Era un giorno di fine autunno, quelli che amo, dove le foglie stanno finendo di cadere e le strade sono gialle, rosse e marroni. Dal Nord si sente il profumo d’inverno in arrivo. Arriva in studio una persona con problematiche intestinali, sine causa apparente. Pensai che i sine causa fossero ormai i miei clienti ideali ed è buffo come negli anni ne abbia visti una quantità superiore rispetto a quelli con un problema palese o diagnosticato. Lei è giovane, magra, “tirata”, in iper attivazione, sotto stress, in amenorrea (ciclo-assente da più di tre mesi). Va in bagno 2-3 volte al giorno, a volte dopo aver mangiato. Mangia così, un po' velocemente senza assaporare il cibo, senza assaporare i momenti, come d’altronde vive la vita: sempre di corsa, senza “esserci” veramente nel momento presente. Lei è qui, ma la mente va avanti anni luce aggrovigliata in pensieri e preoccupazioni senza calarsi e fermarsi e respirare.

"C’è del lavoro da fare" pensai. "Raccontami di cosa ti crea malessere…" le dissi. Apriti cielo. Andò a finire che scoprì di essere intollerante a certi cibi, fece un cambio alimentare notevole e un’integrazione studiata per lei, il ciclo tornò naturalmente dopo aver sfiammato l’intestino. Il percorso più tosto fu quello emozionale. Si affrontò, si resettò, e iniziò a vedere il mondo come desiderava in fondo a sé stessa. Si riconobbe.

Questa storia vera è giusto per raccontare l’ormai conosciuto network cervello-intestino che si vede scritto un po' ovunque ma in realtà non sono sicura ci sia la consapevolezza del pubblico sui processi che vi stanno alla base. Processi molto complicati. Cercherò di essere semplice raccontando uno degli effetti di questo elegante collegamento che può manifestarsi nella sindrome dell’intestino irritabile.

L'asse cervello-intestino (CIA) svolge un ruolo fondamentale nella comprensione della sindrome dell'intestino irritabile (IBS), un disturbo gastrointestinale molto sgradevole e doloroso, che colpisce milioni di persone al mondo. L'IBS è un disturbo multifattoriale, e il CIA è una parte essenziale della sua eziologia e dei sintomi associati.

L'asse cervello-intestino è coinvolto nell'IBS per una comunicazione neurale e segnali di dolore: è una comunicazione bidirezionale tra il cervello e l'intestino. I disturbi nella regolazione di questa comunicazione possono portare a sintomi dolorosi nell'IBS. Infatti persone con IBS spesso sperimentano ipersensibilità viscerale, il che significa che percepiscono il dolore o il disagio nell'intestino in modo più intenso rispetto alle persone senza IBS.

Un altro fattore è dato dalle condizioni di stress e risposte fisiologiche annesse: lo stress psicologico è noto per influenzare l'attività intestinale e i sintomi dell'IBS; situazioni di stress possono innescare risposte fisiologiche nel tratto gastrointestinale, come una maggiore motilità o un aumento della sensibilità viscerale.

L’asse coinvolge la disregolazione del sistema nervoso autonomo: nella CIA, è presente una disregolazione tra la comunicazione tra il sistema nervoso centrale (SNC) e il sistema nervoso enterico (SNE) può essere alterata in persone con IBS. Questa disregolazione può portare a una risposta anormale del sistema nervoso al cibo e al dolore intestinale, contribuendo ai sintomi dell'IBS.

Cruciale gioca il ruolo dell'infiammazione: mentre l'IBS non è considerato un disturbo infiammatorio, alcune ricerche hanno suggerito che l'infiammazione a basso livello (low grade inflamation) potrebbe essere coinvolta nei casi di IBS. L'infiammazione di basso grado è simile ad una fiamma che brucia continuamente in tutti i sistemi del corpo, molto pericolosa e subdola e può influenzare la comunicazione tra la CIA e contribuire ai sintomi dell'IBS.

In sintesi, la CIA gioca un ruolo chiave nella fisiopatologia dell'IBS. La comunicazione neurale, la risposta allo stress, la disregolazione del sistema nervoso autonomo e il potenziale coinvolgimento dell'infiammazione contribuiscono alla complessità di questo disturbo gastrointestinale. Comprendere come il CIA influisce sull'IBS è cruciale per lo sviluppo di strategie di gestione e trattamento efficace per persone affette da questa condizione.

L'IBS, o sindrome dell'intestino irritabile, è quindi un disturbo gastrointestinale multifattoriale che coinvolge il tratto gastrointestinale, in particolare il colon. L'asse cervello-intestino gioca un ruolo significativo nello sviluppo e nella gestione dell'IBS e abbiamo visto da cosa può essere correlato e i disturbi possono includere: diarrea, costipazione, dolore addominale, gonfiore, gas, sensazione di evacuazione incompleta e alternanza tra episodi di diarrea e costipazione.

Stress e ansia possono influenzare negativamente l'IBS, in quanto il cervello può inviare segnali attraverso l'asse cervello-intestino che influenzano la funzione intestinale portando a un'iperattività del sistema nervoso simpatico, che può causare sintomi gastrointestinali come diarrea o crampi addominali.

Le persone con IBS spesso segnalano una maggiore sensibilità alle sensazioni intestinali, che possono contribuire all'ipersensibilità viscerale, comune nell'IBS, delineando una disfunzione del sistema nervoso enterico che può essere iperattivo o ipoattivo, contribuendo a sintomi come diarrea o costipazione.

Gli ormoni, come il cortisolo, che sono rilasciati in risposta allo stress, possono avere un impatto diretto sulla funzione intestinale. Il cervello può influenzare il rilascio di questi ormoni attraverso l’asse cervello-intestino. E poi ancora allergie o intolleranze alimentari, presenza di parassiti o candidosi in eccesso (puoi leggere gli articoli collegati del 2023 per saperne di più).

In sintesi, l'asse cervello-intestino svolge un ruolo significativo nella comprensione dell'IBS. Le interazioni complesse tra il cervello e il tratto gastrointestinale possono influenzare sia lo sviluppo che la gestione di questa condizione. La gestione dell'IBS spesso coinvolge un approccio multidisciplinare che considera la componente psicologica e fisica della condizione infiammatoria.

Come poter migliorare questa condizione? Dal punto di vista della naturopatia nutrizionale, il mio sguardo è a 360°, e il primo approccio è sicuramente rivolto ad un cambiamento nella dieta e l’individuazione dell’eziologia della condizione irritativa: alcune persone si rivolgono in studio avendo già tentato la “via per eliminazione”, ossia intuitivamente, tolgono classi di cibi per alcuni giorni ascoltando la reazione del corpo.

Alcuni trovano sollievo regolando la loro dieta, ad esempio evitando cibi piccanti, latticini o glutine, riducendo cibi con alto contenuto di fodmap. Un consiglio sincero è quello di considerare quest’asse come se fosse un’arteria: le relazioni tra cervello e intestino coinvolgono la salute di altri organi (le puoi consultare negli articoli del 2022/2023) e di conseguenza della nostra intera “macchina” meravigliosa. La sola “pastiglietta” non serve a un tubo.

Un consiglio professionale è evitare il “fai da-te”: per trattare un IBS è necessario un approccio multidisciplinare, con test specifici per poter ottenere un quadro multifattoriale della condizione: dal tipo di alimentazione, il tipo di integrazione (non bastano i probiotici!) e la comprensione dell’aspetto emotivo sottostante per poter avere dei risultati stabili nel tempo.