Tre aggettivi per descriversi

Colorato. Appassionato. Italiano.

Cosa significa essere CEO dello Swatch Art Peace Hotel di Shanghai?

È una grandissima opportunità ed al tempo stesso una importante responsabilità, rappresentano entrambe un fondamentale elemento dell’impegno e della passione di Swatch per gli artisti e per il loro ruolo nella società.
È meraviglioso poter dialogare con tanti talenti creativi provenienti da diverse parti del mondo, entrare con loro in un rapporto di scambio e di apprendimento reciproco. Al tempo stesso è appassionante seguirli nel loro cammino oltre le porte dello Swatch Art Peace Hotel, talvolta invitandoli ad unirsi a Swatch o accompagnandoli in uno dei loro progetti, diventandone una sorta di “ambasciatore” tanto all’interno del marchio che verso il pubblico.

Il suo rapporto con l’arte?

Lo definirei un rapporto di profonda amicizia. Fatto di ammirazione, scoperta, voglia di imparare, innamoramenti, complicità, divertimento, emozioni forti.

Colleziona opere di artisti, il tipo di corrente che predilige?

Ho un approccio molto emozionale alle opere che colleziono: non seguo un filone particolare ma rispondo all’energia che mi trasmettono, al loro racconto, all’emozione che mi suscitano. E mi piace veder come tutto ciò evolve nel tempo, in un dialogo continuo.

Lo Swatch Art Peace Hotel di Shangai offre agli artisti che si candidano la grande opportunità di risiedere per tre o sei mesi all’interno dell’hotel, collaborando e creando nuove sinergie, una vera e propria residenza d’artista. Come mai avete scelto Shangai e come avviene la selezione degli artisti?

Abbiamo scelto Shanghai perché è una metropoli viva e dinamica, la cui scena artistica è stimolante e in continua evoluzione. L’abbiamo selezionata perché l’opportunità di avere un luogo storicamente rilevante a disposizione per trasformarlo in un organismo vivente animato dell’energia degli artisti era imperdibile. L’abbiamo scelta perché rappresenta il volto più aperto della Cina ed è un insieme unico di stimoli, per gli artisti e per noi. Gli artisti vengono scelti in base ad un insieme di elementi che comprendono la capacità di trasmetterci la loro energia e le sfaccettature dei loro progetti.

Il poeta spagnolo Manuel Neila afferma che il tempo fluisce in modo uguale per tutti gli uomini e che ogni uomo galleggia nel tempo in maniera diversa. Lei che rapporto ha con il tempo?

Non penso al tempo mentre scorre, e credo di avere un forte senso del presente, ma immagino spesso scenari futuri in una dimensione temporale imprecisa ed ampia. Nei momenti di pausa amo ripercorrere le emozioni del tempo passato. Nel mio rapporto con l’opera d’arte c’è spesso anche la mia voglia di fare un viaggio nel tempo.

Come nasce il progetto “Swatch Art Journey” e cosa ha significato collaborare con i più prestigiosi Istituti d’Arte e i più famosi musei del mondo, quali il MoMa a NewYork, il Rijksmuseum ad Amsterdam, il Thyssen-Bornemisza di Madrid, il Louvre e il Centre Pompidou a Parigi? Qualche aneddoto particolare?

Lavorare con queste grandi istituzioni culturali è molto interessante ma è anche un’importante sfida. La qualità intrinseca di Swatch così come il rispetto riconosciuto che abbiamo sempre portato al lavoro degli artisti sono fondamentali per aprire le porte a queste collaborazioni - poi subentrano le peculiarità delle diverse culture e c’è un lavoro che chiamerei di “diplomazia culturale” per far sì che ogni progetto abbia autenticità e unicità ma che sia una visione omogenea e coerente, costruendo credibilità e seduzione. Quest’anno poi, lo Swatch Art Journey lo abbiamo costruito con ben cinque diverse entità: un impegno ancora più affascinante.

