È bello pensare che l’amore basta a sé stesso e che non ha bisogno di nessuno ma dal mio punto di vista è molto opinabile. Se è vero che bisogna saper stare bene da soli, è pur vero che quando incontri l’amore, anche se puoi camminare da solo, vuoi che chi incarna l’amore cammini con te. Non importa se sotto i raggi del sole o nella penombra. Vuoi che ci sia. Vuoi che condivida un momento nell’eternità per fermarsi in un punto dell’infinito. Che faccia con te una passeggiata per andare a vedere il mare. Per fermarsi sulla battigia e sentirsi dire Ti Amo…di più!

Che voglia leggere una poesia che hai scritto per lei e nel frattempo ballare nella penombra con la musica che hai fatto comporre per lei. Che con te sorrida per quello che stai facendo per questo amore, perché così si nutre l’innamoramento e l’amore. Per la sorpresa di un tappeto di petali di decine di rose spogliate per accogliere il passo dell’amore. Quando amiamo creiamo quel legame invisibile che si chiama “appartenenza” che è cosa assai diversa dal possesso e dalla fedeltà, così come siamo stati educati a vedere. Quest’ultima è un impegno che abbiamo assunto verso qualche altro. È l’obbligo che sta dentro quella “legge morale” che ha creato ogni cultura, laica e religiosa. È il rispetto di una promessa.

Ma può un amore essere una promessa? Ti prometto che ti amerò per sempre finché morte non ci separi? Lo stesso vale per il “possesso” che rappresenta la proprietà che mette le catene, che lega e imprigiona. L’appartenere è il sentirti libero di appartenere all’amore. L’amore non è un pensiero dentro strutture ideologiche e sociali, ma la vibrazione dell’anima che ti fa respirare nel respiro dell’altro senza creare possesso. Non è un’idea perché questa plasma ciò che farai perché lo farai sulla base di quello che è il condizionamento, la sovrastruttura di quell’idea.

Appartenere significa svuotarsi per riempirsi anche dell’altro.

In questa dinamica conosciamo veramente cos’è l’amore. Siamo liberi da qualsiasi idea legata ad un pensiero influenzato dai dogmi della fede e del possesso. Significa che se incontri l’amore che si manifesta a te con il Sacro Femminino non hai bisogno di pensare e di farti un’idea. Ti riempi di questo Sacro Femminino e vuoi essere suo nella libertà dell’appartenere alla vibrazione dell’amore. Lì non c’è giusto e sbagliato, lì c’è l’amore!

Il filosofo e poeta Rumi scriveva: “Là fuori, oltre a ciò che è giusto e a ciò che è sbagliato, esiste un campo immenso. Ci incontreremo lì.” “Là fuori” è dentro l’universo dell’amore. Il campo immenso è il campo quantico unificato. La nostra coscienza dentro la coscienza dell’Universo che ci porta ad incontrare Dio. Qui l’ego è totalmente assente. Si entra dentro il campo unificato e si sperimenta la felicità.

Apparteniamo all’amore dentro l’appartenere a chi quest’amore ci ha fatto incontrare. Non c’è il pensiero ma il non pensiero. Non c’è più il tempo, bensì il tempo dell’amore. Quando sperimenti l’appartenenza dentro il Sacro Femminino dimentichi quello che sei stato e percepisci solo quello che sei in quel momento. Quello che sei dentro, la libertà di appartenere per perpetuare la felicità, volendo rimanere dentro questa condizione di libertà.

Quando assapori questo stato dell’essere allora abbandoni ogni criterio dell’uomo materiale e si accende la luce della bellezza. La luce che ti fa conoscere un nuovo modo di sentirti, ascoltarti dentro di te e di lei/lui come riflesso dentro uno specchio.

La mia amica Evelin Marchioni dice: “…è un gioco di specchi in cui la vita intera si riflette, per riconoscersi nel Divino. ‘Tutto è Uno’. Parlami: ti vedo, ti ascolto, ti amo.” La luce della bellezza per vedere la perfezione dell’appartenere a questo amore.

