Più di mille espositori attesi, con aziende provenienti da tutto il mondo, per celebrare il più importante evento internazionale dedicato all’occhialeria, MIDO Eyewear Show. Tanti gli appuntamenti e gli incontri in programma a Milano per i tre giorni del Salone, con dibattiti e tavole rotonde sulle nuove tecnologie nell’oftalmologia, sullo stylist come opportunità per gli ottici e sull’interior design dei punti vendita.

Abbiamo incontrato il Presidente del MIDO e di Anfao, Giovanni Vitaloni per farci svelare alcune novità di questa edizione e abbiamo rivolto alcune domande anche a Lele Danzi e ad Alessandro Del Piero, che presentano al MIDO la nuova collezione di AirDP, XY.

Da cinque anni Presidente del MIDO Eyewear Show: cosa comporta in termini di responsabilità e che tipo di crescita si è avuta in cinque anni?

È una grande responsabilità, e al contempo un onore. MIDO è infatti la più importante e grande fiera del settore dell’occhialeria a livello mondiale. Basti pensare che nel 2019, ultimo evento pre-covid, il salone aveva registrato 59.500 presenze di operatori professionali nei tre giorni di manifestazione, provenienti da 159 paesi, 1.323 espositori e 7 padiglioni occupati dagli allestimenti. Auspicavamo a un’ulteriore crescita visto che nel 2020 avremmo dovuto festeggiare i nostri 50 anni (con grandissimi eventi sia in fiera che nella città di Milano) ma siamo stati fermati dal covid. In ogni caso, siamo anche ripartiti molto bene e come presidente, non posso che esprimere la mia soddisfazione sia per l’edizione 2022 (che ha registrato 22.000 presenze, numero inaspettato viste le condizioni pandemiche all’estero) che per la prossima. Per questa nuova edizione che si aprirà a Fieramilano Rho dal 4 al 6 febbraio sono attesi 1.000 espositori da tutto il mondo, che troveranno spazio in 6 padiglioni – uno in più rispetto allo scorso anno – e 8 aree espositive e si sono già pre-accreditati visitatori da oltre 50 paesi. Se si considera il clima di incertezza in cui viviamo e le difficoltà in cui si trova la maggior parte dei comparti economici, la risposta delle aziende è davvero importante, a dimostrazione del fatto che MIDO è il “place to be” imprescindibile per tutto il settore dell’eyewear internazionale. Essere Presidente di MIDO è sicuramente un orgoglio che si aggiunge al piacere di collaborare con un team esperto e professionale.

Le novità che ci aspettano per l’edizione imminente?

Sono tantissime! Come dicevo prima, un padiglione in più con otto aree espositive di cui due con start-up, il ritorno degli espositori asiatici, la ricollocazione delle date ai primi di febbraio per consentire alle aziende e ai buyer di muoversi con le giuste tempistiche commerciali, il riposizionamento in fiera sul lato est, gli interventi in Otticlub creati ad hoc per sostenere le attività giornaliere dell’ottico, il progetto Empowering Optical Women Leadership con il patrocinio della Fondazione Bellisario e la creazione di un premio rivolto alle aziende del settore di tutto il mondo sulla sostenibilità. Si chiama CSE Award, Certified Sustainable Eyewear ed è stato ideato in collaborazione con ANFAO e Certottica. Nel nostro settore, ormai da tempo, abbiamo aziende molto attive nell’ambito della sostenibilità. In questo senso ritengo sia importante condividere le esperienze di chi è virtuoso, solo così infatti l’industria può crescere, con grande professionalità e serietà di intenti. In realtà ce ne sono ancora tante altre ma vi invito a vederle con i vostri occhi!

Cosa vi aspettate da questa edizione del MIDO?

Quello che ci aspettiamo è un consolidamento della “nuova normalità”. Il Covid ha cambiato il mondo interno, e ovviamente anche il nostro settore. Tutto il team ha lavorato duramente per poter tornare ai numeri del 2019, e se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato, è proprio l’importanza delle relazioni interpersonali, degli incontri dal vivo. Ci aspettiamo, dunque, questo: che sia occasione di confronto, di business ma anche di emozioni, discussioni creative, nuovi rapporti, scoperte, divertimento, innovazione, intraprendenza.

Secondo i dati dell’Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici, l’occhialeria è il settore che tra gli accessori moda è quello cha saputo recuperare più velocemente dopo la pandemia. Secondo lei perché?

Mi sento di dire che l’occhiale non è un accessorio. L’occhiale, per moltissime persone, è un oggetto di utilizzo quotidiano, indispensabile, che connota il nostro viso, prima di ogni altro elemento, e che permette di “vedere”. In questi anni, l’utilizzo di questi dispositivi medici è aumentato: tutti, anche i più piccoli, fanno un uso spropositato di monitor e cellulari e questo sta danneggiando i nostri occhi. Di conseguenza, la richiesta è aumentata e prevedo una crescita dei consumi in tal senso. Se pensiamo invece all’occhiale da sole, questo è simbolo di libertà, aria aperta, movimento: abbiamo notato un aumento delle vendite proprio in concomitanza delle aperture dopo i lockdown. Si è percepito il bisogno di uscire e indossare un paio di nuovi occhiali da sole, complice anche la stagione estiva che stava arrivando. In quel periodo l’occhiale rispondeva a una serie di bisogni repressi, come quello dello shopping senza però spendere cifre irragionevoli.