Il vostro primissimo Swatch Art Special nasce dalla collaborazione con l’acclamato pittore e fumettista Kiki Picasso nel lontano 1985 e fu un vero e proprio successo che aprì la strada a tantissime collaborazioni tra le quali Keith Haring, AlessandoMendini, Mimmo Paladino, Yoko Ono, Renzo Piano, Arnaldo Pomodoro e soprattutto quella che diventò un vero e proprio evento mediatico con la creazione di vere e proprie miniature di pop art dell’artista Alfred Hofkunst. Il 2023 è l’anno di svolta per Swatch Art Journey, che ha pensato in grande con la creazione di cinque capsule collection. Da poco è stata lanciata a New York la collezione per Jean Michel Basquiat, l’iconico artista statunitense che ha saputo rompere le convenzioni, rendendo la street art una forma d’arte a pieno titolo. Secondo lei quali sono le convenzioni che un’azienda solida come la Swatch ha saputo rompere o sfidare per arrivare oggi a celebrare quarant’anni?

Da un lato credo sia stata fondamentale la voglia di sorprendere in continuazione: senza timidezza, approcciare grandi artisti con trasparenza, lasciando loro assoluta libertà; con continuità e coerenza, impegnandoci sul lungo periodo; con leggerezza, sposando piccole e grandi provocazioni e unendo sotto lo stesso tetto grandi nomi e talenti sconosciuti; con entusiasmo, creando nuove opportunità; con generosità, sviluppando il rapporto ben al di là del prodotto.

I dipinti di Basquiat sono spesso tappezzati di testo e insieme di parole, lettere, numeri, pittogrammi, loghi, simboli geografici, diagrammi e altro ancora e la congiunzione di tutti questi strumenti comunicativi è un elemento chiave della sua arte. Dal 1992 al 1995, lei ha lavorato in Piaggio, l’azienda produttrice della mitica Vespa, introducendo un concept di retail innovativo e guidando la prima campagna di comunicazione internazionale dell’azienda. L’elemento chiave di una buona campagna di comunicazione?

Essere intrigante, saper sorprendere, creare curiosità, emozionare. Ma anche dimostrare di saper sorridere: nulla è più seducente di chi sa sorridere di sè e sa coinvolgere gli altri in questo.

Per il vostro brand quanto è importante la capacità di innovare?

Alla base del DNA di Swatch vi è una volontà precisa di innovare e questa energia non si è mai estinta, esprimendosi in un’attitudine responsabile a far sì che Swatch e innovazione rimangano fortemente associati. Innovazione nelle tecnologie, nei materiali, nei linguaggi, nella grafica, nelle partnership. Viviamo immersi in una continua ricerca di innovazione responsabile e significativa a molti livelli diversi.

Nella sua carriera professionale, si è specializzato nello sviluppo di concept di branding e nel riposizionamento dei marchi sul mercato dei prodotti di lusso. Quali caratteristiche deve avere un brand per essere annoverato nel luxury?

Secondo me, deve innanzitutto essere capace di generare emozioni, di entrare in un rapporto di intimità con chi lo sposa, di sviluppare progetti che abbiano un vero significato. Il lusso per me non è solo una dimensione legata al valore oggettivo, ma una capacità di creare un segno e un rapporto.

L’imprenditore statunitense Seth Godin asserisce che è più facile amare un brand quando anche il brand ti ricambia. Come parte attiva del team che sviluppa in modo continuativo il ruolo dei prodotti ed il design del brand, le soddisfazioni che riceve maggiormente?

Negli anni ho sviluppato una sorta di “radar” naturale per i polsi: il brivido c’è quando. in qualsiasi situazione, dal metro al museo, dalla spiaggia alla festa tra amici, dalla Scala al ristorante, mi segnala qualcuno che porta Swatch al polso. Perché nasce subito la voglia prepotente di sapere quando, perché, come lo ha scelto.

Il suo Art Swatch preferito o quello che indossa oggi al polso?

Oggi è “Ishtar” a destra. La forza del gesto di Basquiat. L’energia di New York. E la grande onda di Hokusai a sinistra: La forza della natura. Il mio colore preferito. Il ricordo di una meravigliosa esperienza al Louvre di Abu Dhabi.

Lucio Anneo Seneca asseriva che c’è un tempo per capire, un tempo per scegliere, un altro per decidere, un tempo che abbiamo vissuto, l’altro che abbiamo perso e un tempo che ci attende. Per tutti i ruoli che ricopre e ha ricoperto nella sua carriera, da quello di direttore creativo a quello di vicepresidente Marketing, quale la categoria di tempo più difficile e il tempo che si aspetta per il suo futuro.

Il tempo più difficile è Indubbiamente il tempo che ho perso. Per il mio futuro spero in un tempo un po’ contraddittorio: al tempo stesso intenso e leggero. Ci riuscirò?