Adesso sì che puoi fare la promessa non già del “ti amerò finché morte non ci separi”, bensì la promessa di felicità. Quella che genera nell’anima il piacere dell’ammirare la Divinità che è in lei/lui. Omero, nell’Iliade, parlando di Venere, scriveva: “Lì son celati tutti gli incanti, lì è l’amore, lì il desiderio e il dolce bisbiglio di parole che rubano il buon senso persino a chi è saggio”. Quella luce che illumina anche il sentire. Mentre lei siede sulla grande sedia al centro della navata tu ti poni davanti a lei. La guardi e vedi ogni forma di bellezza racchiusa in un solo essere. La respiri per un attimo, accogli le sue mani nelle tue ed entri nel sentire, abbandonando l’ascolto. Sussurri ciò che “senti” e ti fermi dentro la profonda vibrazione da cui ricevi quel suono che si fa sussurro, parola.

Allo stesso tempo, se invece che essere nel sentire e nell’ascolto resti solo nell’ascoltare, lì finisce la magia. Quando il sentire diventa solo ascolto della parola è facile che questo subisca l’alterazione del cervello testa che si disconnette dal cervello cuore. Si perde la coerenza cardiaca ed entrambi non si è più dentro l’appartenenza all’amore. Ascoltiamo solo quello che vogliamo ascoltare dentro le nostre paure di tradire qualcosa o qualcuno o semplicemente tradire un’idea, dimenticando che l’amore non è un’idea. Ascoltiamo dentro le aspettative, le angosce. Quell’ascolto diventa non più l’incanto dell’amore ma il rumore, il frastuono.

L’ascoltare e il sentire riescono a creare conflitto. Creano lo switch, ribaltano tutto e, anche se le due cose sai bene che non hanno nulla a che fare l’uno con l’altro, che è solo il sentire che è il linguaggio dell’amore, entra in gioco il meccanismo dell’esclusione. Disconnetti il “sentire” e lasci spazio solo all’ascolto.

È così che esci dal sogno dopo essere stato immerso nel “sentire”. In questo ascoltare c’è la verità? Oppure non c’è più quella frequenza che chiamavi amore. C’è quell’amore così come lo chiamano in moltissimi ma che poco ha a che fare con l’Amore. Ascolti lo scegliere fra il “questo non è il posto dove dovrei stare e il posto, invece, dove sarebbe giusto stare per non tradire l’obbligo di fedeltà che hai giurato”. Inizi a fare i conti con le contraddizioni, con i conflitti che invece ci sono tutti solo dentro lo schema di pensiero che appartiene al mondo del materiale. Il re è nudo!

Il sogno è sempre stato solo tuo e tu ne sei stato l’unico protagonista? Pensavi di essere entrato nel campo quantico dell’amore e credevi di essere diventato qualcosa di diverso da quello che eri? In effetti sei qualcosa di diverso da ciò che eri. Dentro questo sogno sei diventato migliore. Sei cresciuto e, come diceva il filosofo Eraclito, se ti guardi intorno niente rimane uguale a sé stesso. “Non ci bagniamo mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume scorre di continuo e anche noi cambiamo di continuo. E poi il giorno si muta nel suo contrario che è la notte, se non ci fosse la malattia non comprenderemmo la salute, se non ci fosse la tristezza non sapremmo nemmeno riconoscere la gioia”.

Se non ci fosse stato il “sogno” dentro il conoscere la vibrazione dell’Amore non avresti potuto conoscere l’amore. Allora il sogno è servito. Uscire fuori dal sentire significherebbe non “sentire” più se stessi. Quando si sogna si vorrebbe sempre approdare ad un finale lieto ma non sempre tutte le favole finiscono come ci si aspetta che dovrebbero finire. Le favole servono non per un finale con il “…e vissero felici e contenti” ma per il messaggio che è contenuto per gli adulti.

È l’insegnamento che se ne trae che rende vera la favola e non importa se il finale è bello o brutto. È stata una favola che ha riguardato l’anima, la coscienza. Tutto ciò che di spirituale puoi conoscere ma anche tutto ciò che è fisico, materiale e mentale. Una favola dove incontri te stesso e fai i conti con quale è il ruolo della mente e quale quello del cuore.

Allora sogna, continua a sognare. Inizia un nuovo cammino sempre dentro la vibrazione dell’amore e, per riprendere ciò che la mia amica Evelin dice: “Usa il mio cuore per sentire ciò che non riesci a sentire, usa la mia bocca per pronunciare le parole a cui non hai ancora saputo dare voce, usa le mie mani per toccarti per la prima volta, usa il mio corpo per riconnetterti alla vita, usa il mio sorriso per sorriderle di nuovo”. È Natale! Auguri, anzi, …di più…Ssshhhh