A parte questo, l’eyewear ha recuperato velocemente anche perché il lavoro delle nostre aziende è stato ed è impagabile: la forte vocazione all’export è sicuramente uno dei motivi che ha permesso a questo settore di reagire così velocemente alla crisi pandemica.

L’industria dell’occhialeria italiana è il primo produttore in Europa di occhiali da sole e montature, secondo lei a cos' è dovuto questo successo?

Ai fattori che elencavamo prima. Durante e dopo la pandemia, l’eyewear Made in Italy ha avuto la capacità di mantenere le relazioni con i paesi di riferimento per l’export, che assorbe circa il 90% dell’intera produzione. Per la fine dell’anno ci aspettiamo una crescita delle esportazioni del 12/14% rispetto all’anno scorso e della produzione dell’8/10 %, riportando il settore a pieno titolo ai valori pre-covid. La situazione internazionale ci impone però cautela: i rincari che stiamo osservando limitano il potere d’acquisto delle famiglie e l’aumento dei costi delle materie prime, la crisi energetica, l’inflazione e un quadro geopolitico instabile richiedono una grande attenzione verso le aspettative future. Quindi restiamo positivi, ma cauti: occorrerà rimboccarsi le maniche per non lasciare indietro nessuno sulla strada dello sviluppo.

Tre aggettivi per descrive il suo occhiale must?

Io sono di Torino, dove siamo abituati a progettare automobili. L’occhiale per me deve essere frutto di un progetto solido, con basi tecniche e stilistiche, senza dimenticare innovazione e processi sostenibili. L’occhiale, inoltre, deve essere confortevole.

Per arrivare al ruolo di Presidente, quali sono le esperienze formative che l’hanno maggiormente guidata?

Dopo la High School americana ho frequentato la facoltà di Economia a Torino e ho cominciato nel settore nel 1987. La mia famiglia operava con successo nel settore automotive, all’interno del mercato americano, quando si presentò una nuova opportunità: uno dei nostri più grandi clienti ci chiese di realizzare un accessorio, non per l’auto (producevamo specchietti) ma per il driver. Così, mi dedicai alla realizzazione di un paio di occhiali…e da lì iniziò tutto!

Con la mia azienda, Vanni, sono ormai trentacinque anni che lavoro nell’industria dell’occhiale e ritengo di avere maturato una forte esperienza internazionale oltre che tecnica, frequentando assiduamente l’indotto del nostro distretto bellunese. Internazionalizzazione, design e Made in Italy hanno sempre guidato le mie scelte. Ho iniziato a frequentare le fiere subito, nel 1987 appunto, e devo ammettere che adoro vivere in particolar modo quelle internazionali per presentare nuovi prodotti e progetti.

Un commento sulla convergenza tra wearable technologies ed eyewear, visti gli ultimi sviluppi?

Devo distinguerne i due tipi di utilizzo: tempo libero e lavoro. Nel primo caso, non credo si possa parlare di convergenza. Abbiamo visto potentissime campagne pubblicitarie e notato il coinvolgimento di colossi come Google, Facebook ecc. Ma le vendite non sono state così incredibili e il mercato sembra ancora andare nella direzione tradizionale: occhiali che fanno gli occhiali e per tutto il resto, cellulare, tablet o pc. Invece, auspico un maggiore utilizzo di smart glasses in ambito lavorativo-industriale.

Gli occhiali si trasformano in display in cui vengono proiettate, nel campo visivo del lavoratore e in tempo reale, le informazioni necessarie. Il lavoratore quindi ha le mani libere e gli occhi concentrati sull’attività da svolgere. Bisogna sicuramente lavorare sulla leggerezza e sull’adattabilità al viso ma, viste le numerose possibilità di applicazioni, credo che possano essere un ottimo strumento di lavoro che le nostre aziende dovrebbero prendere in considerazione.

Sul tema della decarbonizzazione come politica ambientale e sugli investimenti per le energie rinnovabili, vedi anche la tassonomia europea per la finanza sostenibile, il mercato dell’occhialeria come si posiziona?

Il mercato dell’occhialeria è sempre più attento a queste importantissime tematiche. Nel nostro settore, ormai da tempo, abbiamo tante aziende attive nell’ambito della sostenibilità. Nella stessa ottica, sappiamo che eventi come MIDO, che prevedono la presenza fisica di molte persone su vasti spazi, generano un consistente impatto ambientale e sociale: cercare di ridurlo non è solo necessità ma dovere. Esattamente come è un dovere contribuire a sensibilizzare e a creare consapevolezza.

