Il cielo indugia senza nessuna indecisione e io mi ritrovo intero nel tessuto delle cose, con un tormento fantasioso per coglierne l’ultima sfumatura; l’incertezza del volteggio si nasconde in un sussulto di passione, dentro una pennellata.

Esserci o non esserci, vedere le cose per come sono loro o per come sono io: un giorno ho visto il silenzio e ho imparato come guardare. Niente è dimostrabile e chiunque può non essere d’accordo. Lucciole nell’apocalisse: ho scelto questa pietra per il serpente che rivela.

Appare una presenza scenica al contempo focosa e spaventosa, spesso minacciosa, ancora seducente; ricordi di un’antichità immaginaria, moniti contro future profanazioni, brevi scene psicologiche. Per non confondere le visioni della lucidità con quelle vecchie pellicole di pistoleri selvaggi o di gangster sanguinari, è necessario appallarsi sempre alla poesia.

Dare intensità ad ogni singolo sussulto dell’aria è un atto di creatività compulsiva ed ossessiva, come quella del naufrago su una spiaggia pericolosa, o ancora come quella di un esploratore deciso ma sperduto che corteggia il pericolo e alla stessa stregua cerca di esorcizzarlo, che abbandona il cammino per cogliere i frutti più impervi e strani.

Parlare alla propria paura più profonda è la necessità più sacra che sia mai stata offerta alla specie umana: rane velenose, insetti pungenti, serial killer dai quali mi lascio trascinare volentieri nella lirica dell’esistenza che sinuosa canta con la lingua di un serpente che titilla il mio collo nudo. Sento lo sguardo desideroso di una squilibrata che mi spia dalla porta socchiusa, e orbito attorno alla luna senza l’ausilio di alcuna scienza: flirto col mio destino neurologico.

Quando tornerà il mio tempo ci sarà una violenta visitazione di energia, passerò per strade secondarie e viscide per fuggire il timore del terrore primitivo, e troverò l’estasi nuda sul seggiolino della casa di campagna che soffia su girandole ingioiellate e sbuccia alcuni fichi. Non esitare a scherzare col fuoco è una rarità: anelli spirituali, fiamme interiori, carboni stellari, tigri arancioni che bruciano la notte e abbagliano la foresta.

Mettere in ordine le immagini disordinate vuol dire ragionare sulla densità delle scintille, affinché siano meno inclini a disintegrarsi o poco disposte a una dissoluzione rapida; accese da una sorta di belva esistenziale, talvolta da un raptus mitologico, sembrano più precisamente scintille cerebrali, esseri luminescenti esistenziali accesi - spenti, spenti - nel profondo del velluto nero della coscienza umana. Le meduse illuminano il paradiso subacqueo come la letteratura aiuta a sopportare l’insopportabile.

Alzare l’asticella su cosa sia culturalmente accettabile con la complessità di una poesia, di poche note sparse, di un libro senza titolo, vuol dire avere a che fare con pensieri a tempo e fuori stagione, scorgere dall’altro lato della strada il freddo calcolo della ragione di un viandante che fa l’autostop.

Evocare un incantesimo con una logica fredda e in attesa della prossima direzione, come una bussola, con la mente libera da sovrastrutture perché essa stessa è la struttura ultima; mi trovo sicuro nella mia calma e nell’equilibrio della mia ragione, viaggio spesso da solo chiedendo passaggi sulla strada dell’esistenza e mostrandomi aperto a ogni incontro casuale che possa soddisfare la mia curiosità e la ricerca di ogni nuova frontiera.

Pagine vuote in fondo a un libro, buste lacerate, spezzoni di carne, residui di sogni, scenari, epigrammi. Righe realistiche e tremende seguono il vento che sovverte l’ordine non rimanendo immobili sul mare in bonaccia. Le riserve d’acqua si esauriscono e l’equipaggio deve agire in un istante sgradevole mentre un cane viene gettato a mare con le zampe che pompano furiose il loro rigido andare e la testa che riaffiora delicata, sbilanciata, acconsentendo e sospendendo. Primi piani, grandangoli sulla visione del mondo, profezie cadute in disgrazia, metafore e ricordi intrecciati tra loro, idee e credenze intessute, sensazioni e osservazioni in rivolta. Quando tutto si frantumerà inizierà una danza, e di tutto non rimarrà nulla.