modern di Londra. Si tratta di un dipinto che rappresenta la disperazione.

La frammentazione dà proprio l’idea della potenza del dolore; ci invita quasi a entrarci dentro. Le “Due ragazze che leggono” invece suggerisce comunione, un abbraccio nella lettura di un libro. Sulla destra si intravede una finestra, che potrebbe rappresentare un’altra dimensione. E quando entriamo in contatto con le opere di Picasso ci addentriamo proprio in un’altra dimensione, che ci fa ritornare bambini e che ci trasporta fin dove arriva il pensiero… e forse, anche oltre.