Tra i primi risultati che abbiamo raggiunto, c’è la Certificazione di Sostenibilità ISO 20121:2012 ottenuta nell’edizione 2022, che attesta la gestione sostenibile dei grandi eventi. A febbraio, saremo valutati anche per questa nuova edizione. Sul piano della tutela ambientale, MIDO 2023 intende migliorare ulteriormente la sostenibilità dell’allestimento, privilegiando materiali ecocompatibili e riciclabili, riducendo ulteriormente l’utilizzo della carta e riducendo gli sprechi alimentari. Ritengo inoltre sia fondamentale condividere le esperienze di chi è virtuoso, solo così infatti l’industria può crescere, con grande professionalità e serietà di intenti.

Alessandro e Lele, avete già condiviso vari progetti insieme, adesso vi attende una nuova sfida al MIDO con la presentazione della collezione XY, cosa vi aspettate?

Alessandro Del Piero & Lele Danzi: Abbiamo condiviso insieme sette anni di passione e come sempre, anche questa volta abbiamo creato qualcosa di unico e speciale, XY, una collezione innovativa che speriamo piaccia a tutti gli appassionati dell’eyewear come noi. È stata una vera e propria avventura che ha richiesto uno sforzo e un sacrificio maggiori dopo il covid e sicuramente presentarla al MIDO, finalmente senza restrizioni, dopo tre difficili anni, sarà emozionante e ci aspettiamo una grande partecipazione e coinvolgimento da parte del pubblico e dei buyer dall’estero.

Su quale clientela puntate principalmente?

Alessandro Del Piero: Come per le altre collezioni Airdp, puntiamo su una clientela capace di rafforzare l’identità del brand, dell’azienda e del suo posizionamento. Presentiamo al pubblico un occhiale importante, con un prezzo accessibile ma rivolto ad un tipo di clientela che ha l’anima dell’ottico indipendente, che fa della ricerca e della qualità, nei materiali e nel design, la sua prima missione.

Il valore aggiunto per partecipare ad una Fiera dell’Eyewear?

Lele Danzi: Avendo preso parte già ad altre edizioni del MIDO, penso che quando ti presenti con una nuova collezione è prioritario far conoscere il tuo prodotto a quanta più gente possibile ed è quindi imprescindibile partecipare ai grandi eventi e fiere, come si conferma essere il MIDO. Il nostro valore aggiunto è nella ricerca del design e nella qualità dei materiali.

Tre aggettivi per descrivere XY, la collezione che presentate al MIDO e per cosa si caratterizza?

Alessandro Del Piero: Innovativa, originale e leggera. Abbiamo utilizzato materiali estremamente leggeri, come per Airdp, ma la vera novità è che qui sono creati tutti da stampo, utilizzando un TR 90 speciale che compriamo in Germania. Successivamente con questi stampi abbiamo ideato la collezione XY, caratterizzata da spessori importanti, capaci di creare delle trasparenze e delle sfumature incredibili, dei colori cristallo molto particolari, come se fossero in 3D. In più siamo riusciti ad inserire all’interno dell’asta iniettata l’anima in acciaio, utilizzando uno speciale brevetto, una lavorazione davvero complicata. Per le lenti ci serviamo di lenti CR39, fotocromatiche antiriflesso e block blue light, consigliabili per utilizzo di palmari e computer. Sono molto orgoglioso di questa collezione che verrà presentata in anteprima al MIDO e per la quale abbiamo lavorato diversi anni.

Il Presidente del MIDO, Giovanni Vitaloni ha dichiarato che l’occhiale non è più un accessorio, ma un oggetto di uso quotidiano, indispensabile per molti. Il vostro utilizzo?

Lele Danzi: Utilizzo gli occhiali da sempre, ricordo che quando ero bambino e vedevo gli occhiali in una bancarella piangevo fino a quando mia madre non me li comprava. In prima media, talmente il desiderio di volerli indossare, ricordo che mi feci fare una prescrizione dall’oculista per gli occhiali da vista, fingendo di non vedere bene. Ad oggi sono trenta anni che lavoro nel mondo dell’occhialeria, forse un segno del destino, penso sia l’accessorio più importante in assoluto, la gente ti guarda negli occhi e quindi l’occhiale ha la capacità di trasformare il viso e mascherare il nostro sguardo. La vera sfida secondo me è quella di aiutare a concepire anche l’occhiale da vista non più come una protesi ma un vero e proprio accessorio.

Alessandro Del Piero: Concordo con il Presidente Vitaloni, gli occhiali oggi fanno parte della nostra quotidianità, del nostro stile, non sono più un semplice accessorio. La nostra collezione XY si caratterizza per l’innovazione e per il design, tutti i modelli presentati in fiera mostrano un particolare stile, capace di esaltare e far emergere subito la personalità, perché quando conosci per la prima volta una persona ti concentri subito sul suo sguardo e quindi sui suoi occhiali.