Possono partire da un’idea o da una persona, che non deve essere necessariamente un Guru o un Santone. Anche se qualcuno forse starà cercando un’ancora, oppure un pretesto per dire: «Mi piace quello che dici, da quando ho ascoltato le tue parole mi sento meglio». Non è questo il punto, non è mai il dito che indica (qualcosa) il punto.

Accade questo: che un giorno di febbraio, ci si incontra a Catania e iniziano così i dialoghi mediterranei. Il focus è sempre e solo intorno alle idee. Poi un giorno di marzo, i dialoghi ritornano su Facebook, sotto forma di evento on line. La voglia è quella di continuare a parlare di idee, di ciò che ci limita, di orizzonti e così da dove è partita la scintilla si fissano su carta dei punti.

Uno fra tanti, le relazioni familiari, che sono impresse nel quarto punto sotto la voce “Relazioni malate e non risolte con la famiglia d’origine”. Ci capita mai di osservare? Di riflettere? All’interno delle famiglie sono in vigore dinamiche assurde, inconcepibili, atroci; vi è sempre un costante braccio di ferro e giochi di potere estenuanti. Nelle famiglie? Nel primo nucleo della società dove dovrebbe regnare sovrano il “bene”? Succede anche questo - piccoli ricatti morali, sensi di colpa, e non sono necessarie troppe parole, bastano gli atteggiamenti, i silenzi, gli ammiccamenti per approvare o non approvare. E l’approvazione decreta, spesso un destino (infelice). “Mio padre voleva che io facessi l’avvocato” - e perché non lo ha fatto lui l’avvocato?

E così, ci si ritrova a fare cose che fanno piacere agli altri, anzi a chi ci vuole più bene di tutti. Non può volere il nostro male, eppure lo fa. Il male. Inconsapevolmente certo, in buona fede, e per giunta chiamandolo “bene”. L’affetto verso chi ci ha messo al mondo è innegabile, è la classica ovvietà, ma il viaggio si fa da soli, e senza rimorsi o sensi di colpa, senza paura di non piacere, e senza aspettare l’approvazione o la carezza a lungo desiderata. È difficile almeno quanto il viaggio che ci aspetta, ma bisogna liberarsi, è necessario farlo per partire. Il viaggio si fa da soli.

I dialoghi mediterranei on line sono iniziati da una riflessione sugli studenti che si suicidano perché non riescono a concludere i corsi di studi nei tempi e secondo le modalità imposte da una società troppo distratta.

Parliamo di studenti che si suicidano perché subiscono un’assurda pressione psicologica fuori da ogni logica. «Ma Quand’è che studiare è diventato una gara?» è la denuncia di una studentessa, durante l’inaugurazione dell’anno accademico all’Università di Padova.

Laureato più giovane d’Italia. Si suicida all’università, aveva mentito alla famiglia sugli esami inventati. A 23 anni è medico, per me il sonno è tempo perso. 5 lauree in sei anni, studente dei record racconta il suo metodo geniale. Studentessa di 19 anni si suicida all'università: La mia vita è un fallimento.

In questo modo inizia il discorso della Presidente degli studenti dell’Università di Padova. E ancora:

Sentiamo il peso di aspettative asfissianti. Ci viene insegnato che fermarsi significa deludere le aspettative sociali, e molto spesso familiari.

«Sognate una vita che non c’è”... ancora!» ha detto un giorno Papa Francesco. E se iniziassimo i dialoghi proprio da quella vita che non si vede? E s’incominciasse proprio da chi la riesce a vedere?

«Non voglio cambiare le regole del gioco, voglio cambiare il gioco» ha esordito Simone Perotti quando ha dato l’avvio ai dialoghi mediterranei.

Ho scoperto che “dialoghi mediterranei” non è una locuzione nuova. Con una ricerca sul web ho visto che a dicembre scorso a Roma si è tenuta l’ottava edizione per ricostruire i rapporti nel Mediterraneo. Cooperazione, resilienza, resistere alla tempesta, interdipendenza sono stati i concetti nella conferenza Dialoghi mediterranei. L'obiettivo è quello di promuovere un dialogo fra i vari paesi, e rafforzare la cooperazione. In modo particolare, i paesi partecipanti si sono incontrati per parlare di crisi energetica, di crisi migratoria, di sicurezza alimentare. Tanti erano gli esponenti di paesi africani presenti. Il nostro Ministro degli esteri ha detto che stiamo elaborando una strategia per favorire l’arrivo di giovani lavoratori preparati. Ha chiuso in bellezza Giorgia Meloni il 3 dicembre, dando appuntamento alla nona edizione. Ecco alcuni stralci del suo discorso:

L’Italia è e può essere molto di più cerniera e ponte energetico naturale tra il Mediterraneo e l’Europa. È una delle grandi sfide strategiche che questo governo vorrebbe portare avanti e su cui stiamo lavorando in virtù di una posizione geografica particolare, delle sue infrastrutture, della sua proiezione cooperativa e del prezioso contributo delle proprie imprese. Vantiamo una ricca diversificazione sia di rotte - gasdotti ed elettrodotti - che di fonti. Non possiamo fingere di non vedere quanto sta succedendo in questi mesi alle donne e ai giovani che manifestano in Iran. Erodere spazi di libertà o impedire a donne e ragazze di accedere al lavoro e all’istruzione – e qui penso soprattutto all’Afghanistan – significa porre un’ipoteca sul futuro di quei Paesi. Non c’è avvenire senza il riconoscimento delle libertà fondamentali e senza la garanzia della pari dignità fra tutti gli esseri umani.

E su questo siamo d'accordo. E noi cosa vogliamo fare? Nell’altra versione dei dialoghi mediterranei? Le proposte sono aperte, un movimento di idee può incidere sulla società, e perché no, sulla politica. Continuiamo i dialoghi (i nostri dialoghi mediterranei), qui o altrove, ovunque, in qualche parte del web, sui social, sul corriere, su Meer. In qualsiasi altra parte o angolo del mondo. Ne abbiamo bisogno.